La festa della Presentazione di Maria al Tempio è una delle feste più care all’Oriente che la
celebra dal secolo VI quando a Gerusalemme viene edificata la Basilica di S.
Maria Nuova la “Nea”. Roma l’accetta
nel suo calendario solo a partire dal secolo XIV. Ho pensato di proporvi alcuni
passi dal racconto di Nahman Avigad, archeologo che ha scavato in molte
aree di Gerusalemme tra cui l’area D e T che comprende un complesso
monasteriale in cui è inserita la Nea.
La scoperta dell'iscrizione.
“Ritorniamo
al nostro racconto: era 1'8 maggio del 1977. Il
cingolato era occupato nello sgombero del materiale caduto
dalle volte. Eravamo ancora ad un livello elevato,
vicino al soffitto, e il lavoro continuava senza
problemi,
sotto
il controllo di Shlomo Margalit. Alle ore
4,30 pomeridiane squillò il telefono a casa mia. Shlomo mi disse con emozione:
«Ho trovato una iscrizione greca sul muro,
è tardi, io sono qui solo,
che cosa debbo fare?». Avevo sentito bene? Un'iscrizione sul muro
oggetto degli scavi? Durante tutti quegli anni non avevamo mai
trovato iscrizioni monumentali, ed improvvisamente questa
novità!
Mi
affrettai al luogo della scoperta e
quasi non credetti ai miei occhi . Sulla
parete rivolta a sud di uno degli ambienti a volta
appariva una grande tabula ansata che conteneva
un'iscrizione greca a 202 grandi caratteri, ben
conservata, con un testo di ringraziamento al
Signore; sotto di essa era tracciata una grande croce. Il tutto era
a rilievo. Nessuno aveva mai visto una cosa
simile nel paese.
Mi
affrettai a togliere il terriccio dalla scritta e
cominciai a leggere. Le parole «ergon» (opera) e
«basileus (imperatore) Justinianus» mi saltarono agli
occhi, e compresi subito di che cosa si trattava: era
un'epigrafe dedicatoria, una specie di biglietto
da visita! Era precisamente ciò che speravo di
trovare in un luogo come quello, ma non credevo certo
che saremmo stati così fortunati. Copiai
in fretta e con emozione lo scritto e lasciammo
il luogo al crepuscolo. Durante
la notte tornai due volte per assicurarmi che tutto fosse in ordine.
L'indomani ordinammo una sorveglianza continua.
Già
durante la notte avevo dedicato alcune ore
a decifrare l'iscrizione. Non
sono un esperto della lingua greca, ma il contenuto e il significato
erano chiari. Telefonai a Yoram Tsafrir e lo
pregai di venire il mattino dopo agli scavi.
Recentemente aveva compiuto un lavoro di ricerca sulla Gerusalemme
bizantina; l'iscrizione sarebbe stata per
lui un'esperienza straordinaria e la
sua competenza preziosa per l'interpretazione. Convocai
anche il padre domenicano Benoit, uomo di profonda cultura, che seguiva
da vicino tutte le fasi dei nostri scavi. Egli
rimase molto emozionato e continuava
a
mormorare: «Incredibile!». Per alcuni giorni
passarono molti studiosi dell'archeologia di
Gerusalemme per vedere l'iscrizione prima
che fosse staccata e portata via. In
considerazione del pericolo che rappresentavano per
essa i lavori di costruzione che sarebbero continuati
a lungo sul luogo, avevamo deciso infatti di trasportarla temporaneamente
al sicuro e di farla tornare al suo posto in seguito.
Il
lavoro difficile e delicato del distacco fu condotto a termine nel modo
migliore dai tecnici del Laboratorio del Museo di Israele, Dodo Shenhav e Rafi
Brown.
L'iscrizione
era inserita in una tabula ansata secondo
l'uso romano. La lunghezza della tabula era di m 1,58 mentre quella
dello scritto era di m 1,20; l'altezza
dei caratteri era di cm 8-10
ed era contenuta in cinque righe. I caratteri erano stati fatti
a
rilievo
nell'intonaco e quindi colorati in rosso. Lo stato di conservazione era quasi
perfetto tranne poche lettere, quindi la lettura era agevole. Questo è il testo:
«Questa opera è stata fatta per la generosità dell'imperatore, il piissimo Flavio
Giustiniano e con la sorveglianza e la diligenza di Costantino
il Sacerdote santissimo e Padre del Convento
(nell'anno) XIII della indizione».
L'iscrizione
celebrava dunque la costruzione dell'edificio, della
quale l'imperatore Giustiniano era stato promotore
e protettore (è noto che egli aveva messo
a disposizione il danaro per la costruzione e
per il mantenimento della chiesa) ed alla qua-le
aveva partecipato il monaco Costantino, dirigendone i
lavori. La datazione secondo il conteggio della indizione
non rende possibile stabilire l'anno preciso: l'indizione
era l'intervallo di tempo di quindici anni
tra il controllo dei beni dei sudditi dell'Impero e
la valutazione che veniva fatta per stabilire l'ammontare
delle tasse. All'epoca di Giustiniano il
tredicesimo anno dell'indizione cadde tre volte: nel
534-535, nel 549-550 e nel 564-565 . L'anno 549-550
(cioè il sesto dopo l'inaugurazione della Nea)
sembra il più probabile per la costruzione dell'edificio
aggiunto. Il luogo in cui era stata posta la tabula ansata, quasi
8 m sopra al pavimento e dentro un bacino d'acqua,
sotterraneo e completamente oscuro, prova
che essa non era destinata ad esser letta dal pubblico. Era una scritta per la
fondazione, che era stata vista soltanto durante la cerimonia dell'inaugurazione, ed
era destinata a restare come suo ricordo.
Sembra
che si riferisse non soltanto alla costruzione sovrastante, ma anche a un
monastero del quale il padre Costantino era superiore o ancora a qualche altro
edificio annesso”.
Estratto da N. Avigad “Gerusalemme.
Archeologia della Città Santa” Roma 1986 pagg. 201-204.
IN FOTO: l'iscrizione
originale conservata la Museo di Israele a Gerusalemme. Nella seconda la
"Carta di Madaba", un mosaico del VI sec. d.C. con la collocazione
della Basilca "Nea", e come riferimento, la Basilica del S. Sepolcro.