Gino carissimo, in memoriam
Un notizia dolorosa e triste mi è giunta oggi pomeriggio. Verso le ore 12 è morto Gino Girolomoni. Si è sentito male all’improvviso, all’interno della cooperativa Alce Nero a Montebello di Isola del Piano che lui stesso fondò negli anni settanta. Trasportato d’urgenza all’ospedale di Fossombrone, non c’è stato più nulla da fare.
Il carissimo Gino Girolomoni era nato nel 1946 a Isola del Piano, tra Pesaro e Urbino.
E` stato un agricoltore biologico della prima ora. Ha fatto del suo lavoro un’attività simbolica: di fronte alla crisi delle campagne e per scongiurarne l`abbandono, con alcuni amici, ha promosso nel 1977 “Alce nero”, una cooperativa di produzione di prodotti biologici oggi esportati in varie parti del mondo e di cui, nell’ultimo tempo ne abbiamo assaggiato la bontà e la cura.
Questa è una grande perdita sia dal punto di vista umano che professionale. Ho incontrato Gino, per la prima volta, assieme ad altri amici, proprio ad Har Karkom (nel deserto del Negev - Israele) dove ci siamo recati nell’ottobre del 2009 per approfondire la tesi del prof. Emmanuel Anati sulla collocazione del Monte Sinai. Gino ci ha fatto da guida all’escursione sul plateau della “montagna di Dio” come la chiama Anati nei suoi libri. Un uomo straordinario, profondo conoscitore delle Scritture ed amante della teologia biblica, soprattutto dei percorsi fatti da tante popolazioni nomadiche e le soste presso Har Karkom, la montagna sacra per migliaia di anni.
Ebbi modo di accompagnarlo per la visita del Sion cristiano e dell’area del S.Sepolcro proprio la scorsa metà di ottobre dove venne con un gruppetto di amici del Monastero, da lui tenuto. Mi rimane di lui la grande e profonda passione per la ricerca delle orme del Messia e le tante domande fattemi in quei giorni a Gerusalemme. Ora, caro Gino, tu contempli la Santa Gerusalemme del Cielo assieme alla tua sposa amata Tullia di cui scrivesti lo scorso anno: “Mia carissima Tullia, sono quasi due anni che te ne sei andata senza il nostro minimo consenso, ma avevamo a che fare con un interlocutore a cui solo Dio può dire no, e che per te ci ha fatto sapere che “non poteva”. E’ grande il vuoto che hai lasciato e la vita è dura senza di te…intanto ti dedico questo numero della rivista con grande affetto e tenerezza e ti ringrazio per la tua “presenza” che sentiamo: anch’io penso come gli aborigeni dell’Australia di cui ci racconta Emmanuel, che ci sono dei defunti più vivi dei credenti”.
Grazie Gino, va’ in pace.
Nell'ottobre 2009, salendo sul plateau di Har Karkom
Gino e Federico mentre consultano dei ritrovamenti
...uno dei tuoi rifugi ad Har Karkom
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