Nel corso degli scavi condotti a Tas-Silg dalla missione archeologica della Sapienza diretta da Alberto Cazzella, con la collaborazione dell’Università di Foggia (Giulia Recchia), è stato rinvenuto un manufatto in agata frammentario con iscrizione cuneiforme.
L’iscrizione cuneiforme, interpretata da padre Werner Mayer del Pontificio Istituto Biblico di Roma, risale al XIII secolo a.C. ed è riferibile alla città di Nippur, in Mesopotamia. Si tratta quindi di una presenza del tutto eccezionale in quanto costituisce l’iscrizione cuneiforme del II millennio a.C. trovata più a occidente - come sottolinea la docente di Storia del Vicino oriente Antico, Maria Giovanna Biga.
La presenza di un manufatto esotico in agata nel santuario di Tas-Silg negli ultimi secoli del II millennio (tarda età del Bronzo), sicuramente considerato di valore sebbene con una scritta presumibilmente non comprensibile a chi l’aveva ottenuta, fa comunque pensare che il santuario potesse già costituire un punto di riferimento cultuale più ampio rispetto a una scala strettamente locale, come fu poi sicuramente in età fenicia e romana.
L’agata, non reperibile in Mesopotamia, doveva essere considerato un materiale prezioso ed è comunque eccezionale il suo uso per realizzare un oggetto votivo. Non sono ancora disponibili analisi sulla sua provenienza, ma i possibili luoghi di estrazione del materiale si trovano sia a oriente della Mesopotamia (India), sia a occidente: è forse solo una coincidenza che nell’antichità fosse conosciuta un’area di estrazione nella Sicilia sud-orientale, presso il fiume Dirillo, dal cui nome greco Achates deriva il termine stesso che ancora utilizziamo per indicare l’agata.
Resta comunque aperto il problema di come l’oggetto sia arrivato a Malta: verosimilmente uscì dal tempio di Nippur in seguito a un saccheggio da parte di un popolo in guerra con i babilonesi ed è probabile che da questo arrivò nelle mani di mercanti ciprioti o micenei, che in quel periodo intrattenevano intense relazioni di scambio con la Sicilia e il Mediterraneo centrale in genere; e che questi mercanti abbiano portato l’oggetto dal Vicino Oriente a Malta.
Nell’iscrizione un gruppo di persone dedica il prezioso oggetto a forma di crescente lunare, considerato un’immagine del dio della luna Sin, a una divinità della città di Nippur (Ninurta). Ninurta fu per un lungo periodo la divinità principale di Nippur, in seguito sostituita da Enlil, e secondo una tradizione Ninurta era il figlio del dio della luna. Nippur fu un’importante città santa, con molti templi, tra cui quello dedicato a Ninurta, denominato Eshumesha, su cui abbiamo dai testi numerose informazioni. La città fu anche sede di una rinomata scuola di scribi, ai quali dobbiamo numerosi testi letterari.
Le ricerche sono rese possibili dalla piena disponibilità della Superintendence of Cultural Heritage di Malta, diretta dal Dott. Anthony Pace.
Il santuario di Tas-Silg rappresenta un caso non comune di uso continuativo di un edificio di culto dal III millennio a.C. fino all’età bizantina. Fu tempio megalitico del Neolitico tardo, di cui si conservano tracce rilevanti; fu poi trasformato nella cella di un santuario fenicio-punico, dedicato ad Astarte, come scoprirono le archeologhe della Sapienza Antonia Ciasca e Maria Giulia Amadasi che per prime scavarono il sito negli anni ’60; divenne poi un luogo di culto romano dedicato a Giunone, e infine in epoca bizantina un battistero.
Quella di Tas-Silg è una storia di eccezionale longevità paragonabile, dal punto di vista della lunga continuità d’uso di un edificio sacro, al caso della moschea degli Omayyadi a Damasco: quest’ultimo il tempio di un dio della tempesta del I millennio a.C. divenne un luogo di culto dedicato a Giove in età romana, poi una chiesa cristiana e infine una moschea.
I livelli storici del santuario di Tas-Silg sono stati portati alla luce per la prima volta dagli scavi degli anni ’60 della Missione Archeologica Italiana a Malta della Sapienza e dell’Università Cattolica di Milano. Dal 2003 sono stati avviati gli scavi della Sapienza finalizzati all’indagine dei livelli preistorici (III e II millennio a.C.), nell’ambito di una ripresa delle ricerche sul terreno insieme con altre sedi universitarie, che si occupano delle fasi storiche (Maria Pia Rossignani, Università Cattolica di Milano; Grazia Semeraro, Università del Salento).
L’iscrizione cuneiforme, interpretata da padre Werner Mayer del Pontificio Istituto Biblico di Roma, risale al XIII secolo a.C. ed è riferibile alla città di Nippur, in Mesopotamia. Si tratta quindi di una presenza del tutto eccezionale in quanto costituisce l’iscrizione cuneiforme del II millennio a.C. trovata più a occidente - come sottolinea la docente di Storia del Vicino oriente Antico, Maria Giovanna Biga.
La presenza di un manufatto esotico in agata nel santuario di Tas-Silg negli ultimi secoli del II millennio (tarda età del Bronzo), sicuramente considerato di valore sebbene con una scritta presumibilmente non comprensibile a chi l’aveva ottenuta, fa comunque pensare che il santuario potesse già costituire un punto di riferimento cultuale più ampio rispetto a una scala strettamente locale, come fu poi sicuramente in età fenicia e romana.
L’agata, non reperibile in Mesopotamia, doveva essere considerato un materiale prezioso ed è comunque eccezionale il suo uso per realizzare un oggetto votivo. Non sono ancora disponibili analisi sulla sua provenienza, ma i possibili luoghi di estrazione del materiale si trovano sia a oriente della Mesopotamia (India), sia a occidente: è forse solo una coincidenza che nell’antichità fosse conosciuta un’area di estrazione nella Sicilia sud-orientale, presso il fiume Dirillo, dal cui nome greco Achates deriva il termine stesso che ancora utilizziamo per indicare l’agata.
Resta comunque aperto il problema di come l’oggetto sia arrivato a Malta: verosimilmente uscì dal tempio di Nippur in seguito a un saccheggio da parte di un popolo in guerra con i babilonesi ed è probabile che da questo arrivò nelle mani di mercanti ciprioti o micenei, che in quel periodo intrattenevano intense relazioni di scambio con la Sicilia e il Mediterraneo centrale in genere; e che questi mercanti abbiano portato l’oggetto dal Vicino Oriente a Malta.
Nell’iscrizione un gruppo di persone dedica il prezioso oggetto a forma di crescente lunare, considerato un’immagine del dio della luna Sin, a una divinità della città di Nippur (Ninurta). Ninurta fu per un lungo periodo la divinità principale di Nippur, in seguito sostituita da Enlil, e secondo una tradizione Ninurta era il figlio del dio della luna. Nippur fu un’importante città santa, con molti templi, tra cui quello dedicato a Ninurta, denominato Eshumesha, su cui abbiamo dai testi numerose informazioni. La città fu anche sede di una rinomata scuola di scribi, ai quali dobbiamo numerosi testi letterari.
Le ricerche sono rese possibili dalla piena disponibilità della Superintendence of Cultural Heritage di Malta, diretta dal Dott. Anthony Pace.
Il santuario di Tas-Silg rappresenta un caso non comune di uso continuativo di un edificio di culto dal III millennio a.C. fino all’età bizantina. Fu tempio megalitico del Neolitico tardo, di cui si conservano tracce rilevanti; fu poi trasformato nella cella di un santuario fenicio-punico, dedicato ad Astarte, come scoprirono le archeologhe della Sapienza Antonia Ciasca e Maria Giulia Amadasi che per prime scavarono il sito negli anni ’60; divenne poi un luogo di culto romano dedicato a Giunone, e infine in epoca bizantina un battistero.
Quella di Tas-Silg è una storia di eccezionale longevità paragonabile, dal punto di vista della lunga continuità d’uso di un edificio sacro, al caso della moschea degli Omayyadi a Damasco: quest’ultimo il tempio di un dio della tempesta del I millennio a.C. divenne un luogo di culto dedicato a Giove in età romana, poi una chiesa cristiana e infine una moschea.
I livelli storici del santuario di Tas-Silg sono stati portati alla luce per la prima volta dagli scavi degli anni ’60 della Missione Archeologica Italiana a Malta della Sapienza e dell’Università Cattolica di Milano. Dal 2003 sono stati avviati gli scavi della Sapienza finalizzati all’indagine dei livelli preistorici (III e II millennio a.C.), nell’ambito di una ripresa delle ricerche sul terreno insieme con altre sedi universitarie, che si occupano delle fasi storiche (Maria Pia Rossignani, Università Cattolica di Milano; Grazia Semeraro, Università del Salento).
PER INFO:
Alberto Cazzella, docente di Paletnologia
alberto.cazzella@uniroma1.it