venerdì 7 marzo 2014

Un saluto a tutti i miei cari lettori

Carissimi e carissime,
eccomi ritornato in Italia per il "semestre italiano". Il tempo trascorso tra la discussione di tesi ed oggi è stato dedicato alla risistemazione ed al riambientamento in area italiana...
Riprendo così l'aggiornamento del blog e vi aggiungo anche che sono "sbarcato" su Facebook.
Buon lavoro a tutti ed un abbraccio.

don Giana

venerdì 14 febbraio 2014

IMMINENTE RIENTRO IN ITALIA!

Carissimi amici e carissime amiche, lettori e lettrici,

dopo la discussione della tesi di licenza avvenuta il 27 gennaio, ora sto per rientrare in Italia. Mi attendono vari impegni pastorali ed accademici. Non è finito il curriculum di studio e perciò procederò a seguire alcuni insegnamenti di cui vi parlerò in seguito.
L'attività del blog continua anche se non sono, per qualche mese, a contatto diretto con la Terra del Santo.
Un abbraccio a tutti e arrivederci in Italia!

don Giana


CIRILLO E METODIO, ESEMPI PER UN "PONTE" TRA ORIENTE ED OCCIDENTE...

Desidero richiamare l'attenzione sull'opera unica e straordinaria di due santi, Cirillo e Metodio. Sono pure patroni della nostra cara Europa!
Ecco il testo di una udienza generale del papa emerito Benedetto XVI del 17 giugno 2009:



Cari fratelli e sorelle,
oggi vorrei parlare dei Santi Cirillo e Metodio, fratelli nel sangue e nella fede, detti apostoli degli slavi. Cirillo nacque a Tessalonica dal magistrato imperiale Leone nell’826/827: era il più giovane di sette figli. Da ragazzo imparò la lingua slava. All’età di quattordici anni fu mandato a Costantinopoli per esservi educato e fu compagno del giovane imperatore Michele III. In quegli anni fu introdotto nelle diverse materie universitarie, fra le quali la dialettica, avendo come maestro Fozio. Dopo aver rifiutato un brillante matrimonio, decise di ricevere gli ordini sacri e divenne “bibliotecario” presso il Patriarcato. Poco dopo, desiderando ritirarsi in solitudine, andò a nascondersi in un monastero, ma fu presto scoperto e gli fu affidato l’insegnamento delle scienze sacre e profane, mansione che svolse così bene da guadagnarsi l’appellativo di “Filosofo”. Nel frattempo, il fratello Michele (nato nell’815 ca.), dopo una carriera amministrativa in Macedonia, verso l’anno 850 abbandonò il mondo per ritirarsi a vita monastica sul monte Olimpo in Bitinia, dove ricevette il nome di Metodio (il nome monastico doveva cominciare con la stessa lettera di quello di battesimo) e divenne igumeno del monastero di Polychron.
Attratto dall’esempio del fratello, anche Cirillo decise di lasciare l’insegnamento per recarsi sul monte Olimpo a meditare e a pregare. Alcuni anni più tardi però, (861 ca.), il governo imperiale lo incaricò di una missione presso i khazari del Mare di Azov, i quali chiedevano che fosse loro inviato un letterato che sapesse discutere con gli ebrei e i saraceni. Cirillo, accompagnato dal fratello Metodio, sostò a lungo in Crimea, dove imparò l’ebraico. Qui ricercò pure il corpo del Papa Clemente I, che vi era stato esiliato. Ne trovò la tomba e, quando col fratello riprese la via del ritorno, portò con sé le preziose reliquie. Giunti a Costantinopoli, i due fratelli furono inviati in Moravia dall’imperatore Michele III, al quale il principe moravo Ratislao aveva rivolto una precisa richiesta: “Il nostro popolo – gli aveva detto – da quando ha respinto il paganesimo, osserva la legge cristiana; però non abbiamo un maestro che sia in grado di spiegarci la vera fede nella nostra lingua”. La missione ebbe ben presto un successo insolito. Traducendo la liturgia nella lingua slava, i due fratelli guadagnarono una grande simpatia presso il popolo.
Questo, però, suscitò nei loro confronti l’ostilità del clero franco, che era arrivato in precedenza in Moravia e considerava il territorio come appartenente alla propria giurisdizione ecclesiale. Per giustificarsi, nell’867 i due fratelli si recarono a Roma. Durante il viaggio si fermarono a Venezia, dove ebbe luogo un’animata discussione con i sostenitori della cosiddetta “eresia trilingue”: costoro ritenevano che vi fossero solo tre lingue in cui si poteva lecitamente lodare Dio: l’ebraica, la greca e la latina. Ovviamente, a ciò i due fratelli si opposero con forza. A Roma Cirillo e Metodio furono ricevuti dal Papa Adriano II, che andò loro incontro in processione per accogliere degnamente le reliquie di san Clemente. Il Papa aveva anche compreso la grande importanza della loro eccezionale missione. Dalla metà del primo millennio, infatti, gli slavi si erano installati numerosissimi in quei territori posti tra le due parti dell’Impero Romano, l’orientale e l’occidentale, che erano già in tensione tra loro. Il Papa intuì che i popoli slavi avrebbero potuto giocare il ruolo di ponte, contribuendo così a conservare l’unione tra i cristiani dell’una e dell’altra parte dell’Impero. Egli quindi non esitò ad approvare la missione dei due Fratelli nella Grande Moravia, accogliendo e approvando l’uso della lingua slava nella liturgia. I libri slavi furono deposti sull’altare di Santa Maria di Phatmé (Santa Maria Maggiore) e la liturgia in lingua slava fu celebrata nelle Basiliche di San Pietro, Sant’Andrea, San Paolo.
Purtroppo a Roma Cirillo s’ammalò gravemente. Sentendo avvicinarsi la morte, volle consacrarsi totalmente a Dio come monaco in uno dei monasteri greci della Città (probabilmente presso Santa Prassede) ed assunse il nome monastico di Cirillo (il suo nome di battesimo era Costantino). Poi pregò con insistenza il fratello Metodio, che nel frattempo era stato consacrato Vescovo, di non abbandonare la missione in Moravia e di tornare tra quelle popolazioni. A Dio si rivolse con questa invocazione: “Signore, mio Dio…, esaudisci la mia preghiera e custodisci a te fedele il gregge a cui avevi preposto me… Liberali dall’eresia delle tre lingue, raccogli tutti nell’unità, e rendi il popolo che hai scelto concorde nella vera fede e nella retta confessione”. Morì il 14 febbraio 869.
Fedele all’impegno assunto col fratello, nell’anno seguente, 870, Metodio ritornò in Moravia e in Pannonia (oggi Ungheria), ove incontrò di nuovo la violenta avversione dei missionari franchi che lo imprigionarono. Non si perse d’animo e quando nell’anno 873 fu liberato si adoperò attivamente nella organizzazione della Chiesa, curando la formazione di un gruppo di discepoli. Fu merito di questi discepoli se poté essere superata la crisi che si scatenò dopo la morte di Metodio, avvenuta il 6 aprile 885: perseguitati e messi in prigione, alcuni di questi discepoli vennero venduti come schiavi e portati a Venezia, dove furono riscattati da un funzionario costantinopolitano, che concesse loro di tornare nei Paesi degli slavi balcanici. Accolti in Bulgaria, poterono continuare nella missione avviata da Metodio, diffondendo il Vangelo nella «terra della Rus’». Dio nella sua misteriosa provvidenza si avvaleva così della persecuzione per salvare l’opera dei santi Fratelli. Di essa resta anche la documentazione letteraria. Basti pensare ad opere quali l’Evangeliario (pericopi liturgiche del Nuovo Testamento), il Salterio, vari testi liturgici in lingua slava, a cui lavorarono ambedue i Fratelli. Dopo la morte di Cirillo, a Metodio e ai suoi discepoli si deve, tra l’altro, la traduzione dell’intera Sacra Scrittura, il Nomocanone e il Libro dei Padri.
Volendo ora riassumere in breve il profilo spirituale dei due Fratelli, si deve innanzitutto registrare la passione con cui Cirillo si avvicinò agli scritti di san Gregorio Nazianzeno, apprendendo da lui il valore della lingua nella trasmissione della Rivelazione. San Gregorio aveva espresso il desiderio che Cristo parlasse per mezzo di lui: “Sono servo del Verbo, perciò mi metto al servizio della Parola”. Volendo imitare Gregorio in questo servizio, Cirillo chiese a Cristo di voler parlare in slavo per mezzo suo. Egli introduce la sua opera di traduzione con l’invocazione solenne: “Ascoltate, o voi tutte genti slave, ascoltate la Parola che venne da Dio, la Parola che nutre le anime, la Parola che conduce alla conoscenza di Dio”. In realtà, già alcuni anni prima che il principe di Moravia venisse a chiedere all’imperatore Michele III l’invio di missionari nella sua terra, sembra che Cirillo e il fratello Metodio, attorniati da un gruppo di discepoli, stessero lavorando al progetto di raccogliere i dogmi cristiani in libri scritti in lingua slava. Apparve allora chiaramente l’esigenza di nuovi segni grafici, più aderenti alla lingua parlata: nacque così l’alfabeto glagolitico che, successivamente modificato, fu poi designato col nome di “cirillico” in onore del suo ispiratore. Fu quello un evento decisivo per lo sviluppo della civiltà slava in generale. Cirillo e Metodio erano convinti che i singoli popoli non potessero ritenere di aver ricevuto pienamente la Rivelazione finché non l’avessero udita nella propria lingua e letta nei caratteri propri del loro alfabeto.
A Metodio spetta il merito di aver fatto sì che l’opera intrapresa col fratello non fosse bruscamente interrotta. Mentre Cirillo, il “Filosofo”, era propenso alla contemplazione, egli era piuttosto portato alla vita attiva. Grazie a ciò poté porre i presupposti della successiva affermazione di quella che potremmo chiamare l’«idea cirillo-metodiana»: essa accompagnò nei diversi periodi storici i popoli slavi, favorendone lo sviluppo culturale, nazionale e religioso. E’ quanto riconosceva già Papa Pio XI con la Lettera apostolica Quod Sanctum Cyrillum, nella quale qualificava i due Fratelli: “figli dell’Oriente, di patria bizantini, d’origine greci, per missione romani, per i frutti apostolici slavi” (AAS 19 [1927] 93-96). Il ruolo storico da essi svolto è stato poi ufficialmente proclamato dal Papa Giovanni Paolo II che, con la Lettera apostolica Egregiae virtutis viri, li ha dichiarati compatroni d’Europa insieme con san Benedetto (AAS 73 [1981] 258-262). In effetti, Cirillo e Metodio costituiscono un esempio classico di ciò che oggi si indica col termine “inculturazione”: ogni popolo deve calare nella propria cultura il messaggio rivelato ed esprimerne la verità salvifica con il linguaggio che gli è proprio. Questo suppone un lavoro di “traduzione” molto impegnativo, perché richiede l’individuazione di termini adeguati a riproporre, senza tradirla, la ricchezza della Parola rivelata. Di ciò i due santi Fratelli hanno lasciato una testimonianza quanto mai significativa, alla quale la Chiesa guarda anche oggi per trarne ispirazione ed orientamento.

sabato 8 febbraio 2014

Colloqui Santa Sede - futuro Stato di Palestina

Se da anni si sente parlare delle relazioni tra Santa Sede e Stato di Israele, bisogna anche considerare che, su un altro versante, vi sono anche i colloqui tra la Santa Sede ed il futuro Stato Palestinese. A che punto sono questi ultimi? Ecco una nota della sala stampa vaticana.



Colloqui Santa Sede-Palestina: grande soddisfazione per i progressi su Accordo Globale 


La Commissione Bilaterale tra la Santa Sede e lo Stato di Palestina, che è responsabile per la finalizzazione del testo di un Accordo Globale a seguito dell’Accordo di Base, firmato il 15 febbraio 2000, ha tenuto giovedì una Sessione Plenaria a Ramallah presso il Quartiere generale dell’O.L.P., per rivedere e approvare il lavoro svolto a livello del gruppo tecnico congiunto, dopo l’ultima Plenaria tenuta in Vaticano il 26 settembre 2013. I colloqui sono stati guidati da Hanna Amireh, membro del Comitato esecutivo dell’O.L.P. e capo dell’Alto Comitato presidenziale per gli Affari ecclesiastici dello Stato di Palestina, e da mons. Antoine Camilleri, sotto-segretario per i Rapporti della Santa Sede con gli Stati.

“I colloqui – riferisce la Sala Stampa vaticana - si sono svolti in un’atmosfera cordiale e costruttiva. Affrontando i temi già esaminati a livello tecnico, la Commissione ha rilevato con grande soddisfazione il progresso compiuto nella stesura della bozza finale del testo dell’Accordo, che tratta degli aspetti essenziali della vita e dell’attività della Chiesa cattolica in Palestina. Le due parti hanno concordato di continuare gli sforzi per completare le procedure interne e costituzionali in vista della firma dell’Accordo”. La delegazione palestinese ha espresso il suo caloroso benvenuto per la prossima visita di Papa Francesco in Terra Santa.

giovedì 6 febbraio 2014

Importante mostra a Legnago (VR): "Scritto nelle ossa. Racconti di vita quotidiana..."



Si tratta di leggere l'antico, in questo caso l'epoca del Bronzo, per confrontarlo con i nostri giorni.
 
La mostra è organizzata in collaborazione tra Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto e l'Università di Padova, Dipartimento dei Beni Culturali, con il sostegno del Comune di Legnago, della Fondazione  Cariverona e del Centro Ambientale Archeologico - Museo Civico di Legnago.

La mostra resterà aperta al pubblico, su prenotazione, fino al 30 maggio 2014.
Per gli orari di visita e le modalità di prenotazione si veda la locandina allegata a questo link


Info:
Tel. 0442.601460 - info@centroambientalearcheologico.it
Legnago, Centro Ambientale Archeologico - Museo Civico
Centro Ambientale Archeologico - Museo Civico - Legnago, Via Fermi, 10

Fonte: MiBAC, 15 nov 2013

martedì 28 gennaio 2014

GRAZIE GRAZIE GRAZIE!

 
Carissimi amici ed amiche,
 
il triplice "grazie" vuole raggiungere i "confini estremi della terra" perchè desidero poter dirvi la mia gratitudine per le preghiere, i pensieri, le dediche che mi avete fatto e che avete innalzato al Dio della misericordia in vista della mia discussione della Tesi in Scienze Bibliche ed Archeologia. Vi dico la mia grandissima gioia per l'esito della discussione avvenuta ieri, coronata con un voto inaspettato e seguito da "Magna Cum Laude". Grazie ai miei proff. relatori, il prof. Alliata ed il prof. Pierri perchè hanno anche sottolineato l'importanza di una futura pubblicazione! Anche questo un dono inatteso!
 
Ho avuto la compagnia, qui a Gerusalemme, di una piccola delegazione dell'Ufficio pellegrinaggi, accompagnata da don Bruno, che mi hanno sostenuto assieme a tanti altri amici e compagni che vivono qui e che sono stati presenti nel mio permanere in Terra del Santo.
 
L'immagine che sta sopra è l'ultima diapositiva della presentazione in ppt fatta davanti ad una cinquantina di persone e vuole essere un invito a ricordare la Terra Santa e a mettere nel cuore un futuro possibile di pace per questa Terra amata da Dio. E' anche un invito a venire a visitarla!

Pubblico qualche foto della discussione e attendo fiducioso il ritorno in Italia verso metà di febbraio.
 
Lodiamo insieme il Signore perchè ha fatto meraviglie!
 
Grazie per tutto ora e sempre!
don Giana
 
All'inizio della discussione...

...con i miei due relatori, prof. Alliata (a sinistra) ed il prof. Pierri (a destra)

Con gli amici dell'UDP, i titolari della TESTCO e i due autisti Zoer e Rimon


Ed infine, la gioia della TESI discussa!
 
 
 

sabato 11 gennaio 2014

SCOPERTE: INDIVIDUATO IL PORTO DI HERACLEION-THONIS



Si tratta di una grande scoperta perchè, assieme agli altri porti del Mediterraneo, ci permette di capire le transazioni commerciali tra gli antichi imperi e le relazioni di scambio avvenute in passato.

Thonis-Heracleion era la porta verso l'Egitto, il porto obbligatorio di ingresso e dogana durante il Periodo Tardo egiziano (664 a.C. fino al 332 a.C.).
E 'stato un nodo fondamentale nella rete commerciale del Mediterraneo orientale attraverso il quale le merci venivano trasportate dentro e fuori dall'Egitto.
 
Le prime tracce di esso sono state trovate a 6,5 km al largo della costa dall'Istituto europeo per l'Archeologia Subacquea (IEASM) sotto la direzione generale di Franck Goddio nel 2000. In collaborazione con il Ministero egiziano delle antichità e il sostegno della Fondazione Hilti, la squadra ha recuperato importanti informazioni su antichi monumenti della città, come ad esempio il grande tempio del dio Amon e di suo figlio Khonsou.
Il documentario TV (prodotto in Inghilterra) offre un affascinante spaccato sul lavoro di archeologi subacquei e presenta le più importanti scoperte che sono state fatte negli ultimi 13 anni riguardo Thonis-Heracleion. La quantità e la diversità dei risultati ha stupito gli esperti: "Le prove archeologiche sono semplicemente stupefacenti", racconta Sir Barry Cunliffe, eminente archeologo dell'Università di Oxford.
"Rimasto sommerso e protetto da sabbia sul fondo del mare per secoli i reperti sono perfettamente conservati".
Tra i reperti vi è la più grande statua conosciuta del dio egizio della piena del Nilo (Hapi) e una delle più grandi concentrazioni di navi. Inoltre, ci sono santuari ben conservati nel cuore della zona del tempio, oggetti votivi e gioielli, monete e iscrizioni ufficiali finemente scolpite sulla pietra che documentano la vita della città e di scambio con le altre culture.
Il documentario televisivo ripercorre le varie fasi di anni di studio meticoloso e di lavori di scavo. Utilizzando animazioni 3D, le strutture della città antica sono di nuovo visibili: edifici e templi, navi, moli e pontili ed i sistemi di canali stanno tornando in superficie. Ma il lavoro è tutt'altro che finito: "Siamo solo all'inizio della nostra ricerca", spiega Franck Goddio, "probabilmente dovremo continuare a lavorare per i prossimi 200 anni perchè Thonis-Heracleion possa essere pienamente scoperta e compresa".
Giaceva trenta metri sotto il livello del mare. Ci sono voluti tre anni di scavi e quattro di ricerche geofisiche. La città porta il nome di Heracleion (per i greci) o Thonis (per gli antichi egizi).

Una città a dir poco mitologica riemerge dagli abissi Mar Mediterraneo dopo essere stata sepolta nella sabbia e nel fango per più di 1.200 anni. La città in questione è Heracleion per gli antichi greci (Thonis per gli antichi egizi), che era stata scoperta a 30 metri sotto il livello del mare ad Abukir, nei pressi di Alessandria.
Le ricerche sono ad opera di Franck Goddio e del suo gruppo archeologico che afferisce allo IEASM, European Institute for Underwater Acheology. Successivamente ad alcune ricerche geofisiche, le quali si sono protratte per più di 4 anni, e soprattutto dopo tre anni di scavi, Goddio e i suoi stanno svelando a poco a poco tutti i misteri della città scomparsa.
Con evidente stupore le acque hanno restituito reperti ben conservati che narrano di un vivace porto antico, centro nevralgico del commercio internazionale, ma anche di un attivo centro religioso. Secondo quanto scritto dal Telegraph, la città di Thonis-Heracleion era un punto importantissimo per gli scambi di merci e beni tra il Mediterraneo e il Nilo.

I ricercatori hanno trovato numerosi relitti, nonché monete d'oro, pesi da Atene, stele giganti scritte in egiziano e greco antico. Ma la città sommersa nascondeva anche manufatti religiosi. Tra questi un'enorme scultura in pietra. Ma non solo. Dopo tre anni di scavo le tracce della sommersa Heracleion parlano di un centro vivace, con un porto nevralgico importante per il commercio internazionale, e che era anche attivo religiosamente. E più si scava, più si scopre.

Fonte: http://pianetablunews.wordpress.com , 8 dic 2013

Per l'articolo sul Telegraph vedi:  
http://www.telegraph.co.uk/earth/environment/archaeology/10022628/Lost-city-of-Heracleion-gives-up-its-secrets.html

Un paio di foto (fonte: Telegraph) mostrano la statua di Hapi, il dio egizio della piena del Nilo:


Una ricostruzione della città di Heracleion-Thonis (fonte: Telegraph)