Un contributo notevole del Vescovo Emerito di Aleppo Mons. Giuseppe Nazzaro:
http://oraprosiria.blogspot.co.il/2013/12/i-cristiani-in-siria.html
sabato 28 dicembre 2013
mercoledì 18 dicembre 2013
UN INVITO ALLA PREGHIERA PER I CRISTIANI IN SIRIA E PER I PROFUGHI
Carissimi e carissime,
quando ho aperto questo blog, oramai tre anni fa, pensavo a degli aggiornamenti sull'oriente sia dal punto di vista archeologico e geografico. Sulle pietre, sui monumenti, sulle scoperte e sulle realizzazioni in atto di musei, siti a cielo aperto e parchi archeologici. Oggi, a voi, lettori e lettrici, chiedo anche un pensiero ed una preghiera per la situazione dei cristiani in Siria e per tutti i profughi in sosta forzata in Libano, Giordania e Turchia. In questo momento è veramente freddo e vivere l'esistenza in una tenda è un grave problema da affrontare. Aggiornamenti continui li potete trovare su Tempi.it e su Radiovaticana.it.
Link:
http://www.tempi.it/siria-duemila-cristiani-in-ostaggio-a-kanaye-devono-convertirsi-all-islam-per-non-essere-uccisi#.UrFDrhDG-6c
http://it.radiovaticana.va/news/2013/12/18/siria:_strage_in_una_scuola_di_aleppo._ancora_sotto_minaccia_il/it1-756558
lunedì 16 dicembre 2013
GERUSALEMME...IL RACCONTO DI UN COMPAGNO DI CAMMINO
Rinascere a Gerusalemme
di Gianni Criveller
Sei mesi sabbatici nella terra di Gesù per ritrovarsi al centro della
“geografia della salvezza”. E aprire gli occhi sul passato e sull’attualità. Il
racconto di padre Criveller.
Al cardinale
Martini, che aveva fatto di Gerusalemme il luogo del cuore della sua vita, mi
sono ispirato nei sei mesi (da febbraio ad agosto) trascorsi lì: sei
indimenticabili mesi, che avrei voluto non si fossero conclusi. Proprio dal
cardinale Martini prendo in prestito alcuni pensieri per scrivere queste righe
sulla mia esperienza. Negli ultimi tempi si era fatto in me più urgente il
bisogno di un tempo qualitativo nella terra di Gesù. Come Martini, molte persone
- pellegrini, soldati, peccatori e santi - lungo la storia hanno desiderato
visitare Gerusalemme e la Terrasanta. Tra essi Francesco d'Assisi, Ignazio di
Loyola, Charles de Foucauld. Credo che questo desiderio, o nostalgia per quei
"luoghi santi", sia dentro il cuore di tanti discepoli di Cristo.
Vivere nei luoghi di Gesù e dei suoi apostoli ci inserisce in una dimensione
tutta speciale dell'esperienza cristiana. Se c'è una «storia della salvezza» -
mi ha detto il custode di Terrasanta Pierbattista Pizzaballa - c'è anche una «geografia della
salvezza». Gerusalemme è al centro di entrambe. Un giorno padre Martini,
allora studente, nel corso di una visita archeologica, rischiò seriamente di
morire cadendo in un pozzo. Nel momento del pericolo ebbe un pensiero: «Come è
bello morire qui in Terrasanta!». E quando venne salvato, ebbe un'altra
intuizione molto forte: «Ciascuno è nato a Gerusalemme». In un senso molto
importante la Gerusalemme terrena è la patria dei cristiani, dei credenti nella
Gerusalemme celeste, degli uomini di buona volontà che desiderano la
pace. Quando mi recavo al Muro occidentale, luogo di preghiera degli
ebrei, a ridosso della spianata del Tempio dove si trova il luogo santo dei
musulmani, a pochi minuti dal Santo sepolcro e da altri luoghi sacri per i
cristiani, recitavo le bellissime strofe del salmo 122: «Quale gioia quando mi
dissero: andremo alla casa del Signore. E ora i nostri piedi si fermano alle
tue porte, Gerusalemme! (...) Domandate pace per Gerusalemme: sia pace a coloro
che ti amano, sia pace sulle tue mura, sicurezza nei tuoi
baluardi». Gerusalemme sembra avere una relazione speciale con la pace e
con il mondo, come se non ci fosse pace nel mondo finché questa non sia vissuta
a Gerusalemme. Anche il "sindaco santo di Firenze", Giorgio La Pira,
aveva questa convinzione e si impegnò con tutte le sue forze per la pace in
Terrasanta, tra i popoli e le religioni. Ma ancora oggi le religioni falliscono
questo compito: Gerusalemme è tuttora il luogo dove le ideologie religiose,
spesso estreme, vivono una accanto all'altra, non per il dialogo e la
costruzione della pace, ma per contrapporsi l'una all'altra, ognuna per
affermare le proprie prerogative e consolidare i propri spazi. Qui, ancora
oggi, ebrei, cristiani e musulmani lottano, e perciò la città della pace non è
la città dell'ecumenismo e del dialogo religioso, bensì la città del conflitto
e dell'odio. Qui si concentra la discordia del mondo intero. Gerusalemme è
una città difficile, brusca, che ti sfida ma che può, se lo desidera,
conquistarti. In una delle "Conversazioni notturne a Gerusalemme" -
di cui parlo più avanti -, il rabbino Adin Steinzaltz ci ha detto che nessuno
sceglie Gerusalemme, ma che è essa a scegliere chi accogliere e chi respingere.
Bisogna restare qui per un po', sfidando il senso di estraneità, di solitudine,
di confusione per rendersi conto se, alla fine, questo luogo affascinante e
difficoltoso decide di accettarti, permettendoti di introdurti, sia pure
temporaneamente e quasi furtivamente, nella sua vicenda millenaria e
straordinaria. A Gerusalemme Dio tocca il mondo. Ed essa non si comprende senza
la sua vocazione di essere figura, anticipo della Gerusalemme celeste. «Essa è
il nostro futuro - scrive il cardinal Martini -, qui le grandi e piccole cose
assumono una dinamica divina. È un'immagine della fede, con tutte le
difficoltà, ma anche della speranza. Qui continuiamo a sentire che lavorare per
la pace è un processo doloroso. Ma anche che la speranza è più forte dei
fallimenti».
Ho accolto ciò che la città offre a chi desidera riprendere in mano la Scrittura nei luoghi in cui è stata vissuta e scritta: i corsi e le escursioni bibliche dello Studium Biblicum (molto suggestivi i tre giorni nel deserto del Neghev); la partecipazione ai solenni momenti liturgici della quaresima e del tempo pasquale; la frequentazione regolare della basilica del Santo sepolcro, fino a farne un luogo familiare e affettivo. Mi piaceva andarvi soprattutto la sera, quando la folla dei pellegrini è diradata e ci sono calma, silenzio e suggestione dentro e fuori la storica basilica. Ispirato dalla lettura di Etty Hillesum, Edith Stein e altre scrittrici ebree, ho preso parte ad un seminario sulla Shoah, organizzato dal centro studi dello Yad Vashem, il museo dell'Olocausto. Venti giorni per 140 ore di lezione, a cui hanno partecipato quaranta studiosi da varie parti del mondo, impegnati come insegnanti, educatori e direttori di musei, a promuovere la conoscenza della Shoah e di altri genocidi. Ho potuto così immergermi in una specifica realtà del mondo ebraico. È stata un'esperienza complessa e difficile: il contenuto straziante delle lezioni; l'incontro con i superstiti; la visione di immagini oltremodo dolorose; le drammatiche questioni esistenziali, di fede e di teologia sollevate lasciavano spesso senza fiato me e i miei pur preparati compagni di corso. Per me - prete cattolico - è stato umiliante, ma comunque salutare, essere esposto in modo esplicito e senza alcuna riserva, alla responsabilità di persone cristiane e di uomini di chiesa. Pregiudizi largamente condivisi da cristiani per lunghi secoli hanno influito sull'emergere dell'odio antigiudaico. Molto doloroso è stato visitare i luoghi dove oggi si consuma il dramma del popolo palestinese, obbligato dal "muro di divisione e annessione" ad una serie quotidiana e drammatica di difficoltà e umiliazioni. Alcune suore bravissime ogni venerdì guidano, con coraggio, la preghiera del rosario lungo la sezione di Betlemme di questo muro. I volontari italiani dell'Operazione Colomba, che vivono in condizioni davvero essenziali, nel villaggio di At Tuwani, sulle colline semidesertiche non lontano da Hebron, sono impegnati quotidianamente a garantire a bambini e pastori palestinesi la fruizione del diritto alla scuola e alla propria terra. Proprio in questo remoto villaggio abbiamo conosciuto la speranza, generata dalla fattiva sperimentazione della non violenza come scelta di vita e di lotta.
Con Elisa e Lena, due giovani donne incontrate a Gerusalemme - la prima un architetto impegnata con la Custodia di Terrasanta, la seconda una studentessa in Sacra Scrittura -, abbiamo dato vita alle "Conversazioni notturne a Gerusalemme". Chiaramente ispirata al cardinal Martini, questa iniziativa ci ha permesso di incontrare persone autorevoli, di varia estrazione religiosa e culturale, che ci hanno aperto le loro porte per comprendere più a fondo la città. Preparare e vivere questi incontri, molto ben partecipati e sempre veramente interessanti, è stato un grande dono, e l'opportunità di creare una bella rete di rapporti, permettendomi di conoscere e dialogare con quella realtà. Questa iniziativa continuerà, e ciò costituisce per me un motivo di soddisfazione: un seme gettato potrà crescere e fare del bene ad altri. Ho voluto lasciare Gerusalemme celebrando al mattino presto presso il Santo sepolcro, con alcuni amici diventati compagni di strada. Lasciare Gerusalemme dopo sei mesi indimenticabili era già abbastanza toccante per me. Per di più, poche ore prima, avevo ricevuto la notizia della morte improvvisa di Roberto, papà di due bambini, uno dei miei migliori amici. Un'amicizia lunga 41 anni, iniziata nei campi del seminario di Treviso. Morte e vita, e il loro misterioso e tragico intreccio, e tanti altri pensieri affollavano quella mattina la mia mente. Qualche tempo prima avevo letto dell'emozione provata dal cardinal Martini quando, per la prima volta, celebrò la messa al Santo sepolcro. Erano le 4 del mattino di un giorno d'estate nel 1959. Egli raggiunse la minuscola cappella dopo aver attraversato i vicoli deserti della città. In quel momento, come per una folgorazione, gli parve di comprendere qualcosa del mistero della risurrezione di Gesù. Una sensazione fortissima di ciò che significa vita, e dell'anelito dell'umanità e delle religioni. Gli pareva che in quel luogo si concentrassero ogni speranza, certezza e fiducia. La vita che non finisce mai, scoppia, deborda, abbraccia l'universo. Dalla risurrezione - l'affermazione della vita sulla morte - tutto parte, e tutto deve essere compreso e giudicato. Incontrare Gerusalemme è vivere una nuova vita, un nuovo inizio, una grazia, un'appartenenza che è dono dall'alto. MM
Ho accolto ciò che la città offre a chi desidera riprendere in mano la Scrittura nei luoghi in cui è stata vissuta e scritta: i corsi e le escursioni bibliche dello Studium Biblicum (molto suggestivi i tre giorni nel deserto del Neghev); la partecipazione ai solenni momenti liturgici della quaresima e del tempo pasquale; la frequentazione regolare della basilica del Santo sepolcro, fino a farne un luogo familiare e affettivo. Mi piaceva andarvi soprattutto la sera, quando la folla dei pellegrini è diradata e ci sono calma, silenzio e suggestione dentro e fuori la storica basilica. Ispirato dalla lettura di Etty Hillesum, Edith Stein e altre scrittrici ebree, ho preso parte ad un seminario sulla Shoah, organizzato dal centro studi dello Yad Vashem, il museo dell'Olocausto. Venti giorni per 140 ore di lezione, a cui hanno partecipato quaranta studiosi da varie parti del mondo, impegnati come insegnanti, educatori e direttori di musei, a promuovere la conoscenza della Shoah e di altri genocidi. Ho potuto così immergermi in una specifica realtà del mondo ebraico. È stata un'esperienza complessa e difficile: il contenuto straziante delle lezioni; l'incontro con i superstiti; la visione di immagini oltremodo dolorose; le drammatiche questioni esistenziali, di fede e di teologia sollevate lasciavano spesso senza fiato me e i miei pur preparati compagni di corso. Per me - prete cattolico - è stato umiliante, ma comunque salutare, essere esposto in modo esplicito e senza alcuna riserva, alla responsabilità di persone cristiane e di uomini di chiesa. Pregiudizi largamente condivisi da cristiani per lunghi secoli hanno influito sull'emergere dell'odio antigiudaico. Molto doloroso è stato visitare i luoghi dove oggi si consuma il dramma del popolo palestinese, obbligato dal "muro di divisione e annessione" ad una serie quotidiana e drammatica di difficoltà e umiliazioni. Alcune suore bravissime ogni venerdì guidano, con coraggio, la preghiera del rosario lungo la sezione di Betlemme di questo muro. I volontari italiani dell'Operazione Colomba, che vivono in condizioni davvero essenziali, nel villaggio di At Tuwani, sulle colline semidesertiche non lontano da Hebron, sono impegnati quotidianamente a garantire a bambini e pastori palestinesi la fruizione del diritto alla scuola e alla propria terra. Proprio in questo remoto villaggio abbiamo conosciuto la speranza, generata dalla fattiva sperimentazione della non violenza come scelta di vita e di lotta.
Con Elisa e Lena, due giovani donne incontrate a Gerusalemme - la prima un architetto impegnata con la Custodia di Terrasanta, la seconda una studentessa in Sacra Scrittura -, abbiamo dato vita alle "Conversazioni notturne a Gerusalemme". Chiaramente ispirata al cardinal Martini, questa iniziativa ci ha permesso di incontrare persone autorevoli, di varia estrazione religiosa e culturale, che ci hanno aperto le loro porte per comprendere più a fondo la città. Preparare e vivere questi incontri, molto ben partecipati e sempre veramente interessanti, è stato un grande dono, e l'opportunità di creare una bella rete di rapporti, permettendomi di conoscere e dialogare con quella realtà. Questa iniziativa continuerà, e ciò costituisce per me un motivo di soddisfazione: un seme gettato potrà crescere e fare del bene ad altri. Ho voluto lasciare Gerusalemme celebrando al mattino presto presso il Santo sepolcro, con alcuni amici diventati compagni di strada. Lasciare Gerusalemme dopo sei mesi indimenticabili era già abbastanza toccante per me. Per di più, poche ore prima, avevo ricevuto la notizia della morte improvvisa di Roberto, papà di due bambini, uno dei miei migliori amici. Un'amicizia lunga 41 anni, iniziata nei campi del seminario di Treviso. Morte e vita, e il loro misterioso e tragico intreccio, e tanti altri pensieri affollavano quella mattina la mia mente. Qualche tempo prima avevo letto dell'emozione provata dal cardinal Martini quando, per la prima volta, celebrò la messa al Santo sepolcro. Erano le 4 del mattino di un giorno d'estate nel 1959. Egli raggiunse la minuscola cappella dopo aver attraversato i vicoli deserti della città. In quel momento, come per una folgorazione, gli parve di comprendere qualcosa del mistero della risurrezione di Gesù. Una sensazione fortissima di ciò che significa vita, e dell'anelito dell'umanità e delle religioni. Gli pareva che in quel luogo si concentrassero ogni speranza, certezza e fiducia. La vita che non finisce mai, scoppia, deborda, abbraccia l'universo. Dalla risurrezione - l'affermazione della vita sulla morte - tutto parte, e tutto deve essere compreso e giudicato. Incontrare Gerusalemme è vivere una nuova vita, un nuovo inizio, una grazia, un'appartenenza che è dono dall'alto. MM
domenica 15 dicembre 2013
sabato 14 dicembre 2013
NEVE A GERUSALEMME: BILANCIO FINALE
Lentamente il fenomeno nevoso a Gerusalemme sta volgendo al termine e già stamattina la neve ha lasciato posto ad un pallido sole. Il bilancio finale di questa ondata di freddo su Israele e Palestina, lascia dietro di sè molti disagi.
Possiamo dire con sicurezza (dati i nostri rilevamenti dal tetto dello Studium Biblicum) che sono caduti circa 50 cm. di neve in meno di 48 ore. E' una cosa straordinaria per Gerusalemme, anche se in passato è già capitata.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce.
Fa scendere la neve come lana,
come polvere sparge la brina,
getta come briciole la grandine:
di fronte al suo gelo chi resiste?
Buona terza domenica di Avvento!
venerdì 13 dicembre 2013
SECONDO GIORNO DI NEVE A GERUSALEMME
Si, carissimi, è il secondo giorno di neve e le previsioni non sono ancora buone. Vi aggiorno con un video girato stamattina guardando i tetti della Città di Dio...
Qualche approfondimento di notizie e video su:
http://www.israele.net/gerusalemme-sotto-la-neve
giovedì 12 dicembre 2013
E' TORNATA LA NEVE - SECONDO ATTO!
Ci siamo lasciati intorno alle ore 8 (italiana), ecco la situazione in continua evoluzione verso le 10.20 (ora di Gerusalemme).
La Città Santa ed alcuni suoi particolari...vedrete la "Stella di Natale e la neve", "il peperoncino e la neve", "fiori e neve", "coperta o neve?", "un capitello bizantino e la neve (grazie all'archeologia biblica)", "i volti e la neve",...
Ancora un abbraccio dalla Città di Dio...Buon Avvento!
E' TORNATA LA NEVE!!!
Siiiii! Carissimi e carissime è tornata la neve!
L'avevamo lasciata il 9-10 gennaio ed ora eccola puntuale ad dare luce alla Città Santa!
Guardatevi queste foto sulla Città di Dio...
L'avevamo lasciata il 9-10 gennaio ed ora eccola puntuale ad dare luce alla Città Santa!
Guardatevi queste foto sulla Città di Dio...
...alle ore 7.00 del 12.12.2013
...la situazione alle ore 8.30
Un abbraccio a tutti!.....Da Gerusalemme.
mercoledì 11 dicembre 2013
MAR ROSSO - MAR MORTO
Firmato da Israele, Giordania
e palestinesi l’accordo per il collegamento Mar Rosso-Mar Morto
Una gara d’appalto internazionale
per garantire alla regione milioni di metri cubi di acqua dolce, energia
idroelettrica e la salvaguardia del lago salato dal degrado ambientale
Dopo anni di progetti e contatti, con una cerimonia
nella sede di Washington della Banca Mondiale Israele Giordania e Autorità
Palestinese hanno firmato lunedì sera un accordo che dà via libera alla
costruzione del Canale Mar Rosso-Mar Morto, nel quadro di un’ampia iniziativa
destinata a produrre milioni di metri cubi di acqua dolce per rispondere alle
necessità della regione semi-arida e contrastare la diminuzione del livello
delle acque del Mar Morto.
Israele era rappresentato dal Ministro dell’energia
Silvan Shalom, che è anche Ministro per la cooperazione regionale e per le
infrastrutture. Per la Giordania era presente il Ministro delle risorse idriche
e dell’irrigazione Hazem Nasser; per l’Autorità Palestinese, il Ministro per
l’acqua Shaddad Attili. “Si tratta di un accordo storico – ha detto il ministro
Shalom – E’ un sogno che si avvera e che speriamo possa favorire la pace nella
regione”.
La prima fase del collegamento Mar Rosso-Mar Morto,
noto anche come Canale dei Due Mari, dovrebbe costare fra 250 e 400 milioni di
dollari, raccolti fra paesi donatori, fonti filantropiche e un’iniezione di
liquidità da parte della Banca Mondiale. Entro un anno il piano trilaterale
prevede la pubblicazione di una gara d’appalto internazionale per la
costruzione dell’intera condotta in galleria per 180 chilometri, destinata a
trasportare l’acqua lungo la Valle di Arava, in territorio giordano, da un
impianto di desalinizzazione posto nel Golfo di Aqaba sino al Mar Morto. La
superficie del Mar Morto si trova circa 427 metri sotto il livello del mare per
cui l’acqua defluirà naturalmente dal Mar Rosso verso nord. Salvo ritardi
imprevisti, la costruzione della struttura e dell’impianto di desalinizzazione
sarà completata entro 4-5 anni.
Secondo il progetto, ogni anno verranno pompati circa
200 milioni di metri cubi di acqua dal Mar Rosso, all’estremità meridionale di
Israele. Un grande impianto di desalinizzazione nella città giordana di Aqaba,
che sorge sul golfo di Eilat dirimpetto alla località turistica israeliana,
produrrà acqua potabile. Israele ne riceverà 30-50 milioni di metri cubi a
beneficio della città portuale di Eilat e delle comunità nell’arida regione di
Arava, mentre la Giordania ne utilizzerà 30 milioni per le proprie aree
meridionali. Cento milioni di metri cubi del sottoprodotto altamente salino del
processo saranno convogliati verso nord fino al Mar Morto per ricostituire il
precario livello del grande lago salato.
Nell’ambito dello stesso accordo, nel nord Israele
pomperà 50 milioni di metri cubi di acqua destinati alle regioni settentrionali
della Giordania e 30 milioni per gli abitanti della Cisgiordania sotto Autorità
Palestinese: in parte acqua dolce dal lago Kinneret (Mare di Galilea), in parte
acqua riciclata per l’agricoltura.
L’idea di creare un collegamento tra i due mari venne
avanzata per la prima volta dagli inglesi e dallo stesso Theodor Herzl alla
fine del XIX secolo. Un secolo più tardi, negli anni ’90, dopo la pace firmata
fra Israele e Giordania, l’idea della condotta riprese slancio.
Per almeno un decennio le parti interessate hanno
soppesato i pro e i contro di un tale progetto (fortemente contestato da gruppi
ambientalisti come Amici delle Terra-Medio Oriente e dallo stesso Ministero
dell’ambiente israeliano). Nel frattempo però il livello del Mar Morto ha
continuato a calare a un ritmo di un metro all’anno a causa del progressivo
declino dell’afflusso, da nord, dal fiume Giordano.
Lo scorso gennaio la Banca Mondiale ha pubblicato tre
rapporti dettagliati sul piano trilaterale per la costruzione del Canale dei
Due Mari, redatti da diversi esperti esterni: uno studio di fattibilità, una
valutazione ambientale e sociale e uno studio sulle alternative strategiche.
Indicando come obiettivo del progetto quello di preservare il Mar Morto dal
degrado ambientale, di produrre acqua desalinizzata e di generare energia
idroelettrica a prezzi ragionevoli, la Banca Mondiale sottolineava che il
programma dovrebbe anche funzionare come “un simbolo per la pace in Medio
Oriente”, in particolare tra israeliani, giordani e palestinesi. Lo studio di
fattibilità ha determinato che è possibile procedere con la costruzione di una
conduttura in galleria, di un grande impianto di desalinizzazione e di due
centrali idroelettriche, il tutto in territorio giordano. La valutazione
ambientale e sociale metteva invece in guardia rispetto al rischio di
“modifiche negative all’aspetto e alla qualità dell’acqua” del Mar Morto e possibili
danni all’ecologia globale della regione. Il terzo rapporto, quello sulle
alternative, individuava un’opzione che avrebbe combinato diverse soluzioni:
desalinizzazione ad Aqaba e sulle sponde del Mediterraneo con importazione di
acqua dalla Turchia, più conservazione e riciclaggio dell’acqua.
Il Ministro israeliano per la cooperazione regionale
Silvan Shalom ha continuato a sostenere il progetto prospettato dal rapporto di
fattibilità, sottolineandone i benefici per tutte le parti coinvolte e per la
salvaguardia del Mar Morto. “Il progetto ha ottenuto il sostegno del primo
ministro Benjamin Netanyahu insieme a quello del presidente dell’Autorità
Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) e, naturalmente, del re di Giordania”, ha
detto il ministro Shalom a radio Galei Tzahal. Il Ministro giordano Hazem
Nasser ha sottolineato che l’accordo non è politico. “E’ un accordo umanitario
– ha detto – progettato per aiutare coloro che hanno bisogno di acqua, e ha un
aspetto ecologico dal momento che stiamo cercando di salvare il Mar Morto.
Senza acqua non c’è occupazione e la povertà imperversa. Questo è il motivo per
cui collaboriamo con i nostri partner regionali”. “L’accordo – ha detto il
ministro palestinese Shaddad Attili – non è correlato agli accordi di Oslo. Il
bello è che questo è un accordo regionale che è importante per tutti noi, e per
salvare il Mar Morto. Abbiamo dimostrato che possiamo lavorare insieme”.
“Abbiamo deciso di attuare il processo in più fasi e
la prima fase è l’impianto di desalinizzazione ad Aqaba e l’acquedotto per
salvare il Mar Morto – ha spiegato il ministro Shalom – Stiamo aggiungendo un
altro strato alla pace con i nostri vicini. Adottiamo questo accordo
trilaterale per aiutare gli abitanti della regione, per salvare il Mar Morto,
per fornire acqua ed elettricità, e per realizzare una cooperazione strategica,
economica e politica. Oggi è un vero giorno da celebrare, senza frasi fatte”.
(Da: Times of Israel, Jerusalem Post, YnetNews, Jerusalem On Line, 9.12.13)
mercoledì 4 dicembre 2013
MAGDALA OPEN...IMMAGINI ED EMOZIONI...DURANTE LA FIRMA DELL'ACCORDO
Grazie a tutti!
Grazie soprattutto al nostro Vescovo Beniamino ed al Custode Pierbattista,
Grazie a don Raimondo ed alle carissime dello Staff dell'Ufficio pellegrinaggi,
Grazie ai volontari ed ai futuri volontari per il sito di Magdala,
Grazie perchè, da oggi, le "rive del lago di Galilea" sono più vive e presenti nel nostro cuore,
Grazie a chi ci sarà con il servizio e con la preghiera,
Grazie a te o Spirito Santo perchè soffi su di noi!
Grazie soprattutto al nostro Vescovo Beniamino ed al Custode Pierbattista,
Grazie a don Raimondo ed alle carissime dello Staff dell'Ufficio pellegrinaggi,
Grazie ai volontari ed ai futuri volontari per il sito di Magdala,
Grazie perchè, da oggi, le "rive del lago di Galilea" sono più vive e presenti nel nostro cuore,
Grazie a chi ci sarà con il servizio e con la preghiera,
Grazie a te o Spirito Santo perchè soffi su di noi!
Sala
piena, interventi di grande spessore: molto bene!
(Sta
parlando il vescovo)
Ciao,
un abbraccio”
“…hanno organizzato molto bene, c'è stato un
intervento di Pizzaballa che ha spiegato il senso dell'archeologia per i viaggi
e per il fondamento della nostra fede... C'era un video, che mi ha fatto venire
molta nostalgia di Betlemme...Ho portato a casa il modulo di iscrizione
diventa volontario…”
“Evviva d'avvero.....accordo storico. ...Ciao”
“…oggi pomeriggio tutto si è svolto bene. Il
salone era pieno di persone che hanno manifestato grande interesse all’evento,
bene organizzato dall’Ufficio Pellegrinaggi…”
Ecco il momento della firma, sono le 18.40!