Ulivi del Getsemani, pubblicati gli esiti di
un'indagine scientifica
di Carlo
Giorgi | 19 ottobre 2012 www.terrasanta.net
Alcuni
pellegrini contemplano il tronco intricato e maestoso di uno degli ulivi del
Giardino del Getsemani, a Gerusalemme
(Roma) - Il
giardino di ulivi del Getsemani, uno dei luoghi più sacri alla cristianità -
memoria vivente dell'agonia del Signore Gesù prima del suo arresto - oggi può
essere conosciuto più a fondo da ciascun credente. Infatti, sono finalmente
disponibili i risultati di una ricerca scientifica favorita dalla Custodia di
Terra Santa sulle otto piante millenarie del giardino. La ricerca, iniziata nel
2009, è durata tre anni ed è stata condotta da un team composto da
ricercatori del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr), e varie università
italiane. Lo studio è stato presentato oggi, alle 11.30, presso la Sala Marconi
di Radio Vaticana, a Roma. Assieme al padre Custode, fra Pierbattista
Pizzaballa, hanno raccontato ai giornalisti il senso e i risultati della ricerca
fra Massimo Pazzini, decano dello Studium Biblicum Franciscanum di
Gerusalemme, il professor Giovanni Gianfrate, coordinatore del progetto,
agronomo ed esperto di storia dell'ulivo del Mediterraneo, e il professor
Antonio Cimato, coordinatore della ricerca scientifica, primo ricercatore
dell'Istituto valorizzazione del legno e delle specie arboree (Ivalsa)/Cnr di
Firenze.
I risultati
della ricerca hanno indicato la datazione del fusto di tre degli otto ulivi
(gli unici per i quali è stato tecnicamente possibile eseguire lo studio), come
risalente alla metà del Dodicesimo secolo. Perciò, alle piante viene
riconosciuta un'età di circa novecento anni. Occorre però fare una
precisazione: la datazione indicata è da intendersi riferita solamente alla parte
epigea delle piante, ovvero quella costituita dalla parte emersa della pianta,
cioè dal tronco e dalla chioma. Infatti la stessa ricerca ha dimostrato che la
parte ipogea, ovvero quella costituita dalle radici, è di certo più antica.
L'esito
dell'indagine, inoltre, deve essere messo in relazione con antiche cronache di
viaggio dei pellegrini, secondo le quali la seconda basilica del Getsemani
venne costruita fra il 1150 e il 1170 (periodo, durante il quale i Crociati
erano impegnati nella ricostruzione delle grandi chiese della Terra Santa e di
Gerusalemme in particolare). Appare dunque verosimile che, in occasione della
costruzione della basilica del Getsemani sia stato anche risistemato il
giardino, realizzando un intervento di recupero degli ulivi presenti a quel
tempo.
Un altro
risultato di grande interesse è emerso quando i ricercatori hanno definito
l’impronta genetica (fingerprinting) delle otto piante. Le analisi di
particolari regioni del Dna hanno descritto «profili genetici identici» tra
tutti gli otto individui. Tale conclusione fa emergere la peculiarità che gli
otto ulivi siano, usando un termine metaforico, «gemelli» tra loro e, quindi,
appartenenti allo stesso «genotipo». Questo può voler dire solo una cosa: che
gli otto ulivi sono tutti «figli» di uno stesso esemplare. Ovvero si può
sostenere che, in un preciso momento della storia - nel Dodicesimo secolo, ma
probabilmente anche molto prima -, vennero messe a dimora nel giardino del
Getsemani porzioni di rami più o meno grossi (talee di ramo) prelevate da
un'unica pianta, con modalità simili a quelle tuttora adottate dai giardinieri
palestinesi. Occorre allora domandarsi in che momento, nel corso dei secoli,
sarebbero state messe a dimora queste talee. Per i Vangeli, al tempo di Gesù
Cristo, gli ulivi erano già lì ed erano adulti. E la loro successiva esistenza
è testimoniata da un attento esame comparato delle descrizioni del luogo santo,
fatta da storici e pellegrini, nel corso dei secoli.
Fra
Pierbattista Pizzaballa, presentando i risultati della ricerca ha osservato che
«per ogni cristiano, gli ulivi del Giardino del Getsemani costituiscono un
riferimento “vivente” alla Passione di Cristo; della testimonianza
all'obbedienza assoluta al Padre, anche nel sacrificare la Sua persona per la
salvezza dell'uomo, di tutti gli uomini; e sono anche indicazione e memoria
della disponibilità che l'uomo deve avere nel “fare la volontà di Dio”, unico
modo per distinguersi credente. In questo luogo, Cristo pregò il Padre e si
affidò a Lui per superare l'angoscia della morte, l'’Agonia’, la Passione e la
terribile esecuzione di croce, confidando nella vittoria finale, la
Risurrezione e la Redenzione degli uomini.
Questi ulivi
plurisecolari raffigurano il “radicamento” e la “continuità generazionale”
della comunità cristiana della Chiesa Madre di Gerusalemme. Come questi ulivi -
piantati, bruciati, abbattuti e di nuovo germogliati, nel corso della storia,
su una “inesauribile” ceppaia - così la prima comunità cristiana sopravvive
vigorosa, animata dallo Spirito di Dio, nonostante gli ostacoli e le
persecuzioni».
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