Caltanissetta: recuperati in mare dei reperti del V sec. AC
Nuova scoperta archeologica nelle acque antistanti Gela, in provincia di
Caltanissetta (Italia). Alcuni reperti di notevole valore scientifico, tra cui tre coppe
ad orlo rientrante biansate risalenti al V secolo a.C. e frammenti di anfore
della medesima epoca e di epoche piu' recenti, sono stati rinvenuti nello
specchio d'acqua antistante contrada Bulala, a pochi chilometri ad est di Gela.
Dopo la segnalazione di un subacqueo, infatti, i tecnici della Soprintendenza del Mare Stefano Zangara, Roberto Garufi ed Alessandro Urbano, coordinati dal soprintendente Sebastiano Tusa, hanno effettuato una vasta perlustrazione dell'area coadiuvati dai subacquei dell'Arma dei carabinieri.
Oltre alle coppe e ai frammenti di anfore e' stata recuperata anche un'antefissa in terracotta, elemento della copertura dei tetti posto sulla testata delle travi o dei coppi di gronda. La parte antistante dell'antefissa presenta l'immagine della Gorgone* realizzata in bassorilievo.
La ben nota figura della mitologia greca e' realizzata secondo i canoni dell'arte arcaica, a stampo, con un arco di capelli ondulati che incorniciano in alto il volto contratto in atteggiamento ghignante che riempie le gote. Presenta, come di consueto, la bocca semiaperta con la lingua di fuori spinta verso il basso. La presenza di tale figura terrifica aveva un carattere apotropaico, cioe' di difesa dal malocchio e dalle forze negative, e veniva posta generalmente sui frontoni dei templi e sul colmo dei tetti a protezione simbolica degli edifici.
L'antefissa risale alla prima meta' del VI secolo a.C. e rappresenta uno degli oggetti piu' antichi ritrovati finora nelle acque siciliane. L'antefissa ed i reperti recuperati sono con molta probabilita' oggetti provenienti da carichi di navi dispersi che le mareggiate provocate dai forti venti di Ponente spingono verso la spiaggia di Bulala. E' per questo che, grazie ad un'ordinanza della Capitaneria di Porto, la zona e' parzialmente interdetta all'immersione per proteggere i reperti che certamente ancora i fondali gelosamente custodiscono.
I reperti sono stati depositati presso il Museo Archeologico regionale di Gela dove sono stati gia' sottoposti ad un primo trattamento conservativo di desalinizzazione.
Dopo la segnalazione di un subacqueo, infatti, i tecnici della Soprintendenza del Mare Stefano Zangara, Roberto Garufi ed Alessandro Urbano, coordinati dal soprintendente Sebastiano Tusa, hanno effettuato una vasta perlustrazione dell'area coadiuvati dai subacquei dell'Arma dei carabinieri.
Oltre alle coppe e ai frammenti di anfore e' stata recuperata anche un'antefissa in terracotta, elemento della copertura dei tetti posto sulla testata delle travi o dei coppi di gronda. La parte antistante dell'antefissa presenta l'immagine della Gorgone* realizzata in bassorilievo.
La ben nota figura della mitologia greca e' realizzata secondo i canoni dell'arte arcaica, a stampo, con un arco di capelli ondulati che incorniciano in alto il volto contratto in atteggiamento ghignante che riempie le gote. Presenta, come di consueto, la bocca semiaperta con la lingua di fuori spinta verso il basso. La presenza di tale figura terrifica aveva un carattere apotropaico, cioe' di difesa dal malocchio e dalle forze negative, e veniva posta generalmente sui frontoni dei templi e sul colmo dei tetti a protezione simbolica degli edifici.
L'antefissa risale alla prima meta' del VI secolo a.C. e rappresenta uno degli oggetti piu' antichi ritrovati finora nelle acque siciliane. L'antefissa ed i reperti recuperati sono con molta probabilita' oggetti provenienti da carichi di navi dispersi che le mareggiate provocate dai forti venti di Ponente spingono verso la spiaggia di Bulala. E' per questo che, grazie ad un'ordinanza della Capitaneria di Porto, la zona e' parzialmente interdetta all'immersione per proteggere i reperti che certamente ancora i fondali gelosamente custodiscono.
I reperti sono stati depositati presso il Museo Archeologico regionale di Gela dove sono stati gia' sottoposti ad un primo trattamento conservativo di desalinizzazione.
Fonte: http://www.adnkronos.it, 09
novembre 2012
*Cosa sono le Gorgoni?
Erano tre sorelle, Steno, Euriale e Medusa. Di aspetto mostruoso, avevano ali d'oro, mani con artigli di bronzo, zanne di cinghiale e serpenti al posto dei capelli e chiunque le guardasse direttamente negli occhi rimaneva pietrificato. La gorgone per antonomasia era Medusa, unica mortale fra le tre e loro regina, che, per volere di Persefone, era la custode degli Inferi. Le Gorgoni rappresentavano la perversione nelle sue tre forme: Euriale rappresentava la perversione sessuale, Steno la perversione morale e Medusa la perversione intellettuale.
Il mito narra che Perseo, avendo ricevuto l'ordine di consegnare la testa di Medusa a Polidette, signore dell'isola di Serifo, si recò prima presso le Graie, sorelle delle Gorgoni, costringendole a indicargli la via per raggiungere le Ninfe. Da queste ricevette sandali alati, una bisaccia e un elmo che rendeva invisibili, doni ai quali si aggiunsero, uno specchio da parte di Atena e un falcetto da parte di Ermes.
Così armato, Perseo volò contro le Gorgoni e, mentre erano addormentate, guardandone l'immagine nello specchio divino di Atena per evitare di rimanere pietrificato, tagliò la testa a Medusa e la chiuse subito nella bisaccia delle Graie. Dal tronco decapitato di Medusa uscirono, insieme ai fiotti di sangue, il cavallo alato Pegaso e Crisaore, padre di Gerione.
Perseo donò la testa della gorgone alla dea Atena, la quale la fissò al centro del proprio scudo per terrorizzare i nemici.
(Fonte: Wikipedia)
La parola gorgo,neion,, -ou, to,, significa testa
della Medusa, oppure scudo con la testa della Medusa (cfr. Plutarco, Isocrate),
dove la radice gorg ci riporta al campo semantico di cosa
terribile, focosa. Infatti il Gorgw, è proprio il Gorgone, il mostro terribile, truce e
focoso posto nelle prue delle navi.
Recentemente ho trovato il Gorgone anche in
una cupola di sarcofago a Cesarea Marittima.
Una Gorgone esposta al British Museum - Londra
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