martedì 22 novembre 2011

Dal quotidiano Avvenire

Si sbriciola la Grotta dell'Annunciazione


Calcinacci a terra, umidità che trasuda dalle pareti, intonaci e mura che si sfarinano. Da Nazareth, precisamente dalla santa grotta dell’Annunciazione, arriva un segnale di allarme: «Siamo preoccupati, la grotta dove Maria ricevette l’annunciazione dall’Angelo è in pericolo». A parlare è fra Ricardo Bustos, frate minore della Custodia di Terra Santa, superiore della basilica dell’Annunciazione a Nazareth.

«La roccia si sfalda. Nonostante i lavori di restauro che si sono svolti negli anni passati, il nostro timore è che si sia punto e a capo». Mentre i pellegrini sfilano in preghiera davanti ad uno dei luoghi più santi per il cristianesimo, le piogge autunnali colpiscono le colline di Galilea. Una benedizione, per una terra dove l’acqua è una risorsa preziosa. Ma una situazione che sembra rivelarsi deleteria per il luogo dove «il Verbo si fece carne». «Qualche anno fa – prosegue fra Ricardo – abbiamo iniziato i lavori di conservazione della grotta, che era ridotta in pessime condizioni. Il manto roccioso si stava sfarinando a causa dell’alto tasso d’umidità dell’ambiente, specialmente durante il periodo autunnale. Ora, dopo diversi interventi, abbiamo deciso di praticare una serie di pozzi di drenaggio, una trentina in tutto, nella zona esterna alla grotta, esattamente dove si trova la zona archeologica del Museo, vicino al muro crociato. Inoltre, sono state cambiate le tubature dell’acqua piovana, e sono stati realizzati dei canali che portano quest’acqua fuori della zona della grotta, verso i giardini della basilica. Ora, tocca aspettare che passi il periodo delle piogge per vedere il risultato».

La situazione attuale, a detta del religioso, è comunque problematica. «In questi giorni c’è una consistente presenza d’acqua. Per cercare di limitarne l’afflusso, sono stati puliti e svuotati tutti i pozzi e le cisterne nella zona archeologica. Ma a quanto pare, non è ancora sufficiente. Verifichiamo costantemente gli igrometri che misurano il tasso d’umidità, che in alcuni casi arriva a superare il 90 per cento. Abbiamo installato un deumidificatore che usiamo 24 ore su 24, ma la roccia è ormai impregnata. Speriamo in bene».

La situazione della santa grotta dell’Annunciazione desta preoccupazione non da oggi. Nel novembre 2007 era stata chiusa per un delicato ciclo di restauri e di lavori di consolidamento eseguiti dall’Università di Firenze, che avevano determinato l’isolamento dall’area da qualsiasi agente esterno. In quell’occasione l’équipe fiorentina aveva provveduto a risanare gli intonaci, rinvenendo strati molto antichi risalenti ai primi secoli del cristianesimo, ed era intervenuta desalinizzando il manto roccioso della grotta. Al termine di quella fase d’intervento, era stato redatto un progetto finalizzato al risanamento della grotta (presentato ufficialmente il 23 novembre 2010 in occasione di un convegno internazionale d’archeologia tenutosi proprio a Nazareth).

Una serie di interventi, previsti appunto dal progetto dell’Università di Firenze, sono stati eseguiti anche l’estate scorsa, anche se non sono ancora disponibili i dati termoigrometrici e i livelli di falda dopo le piogge autunnali. «Ad oggi sono stati eseguiti interventi di notevole impegno all’esterno della grotta, sul versante comprendente l’area archeologica a nord della basilica. Solo dopo aver riscontrato l’efficienza dei lavori compiuti nella scorsa estate con la verifica dei dati termoigrometrici in grotta durante la stagione delle piogge e dei livelli di falda acquifera – spiega Alessandra Angeloni, una delle ricercatrici fiorentine impegnate nel progetto – sarà possibile programmare gli interventi di consolidamento della roccia della grotta».

«Purtroppo i lavori di restauro degli ultimi anni - osserva padre Eugenio Alliata, archeologo dello Studio Biblico Francescano di Gerusalemme, che ha seguito passo passo le fasi dei recenti interventi - non hanno ancora risolto la situazione di disfacimento del manto roccioso, friabilissimo, all’interno della grotta. All’esterno invece gli interventi sono stati efficaci. Si stanno provando altre vie con l’intento di prevenire più che di correggere, ma i risultati non appariranno se non tra qualche mese. Può anche darsi che si dovrà arrivare a qualche decisione più drastica, come il controllo climatico totale dell’ambiente. I tecnici dell’Università di Firenze seguono costantemente la situazione attraverso le apposite stazioni di monitoraggio in situ. Non disperiamo...».

Il culto intorno alla grotta di Nazareth – dove la tradizione vuole che Maria abbia ricevuto dall’angelo l’annuncio dell’incarnazione di Gesù figlio di Dio nel suo grembo – risale alle prime generazioni di cristiani. Una basilica venne edificata già nel V secolo, in seguito distrutta e ricostruita più volte. I francescani custodiscono questo luogo sacro dal 1620. La basilica attuale, progettata dall’architetto milanese Giovanni Muzio, è stata inaugurata nel 1969.

Giuseppe Caffulli


domenica 20 novembre 2011

Ritrovamento?

New Location Proposed for Jerusalem’s King’s Garden
A new study of ancient Jerusalem’s topography suggests that the Biblical “King’s Garden” (Nehemiah 3:15) is not to be found near the lower end of the City of David as long thought,* but rather along the route of Emek Refaim, one of modern Jerusalem’s trendiest streets. According to Tel Aviv University scholars Oded Lipschits and Nadav Na’aman, Emek Refaim runs along a flat, level valley that would have provided fertile ground for ancient Jerusalem farmers. Many of these farms, according to their study, would have supplied produce and taxes to the royal Judahite administrative center of Ramat Rachel, which overlooks Emek Refaim from the east. In their reconstruction, the King’s Garden would therefore be located somewhere between modern Jerusalem’s Liberty Park and the city’s old railway station.
Fonte: http://www.biblicalarchaeology.org/
La mia traduzione dell’articolo:

Un nuovo studio della topografia antica di Gerusalemme suggerisce che "Il Giardino del Re", il biblico (Neemia 3,15) non si trova vicino alla parte bassa della Città di Davide come pensato a lungo, * ma lungo il percorso di Emek Refaim, una strada-quartiere della moderna Gerusalemme. Secondo gli studiosi dell'Università di Tel Aviv Oded Lipschits e Nadav Na'aman, Emek Refaim corre lungo una superficie piana della valle, livello che avrebbe fornito un terreno fertile per gli antichi agricoltori di Gerusalemme. Molte di queste fattorie, secondo il loro studio, avrebbero fornito produzione e quindi tasse da riscuotere per il centro reale giudaico-amministrativo di Ramat Rachel, che si affaccia su Emek Refaim da est. Nella loro ricostruzione, il Giardino del Re sarebbe collocato da qualche parte tra il Parco Liberty della moderna Gerusalemme e la vecchia stazione ferroviaria della città.
Uno scorso della strada che dà sulla valle di Refaim 
Un'immagine del parco Liberty, dietro si nota l'Hotel King Solomon
Altro scorcio del parco Liberty
Il testo biblico di riferimento:
15Sallum, figlio di Col-Cozè, preposto del distretto di Mispa, restaurò la porta della Fonte; la ricostruì, la munì di tetto, vi pose i battenti, le serrature e le sbarre. Fece inoltre il muro della piscina di Sìloe, presso il giardino del re, fino alla scalinata per cui si scende dalla Città di Davide. (Neemia 3,15)
Un mio punto di vista:
Compio spesso questa strada per andare a celebrare la Messa domenicale dalle suore Dorotee e mi sembra un po’ lontano questo luogo dalla piscina di Siloe e dalla “scalinata per cui si scende dalla Città di Davide”. La distanza però non annulla l’ipotesi perché potrebbe essere, “il giardino del re” , un fondo diviso in appezzamenti e distribuiti in varie zone della città. In archeologia le ipotesi sono molteplici fino a che non emergono elementi evidenti come iscrizioni, monete, palazzi sul posto indagato, epitafi, tombe e, nel nostro caso, delle strutture adibite a deposito di attrezzi o silos per la raccolta di generi di alimento. La “caccia” al giardino del re è aperta!