Si sbriciola la Grotta dell'Annunciazione
Calcinacci a terra, umidità che trasuda dalle pareti, intonaci e mura che si sfarinano. Da Nazareth, precisamente dalla santa grotta dell’Annunciazione, arriva un segnale di allarme: «Siamo preoccupati, la grotta dove Maria ricevette l’annunciazione dall’Angelo è in pericolo». A parlare è fra Ricardo Bustos, frate minore della Custodia di Terra Santa, superiore della basilica dell’Annunciazione a Nazareth.
«La roccia si sfalda. Nonostante i lavori di restauro che si sono svolti negli anni passati, il nostro timore è che si sia punto e a capo». Mentre i pellegrini sfilano in preghiera davanti ad uno dei luoghi più santi per il cristianesimo, le piogge autunnali colpiscono le colline di Galilea. Una benedizione, per una terra dove l’acqua è una risorsa preziosa. Ma una situazione che sembra rivelarsi deleteria per il luogo dove «il Verbo si fece carne». «Qualche anno fa – prosegue fra Ricardo – abbiamo iniziato i lavori di conservazione della grotta, che era ridotta in pessime condizioni. Il manto roccioso si stava sfarinando a causa dell’alto tasso d’umidità dell’ambiente, specialmente durante il periodo autunnale. Ora, dopo diversi interventi, abbiamo deciso di praticare una serie di pozzi di drenaggio, una trentina in tutto, nella zona esterna alla grotta, esattamente dove si trova la zona archeologica del Museo, vicino al muro crociato. Inoltre, sono state cambiate le tubature dell’acqua piovana, e sono stati realizzati dei canali che portano quest’acqua fuori della zona della grotta, verso i giardini della basilica. Ora, tocca aspettare che passi il periodo delle piogge per vedere il risultato».
La situazione attuale, a detta del religioso, è comunque problematica. «In questi giorni c’è una consistente presenza d’acqua. Per cercare di limitarne l’afflusso, sono stati puliti e svuotati tutti i pozzi e le cisterne nella zona archeologica. Ma a quanto pare, non è ancora sufficiente. Verifichiamo costantemente gli igrometri che misurano il tasso d’umidità, che in alcuni casi arriva a superare il 90 per cento. Abbiamo installato un deumidificatore che usiamo 24 ore su 24, ma la roccia è ormai impregnata. Speriamo in bene».
La situazione della santa grotta dell’Annunciazione desta preoccupazione non da oggi. Nel novembre 2007 era stata chiusa per un delicato ciclo di restauri e di lavori di consolidamento eseguiti dall’Università di Firenze, che avevano determinato l’isolamento dall’area da qualsiasi agente esterno. In quell’occasione l’équipe fiorentina aveva provveduto a risanare gli intonaci, rinvenendo strati molto antichi risalenti ai primi secoli del cristianesimo, ed era intervenuta desalinizzando il manto roccioso della grotta. Al termine di quella fase d’intervento, era stato redatto un progetto finalizzato al risanamento della grotta (presentato ufficialmente il 23 novembre 2010 in occasione di un convegno internazionale d’archeologia tenutosi proprio a Nazareth).
Una serie di interventi, previsti appunto dal progetto dell’Università di Firenze, sono stati eseguiti anche l’estate scorsa, anche se non sono ancora disponibili i dati termoigrometrici e i livelli di falda dopo le piogge autunnali. «Ad oggi sono stati eseguiti interventi di notevole impegno all’esterno della grotta, sul versante comprendente l’area archeologica a nord della basilica. Solo dopo aver riscontrato l’efficienza dei lavori compiuti nella scorsa estate con la verifica dei dati termoigrometrici in grotta durante la stagione delle piogge e dei livelli di falda acquifera – spiega Alessandra Angeloni, una delle ricercatrici fiorentine impegnate nel progetto – sarà possibile programmare gli interventi di consolidamento della roccia della grotta».
«Purtroppo i lavori di restauro degli ultimi anni - osserva padre Eugenio Alliata, archeologo dello Studio Biblico Francescano di Gerusalemme, che ha seguito passo passo le fasi dei recenti interventi - non hanno ancora risolto la situazione di disfacimento del manto roccioso, friabilissimo, all’interno della grotta. All’esterno invece gli interventi sono stati efficaci. Si stanno provando altre vie con l’intento di prevenire più che di correggere, ma i risultati non appariranno se non tra qualche mese. Può anche darsi che si dovrà arrivare a qualche decisione più drastica, come il controllo climatico totale dell’ambiente. I tecnici dell’Università di Firenze seguono costantemente la situazione attraverso le apposite stazioni di monitoraggio in situ. Non disperiamo...».
Il culto intorno alla grotta di Nazareth – dove la tradizione vuole che Maria abbia ricevuto dall’angelo l’annuncio dell’incarnazione di Gesù figlio di Dio nel suo grembo – risale alle prime generazioni di cristiani. Una basilica venne edificata già nel V secolo, in seguito distrutta e ricostruita più volte. I francescani custodiscono questo luogo sacro dal 1620. La basilica attuale, progettata dall’architetto milanese Giovanni Muzio, è stata inaugurata nel 1969.
«La roccia si sfalda. Nonostante i lavori di restauro che si sono svolti negli anni passati, il nostro timore è che si sia punto e a capo». Mentre i pellegrini sfilano in preghiera davanti ad uno dei luoghi più santi per il cristianesimo, le piogge autunnali colpiscono le colline di Galilea. Una benedizione, per una terra dove l’acqua è una risorsa preziosa. Ma una situazione che sembra rivelarsi deleteria per il luogo dove «il Verbo si fece carne». «Qualche anno fa – prosegue fra Ricardo – abbiamo iniziato i lavori di conservazione della grotta, che era ridotta in pessime condizioni. Il manto roccioso si stava sfarinando a causa dell’alto tasso d’umidità dell’ambiente, specialmente durante il periodo autunnale. Ora, dopo diversi interventi, abbiamo deciso di praticare una serie di pozzi di drenaggio, una trentina in tutto, nella zona esterna alla grotta, esattamente dove si trova la zona archeologica del Museo, vicino al muro crociato. Inoltre, sono state cambiate le tubature dell’acqua piovana, e sono stati realizzati dei canali che portano quest’acqua fuori della zona della grotta, verso i giardini della basilica. Ora, tocca aspettare che passi il periodo delle piogge per vedere il risultato».
La situazione attuale, a detta del religioso, è comunque problematica. «In questi giorni c’è una consistente presenza d’acqua. Per cercare di limitarne l’afflusso, sono stati puliti e svuotati tutti i pozzi e le cisterne nella zona archeologica. Ma a quanto pare, non è ancora sufficiente. Verifichiamo costantemente gli igrometri che misurano il tasso d’umidità, che in alcuni casi arriva a superare il 90 per cento. Abbiamo installato un deumidificatore che usiamo 24 ore su 24, ma la roccia è ormai impregnata. Speriamo in bene».
La situazione della santa grotta dell’Annunciazione desta preoccupazione non da oggi. Nel novembre 2007 era stata chiusa per un delicato ciclo di restauri e di lavori di consolidamento eseguiti dall’Università di Firenze, che avevano determinato l’isolamento dall’area da qualsiasi agente esterno. In quell’occasione l’équipe fiorentina aveva provveduto a risanare gli intonaci, rinvenendo strati molto antichi risalenti ai primi secoli del cristianesimo, ed era intervenuta desalinizzando il manto roccioso della grotta. Al termine di quella fase d’intervento, era stato redatto un progetto finalizzato al risanamento della grotta (presentato ufficialmente il 23 novembre 2010 in occasione di un convegno internazionale d’archeologia tenutosi proprio a Nazareth).
Una serie di interventi, previsti appunto dal progetto dell’Università di Firenze, sono stati eseguiti anche l’estate scorsa, anche se non sono ancora disponibili i dati termoigrometrici e i livelli di falda dopo le piogge autunnali. «Ad oggi sono stati eseguiti interventi di notevole impegno all’esterno della grotta, sul versante comprendente l’area archeologica a nord della basilica. Solo dopo aver riscontrato l’efficienza dei lavori compiuti nella scorsa estate con la verifica dei dati termoigrometrici in grotta durante la stagione delle piogge e dei livelli di falda acquifera – spiega Alessandra Angeloni, una delle ricercatrici fiorentine impegnate nel progetto – sarà possibile programmare gli interventi di consolidamento della roccia della grotta».
«Purtroppo i lavori di restauro degli ultimi anni - osserva padre Eugenio Alliata, archeologo dello Studio Biblico Francescano di Gerusalemme, che ha seguito passo passo le fasi dei recenti interventi - non hanno ancora risolto la situazione di disfacimento del manto roccioso, friabilissimo, all’interno della grotta. All’esterno invece gli interventi sono stati efficaci. Si stanno provando altre vie con l’intento di prevenire più che di correggere, ma i risultati non appariranno se non tra qualche mese. Può anche darsi che si dovrà arrivare a qualche decisione più drastica, come il controllo climatico totale dell’ambiente. I tecnici dell’Università di Firenze seguono costantemente la situazione attraverso le apposite stazioni di monitoraggio in situ. Non disperiamo...».
Il culto intorno alla grotta di Nazareth – dove la tradizione vuole che Maria abbia ricevuto dall’angelo l’annuncio dell’incarnazione di Gesù figlio di Dio nel suo grembo – risale alle prime generazioni di cristiani. Una basilica venne edificata già nel V secolo, in seguito distrutta e ricostruita più volte. I francescani custodiscono questo luogo sacro dal 1620. La basilica attuale, progettata dall’architetto milanese Giovanni Muzio, è stata inaugurata nel 1969.
Giuseppe Caffulli