La situazione in Siria e, soprattutto per i cristiani, è gravissima. Pubblico il testo di un'intervista in radio Vaticana, da padre Gonzalo Ruiz, mentre sul sito di Radio Vaticana potete trovare anche l'audio:
Ancora violenza in Siria. Mons. Zenari: è una tragedia
quotidiana
In Siria, almeno dieci persone sono rimaste uccise e altre decine ferite in un raid aereo delle forze del regime su un sobborgo di Damasco. Lo riferisce la tv satellitare al-Jazeera. Si continua, dunque, a vivere un clima di violenza come conferma al microfono di Debora Donnini, il nunzio apostolico a Damasco, mons. Mario Zenari:
Intanto, l’Alto Commissario Onu per i diritti umani,
Navi Pillay, torna a chiedere l’intervento della Corte penale internazionale
dell'Aja (Cpi), per giudicare i crimini contro l’umanità commessi in questa
guerra civile. Richiesta questa che ha ricevuto dure critiche da parte del
governo siriano. Secondo l’ultimo bilancio delle Nazioni Unite, si contano
complessivamente, dal marzo 2011, 60 mila morti, in media cinquemila al mese. Cecilia
Seppia ha chiesto l'opinione di padre Gonzalo Ruiz, vicario generale
dell’Istituto del Verbo Incarnato, che in Siria ha diverse missioni:
R. – In queste ultime settimane, l’offensiva è stata molto forte. Anche l’accerchiamento di Aleppo, per esempio, dove si trovano molti dei nostri missionari, si fa sempre più serrato, più duro, i bombardamenti più pesanti, anche sulle zone cristiane della città. La gente è veramente molto delusa, anche se conserva ancora la speranza di ricevere aiuto, che questa guerra sia fermata. Perché si potrebbe davvero fermare la guerra con interventi più decisi.
D. – Difficile la situazione dei cristiani, come diceva lei. I quartieri cristiani di Damasco e di Aleppo vengono costantemente bombardati. E’ così?
R. – Sì, è così. Il più grande quartiere cristiano di Aleppo è stato bombardato soltanto in questi ultimi giorni, quelle bombe esplose tre giorni fa all’Università di Aleppo che confina proprio con il quartiere cristiano… Ci sono molte, molte vittime tra i cristiani – sono stati colpiti i conventi di religiosi e di religiose – e ci sono tanti, tanti feriti. Per due giorni, i nostri sacerdoti non hanno fatto che assistere i feriti, dando l’unzione degli infermi, ascoltando le confessioni e portando un po’ di conforto. Però, insomma, la situazione è molto delicata anche per i cristiani che si sentono sempre meno protetti.
D. – Duramente colpita tutta la popolazione civile. In particolare, ci arrivano notizie veramente drammatiche per quanto riguarda i bambini: 30-40 bambini che muoiono ogni giorno sotto le bombe…
R. – E’ vero che stanno colpendo i centri della vita della città. Colpiscono i mercati, l’università, le scuole e lì è sempre pieno di gente e ci sono anche tanti bambini. Per esempio, una delle bombe che tre giorni fa ha colpito Aleppo è caduta proprio sulla rotatoria di accesso all’Università, in un orario in cui era pieno di gente, di taxi, di bus, di pullman che portano gli studenti, e dunque ha fatto una strage veramente impressionante che ha lasciato anche tanti orfani.
D. – C’è anche l’emergenza profughi: che cosa si può fare per loro, per sostenerli? O cosa state già facendo?
R. – In queste ultime settimane, l’offensiva è stata molto forte. Anche l’accerchiamento di Aleppo, per esempio, dove si trovano molti dei nostri missionari, si fa sempre più serrato, più duro, i bombardamenti più pesanti, anche sulle zone cristiane della città. La gente è veramente molto delusa, anche se conserva ancora la speranza di ricevere aiuto, che questa guerra sia fermata. Perché si potrebbe davvero fermare la guerra con interventi più decisi.
D. – Difficile la situazione dei cristiani, come diceva lei. I quartieri cristiani di Damasco e di Aleppo vengono costantemente bombardati. E’ così?
R. – Sì, è così. Il più grande quartiere cristiano di Aleppo è stato bombardato soltanto in questi ultimi giorni, quelle bombe esplose tre giorni fa all’Università di Aleppo che confina proprio con il quartiere cristiano… Ci sono molte, molte vittime tra i cristiani – sono stati colpiti i conventi di religiosi e di religiose – e ci sono tanti, tanti feriti. Per due giorni, i nostri sacerdoti non hanno fatto che assistere i feriti, dando l’unzione degli infermi, ascoltando le confessioni e portando un po’ di conforto. Però, insomma, la situazione è molto delicata anche per i cristiani che si sentono sempre meno protetti.
D. – Duramente colpita tutta la popolazione civile. In particolare, ci arrivano notizie veramente drammatiche per quanto riguarda i bambini: 30-40 bambini che muoiono ogni giorno sotto le bombe…
R. – E’ vero che stanno colpendo i centri della vita della città. Colpiscono i mercati, l’università, le scuole e lì è sempre pieno di gente e ci sono anche tanti bambini. Per esempio, una delle bombe che tre giorni fa ha colpito Aleppo è caduta proprio sulla rotatoria di accesso all’Università, in un orario in cui era pieno di gente, di taxi, di bus, di pullman che portano gli studenti, e dunque ha fatto una strage veramente impressionante che ha lasciato anche tanti orfani.
D. – C’è anche l’emergenza profughi: che cosa si può fare per loro, per sostenerli? O cosa state già facendo?
R. – Un altro problema grosso, adesso, è la mancanza di gas e di riscaldamento.
Questi giorni sono molto freddi e dunque la gente veramente soffre molto il
freddo e anche la fame. Noi stiamo cercando di aiutare i profughi dei quali si
dice che ad Aleppo siano quasi un milione. Tramite i nostri sacerdoti, tramite
il vescovo latino, mons. Giuseppe Nazzaro, abbiamo aperto un sito web in ci si
trova il modo di poter aiutare, che si chiama “SOS cristiani in Siria”. Lì ci
sono le notizie che danno i nostri Padri, le nostre suore, ma è indicato anche
il modo concreto per aiutare. Nel loro piccolo, sono riusciti ad aprire anche
qualche piccola possibilità di lavoro, perché c’è tanto da fare: riescono a
dare un piccolo compenso alle persone che hanno famiglie numerose, che sono
rimaste senza lavoro, che veramente patiscono la fame. Dunque, qualsiasi aiuto
è benvenuto.
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