Presentato Machaerus I
"Machaerus I”
(Macheronte) è il libro fotografico - basato sull’omonima località
giordana che ospita i resti del Palazzo di Erode, dove sarebbe stato
decapitato Giovanni Battista - che è stato presentato oggi, domenica 1
giugno, nel Palazzo delle Opere Sociali.
Sono intervenuti il suo autore, l’archeologo ungherese Gyozo Voros, l’archeologo Massimo Pazzini e Giuseppe Caffulli, direttore delle Edizioni Terra Santa
che hanno curato la pubblicazione del volume.
"Le scoperte archeologiche di Macheronte consentono di fare un viaggio
nel tempo – ha esordito Caffulli – permettendo di comprendere lo spazio
mediorientale all’epoca di Gesù. Questo spazio è stato studiato anche
dagli archeologi francescani, di cui fra’ Massimo Pazzini è un esponente
di spicco”. "Nel corso della mia carriera ho partecipato ad una serie
di campagne di scavo in Terra Santa , rendendomi conto che l’ambiente
giordano ha tantissimo da offrire per poter meglio contestualizzare gli
spazi biblici. In uno dei miei ultimi viaggi sono stato ospitato presso
l’affascinante sito di Machaerus – ha spiegato Pazzini, mostrando una
serie di fotografie di reperti archeologici rinvenuti nell’area - Il
luogo, di proprietà dei francescani, è attualmente analizzato
dall’equipe del professor Voros. Grazie agli ottimi contatti tra
Francescani e Casa Reale Giordana, infatti, è possibile avviare queste
campagne archeologiche, importantissime per illuminare la storia
neotestamentaria attraverso l’analisi della vita materiale al tempo di
Gesù e nei decenni immediatamente successivi”. "Sono arrivato in
Giordania dopo un periodo in Egitto e a Cipro – ha chiarito Voros -
Tramite l’Accademia per le Arti Ungherese con cui collaboro ho
partecipato ad una sorta di concorso internazionale per continuare gli
scavi a Machaerus, dopo che con la morte di Padre Michele Piccirillo il
posto di direttore della campagna archeologica era rimasto vacante. Mi
affascinava moltissimo il fatto che Machareus fosse un sito "incapsulato
nel tempo”, corrispondente ad un centro urbano abitato a cavallo tra il
I secolo a.C. e il I secolo d.C e poi abbandonato; inoltre lo scrittore
Giuseppe Flavio, vissuto in quel periodo, lo indicava come il luogo su
cui sorgeva il Palazzo di Erode, cosa che aveva determinato i primi
rilievi archeologici a partire da metà ‘800. Oggi, di fatto, continuiamo
quegli studi, nella consapevolezza di avere a che fare con uno spazio
speciale in cui c’è ancora molto da scoprire e pubblicare”.
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