Archeologia:
nel cuore dell'antico impero Assiro scoperti centinaia di siti sconosciuti,
bassorilievi, acquedotti e una necropoli
Prima campagna di ricerca del
“Progetto archeologico regionale Terra di Ninive” coordinato dall’Ateneo e
finanziato da Regione FVG-Informest, Provincia di Udine e Ministero degli
Esteri
Il cuore dell’impero Assiro, che dominò l’antica
Mesopotamia nel I millennio a.C., si svela alla missione archeologica
dell’Università di Udine nell’Iraq settentrionale (Regione del Kurdistan
iracheno). La prima campagna di ricerca ha portato alla scoperta di 239 siti
archeologici finora sconosciuti di epoca compresa tra il IX millennio a.C. e il
periodo medievale e ottomano, di cinque acquedotti dell’VIII-VII secolo a.C. e
di una serie di grandi canali irrigui a essi collegati, di una vasta necropoli
del XIX-XVIII secolo a.C. e di bassorilievi rupestri del VII secolo a.C. La
missione ha inoltre iniziato il lavoro preliminare alla realizzazione di un
grande parco archeologico-ambientale la cui creazione è stata chiesta
all’Ateneo friulano dall’Unesco, che ne supervisionerà la realizzazione.
Quella promossa dall’Università di Udine è la
prima ricerca archeologica intensiva, sistematica e interdisciplinare condotta
su larga scala nella “Terra di Ninive”, un’area della Mesopotamia
settentrionale di 2900 chilometri quadrati, a cavallo fra le province di Ninive
(Mosul) e Dohuk. La regione è l’entroterra della grande città (750 ettari di
superficie con una popolazione di circa 20 mila abitanti) che nel I millennio
a.C. divenne la capitale dell’impero neo-assiro. La missione archeologica
italiana in Assiria rientra nel “Progetto archeologico regionale Terra di
Ninive” (PARTeN) coordinato dall’Ateneo friulano e finanziato dalla Regione
Friuli Venezia Giulia attraverso Informest, dalla Provincia di Udine e dal Ministero
degli Affari esteri.
La prima campagna è durata tre mesi, da luglio a
ottobre. Vi ha partecipato un team composto da una trentina di persone fra
docenti, studenti, specializzandi e dottorandi delle università di Udine,
Venezia e Verona, nonché specialisti degli Atenei di Milano, Modena e Reggio
Emilia, Venezia e dell’Istituto per le Tecnologie applicate ai Beni culturali
del Cnr di Roma. «Le scoperte fatte finora sono andate ben oltre le più
ottimistiche aspettative», sottolinea il direttore della missione, Daniele
Morandi Bonacossi, professore di Archeologia del Vicino Oriente antico
all’Università di Udine. Uno degli obiettivi più importanti delle ricerche
appena concluse è costituito dalla ricostruzione geoarcheologica e topografica
dell’imponente, e ancora poco conosciuto, sistema idraulico costruito fra VIII
e VII sec. a.C. dal sovrano assiro Sennacherib (705-681 a.C.) per portare
l’acqua a Ninive. «Al ramificato sistema irriguo delle zone retrostanti a
Ninive – spiega Morandi Bonacossi – si collegano i primi acquedotti monumentali
della storia e una serie di rilievi rupestri di grandi dimensioni raffiguranti
il re e le principali divinità assire».
Centinaia di siti archeologici
sconosciuti. Un’intensa ricognizione del grande territorio compreso
fra la valle del Tigri e il Monte Maqloub ha permesso di scoprire 239 nuovi
siti archeologici databili fra la preistoria più antica (Epipaleolitico e
Neolitico – 16.000 a.C. circa) e l’epoca islamica (inizio del XX secolo d.C.).
I momenti di maggior insediamento nella regione corrispondono alla metà del III
millennio a.C. e al periodo neo-assiro (IX-VII secolo a.C.), quando
nell’entroterra di Ninive esistevano più di cento siti insediati fra città
fortificate, villaggi e fattorie disperse in un grande territorio irrigato in
maniera intensiva da canali e acquedotti del sistema idraulico di Sennacherib.
I bassorilievi rupestri e gli acquedotti.
Alcuni dei risultati più importanti della prima campagna sono il
frutto della ricognizione archeologica del sistema idraulico per
approvvigionare d’acqua Ninive e irrigare la campagna del suo entroterra. Le
ricerche dei grandi canali tagliati nella roccia o scavati nella terra dagli
ingegneri assiri hanno permesso di scoprire cinque nuovi acquedotti costruiti
con blocchi di pietra perfettamente lavorati e di individuare il percorso
compiuto dal canale presso l’odierno villaggio di Faideh. Qui, sul fianco del
canale, la missione dell’Università di Udine ha scoperto sei bassorilievi
scolpiti nella roccia, parte di una serie straordinaria di nove bassorilievi
quasi completamente sepolti dai detriti accumulatisi nei secoli. Di essi, fino
ad oggi, erano noti solo tre, rappresentanti una processione con le principali
divinità del pantheon assiro. «È un ritrovamento di portata eccezionale –
evidenzia Morandi Bonacossi – e probabilmente altri bassorilievi saranno
individuati nella prossima campagna quando il canale, già identificato per un
tratto di circa 6 chilometri, sarà scavato in collaborazione con il direttore
delle Antichità di Dohuk, Hassan Qasim».
La necropoli paleo-assira. La
missione udinese ha anche scoperto un’estesa necropoli a inumazione del periodo
paleo-assiro (XIX-XVIII sec. a.C.) nel sito di Tell Gomel (V millennio a.C.),
lungo il fiume Gomel nella pianura ai piedi del Monte Maqloub. La necropoli è
costituita da una serie di ricche tombe a camera costruite con mattoni cotti e
struttura ad arco. L’indagine archeologica di Tell Gomel ha documentato
l’esistenza di un’occupazione ininterrotta del sito che va dal periodo
Calcolitico all’epoca ottomana (circa 5000 a.C. – XX secolo d.C.). L’area si
estende su una superficie di circa 16 ettari, ha un’acropoli che domina la
pianura circostante da un’altezza di circa 40 metri e una vasta città bassa che
si estende ai piedi dell’acropoli. «Il grande studioso inglese Sir Aurel Stein
– spiega Morandi Bonacossi – nel suo Limes Report (1938-1939,
pubblicato nel 1985) colloca nella pianura circostante Tell Gomel il campo di
battaglia di Gaugamela, dove nel 331 a.C. Alessandro Magno sconfisse Dario III,
aprendo così la strada alla definitiva conquista dell’impero persiano».
Il parco archeologico-ambientale.
Obiettivo del parco è tutelare e musealizzare il paesaggio culturale della
“Terra di Ninive” rendendolo fruibile al pubblico. Al centro c’è il sistema
idraulico di Sennacherib con i suoi monumenti (acquedotto di Jerwan) e i grandi
rilievi rupestri di Maltai, Faideh, Shiru Maliktha e Khinis. «La creazione del
parco e la definizione dei perimetri delle aree di protezione con vincolo
archeologico – spiega Morandi Bonacossi – costituiranno la base di
un’importante iniziativa di valorizzazione e disseminazione della conoscenza
rivolta al grande pubblico e al turismo nazionale e internazionale che si
fonderà sulla conservazione e musealizzazione dei siti, sulla proposta per
l’inserimento del sistema idraulico assiro e dell’intero paesaggio culturale ad
esso connesso nella World Heritage List dell’Unesco e sulla creazione di un
sistema informativo geografico pubblicato su web (WebGis) accessibile al
pubblico».
Il progetto PARTeN. È un’ampia
ricerca multidisciplinare promossa dall’Università di Udine grazie al
fondamentale sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia attraverso Informest,
nonché della Provincia di Udine e del Ministero degli Affari esteri. Obiettivo
del progetto è ricostruire la formazione e l’evoluzione del paesaggio culturale
e naturale della “Terra di Ninive” fra Paleolitico ed epoca islamica e
garantirne la valorizzazione e la tutela in forme innovative. La ricerca si
basa su una ricognizione archeologica di superficie a carattere regionale,
integrata dallo scavo archeologico del sito di Tell Gomel. Il progetto mira a
ricostruire i modelli d’insediamento nella regione, l’utilizzo e la gestione
del suo territorio, soprattutto nelle sue risorse fondamentali, acqua e suoli
agricoli. A ciò s’accompagna lo studio delle dinamiche insediative e
demografiche, la ricerca sulla cultura materiale della regione e la sua
evoluzione. Questi scopi s’integrano strettamente con la ricostruzione geo e
bioarcheologica dell’ambiente naturale antico e della sua evoluzione come
conseguenza di fluttuazioni climatiche globali e dell’impatto antropico. Al
centro della ricerca vi sono altre problematiche specifiche, come lo studio del
I millennio a.C., epoca in cui la regione costituiva il cuore geografico e
politico dell’impero assiro. «Molto poco infatti – sottolinea Morandi Bonacossi
– si sa dell’entroterra di Ninive e dei modelli d’insediamento e uso del
territorio in questa regione così importante per il sostentamento della
capitale».
Per
una rassegna di foto si può consultare il sito:
http://qui.uniud.it/notizieEventi/cultura/archeologia-nel-cuore-dellantico-impero-assiro