Firmato da Israele, Giordania
e palestinesi l’accordo per il collegamento Mar Rosso-Mar Morto
Una gara d’appalto internazionale
per garantire alla regione milioni di metri cubi di acqua dolce, energia
idroelettrica e la salvaguardia del lago salato dal degrado ambientale
Dopo anni di progetti e contatti, con una cerimonia
nella sede di Washington della Banca Mondiale Israele Giordania e Autorità
Palestinese hanno firmato lunedì sera un accordo che dà via libera alla
costruzione del Canale Mar Rosso-Mar Morto, nel quadro di un’ampia iniziativa
destinata a produrre milioni di metri cubi di acqua dolce per rispondere alle
necessità della regione semi-arida e contrastare la diminuzione del livello
delle acque del Mar Morto.
Israele era rappresentato dal Ministro dell’energia
Silvan Shalom, che è anche Ministro per la cooperazione regionale e per le
infrastrutture. Per la Giordania era presente il Ministro delle risorse idriche
e dell’irrigazione Hazem Nasser; per l’Autorità Palestinese, il Ministro per
l’acqua Shaddad Attili. “Si tratta di un accordo storico – ha detto il ministro
Shalom – E’ un sogno che si avvera e che speriamo possa favorire la pace nella
regione”.
La prima fase del collegamento Mar Rosso-Mar Morto,
noto anche come Canale dei Due Mari, dovrebbe costare fra 250 e 400 milioni di
dollari, raccolti fra paesi donatori, fonti filantropiche e un’iniezione di
liquidità da parte della Banca Mondiale. Entro un anno il piano trilaterale
prevede la pubblicazione di una gara d’appalto internazionale per la
costruzione dell’intera condotta in galleria per 180 chilometri, destinata a
trasportare l’acqua lungo la Valle di Arava, in territorio giordano, da un
impianto di desalinizzazione posto nel Golfo di Aqaba sino al Mar Morto. La
superficie del Mar Morto si trova circa 427 metri sotto il livello del mare per
cui l’acqua defluirà naturalmente dal Mar Rosso verso nord. Salvo ritardi
imprevisti, la costruzione della struttura e dell’impianto di desalinizzazione
sarà completata entro 4-5 anni.
Secondo il progetto, ogni anno verranno pompati circa
200 milioni di metri cubi di acqua dal Mar Rosso, all’estremità meridionale di
Israele. Un grande impianto di desalinizzazione nella città giordana di Aqaba,
che sorge sul golfo di Eilat dirimpetto alla località turistica israeliana,
produrrà acqua potabile. Israele ne riceverà 30-50 milioni di metri cubi a
beneficio della città portuale di Eilat e delle comunità nell’arida regione di
Arava, mentre la Giordania ne utilizzerà 30 milioni per le proprie aree
meridionali. Cento milioni di metri cubi del sottoprodotto altamente salino del
processo saranno convogliati verso nord fino al Mar Morto per ricostituire il
precario livello del grande lago salato.
Nell’ambito dello stesso accordo, nel nord Israele
pomperà 50 milioni di metri cubi di acqua destinati alle regioni settentrionali
della Giordania e 30 milioni per gli abitanti della Cisgiordania sotto Autorità
Palestinese: in parte acqua dolce dal lago Kinneret (Mare di Galilea), in parte
acqua riciclata per l’agricoltura.
L’idea di creare un collegamento tra i due mari venne
avanzata per la prima volta dagli inglesi e dallo stesso Theodor Herzl alla
fine del XIX secolo. Un secolo più tardi, negli anni ’90, dopo la pace firmata
fra Israele e Giordania, l’idea della condotta riprese slancio.
Per almeno un decennio le parti interessate hanno
soppesato i pro e i contro di un tale progetto (fortemente contestato da gruppi
ambientalisti come Amici delle Terra-Medio Oriente e dallo stesso Ministero
dell’ambiente israeliano). Nel frattempo però il livello del Mar Morto ha
continuato a calare a un ritmo di un metro all’anno a causa del progressivo
declino dell’afflusso, da nord, dal fiume Giordano.
Lo scorso gennaio la Banca Mondiale ha pubblicato tre
rapporti dettagliati sul piano trilaterale per la costruzione del Canale dei
Due Mari, redatti da diversi esperti esterni: uno studio di fattibilità, una
valutazione ambientale e sociale e uno studio sulle alternative strategiche.
Indicando come obiettivo del progetto quello di preservare il Mar Morto dal
degrado ambientale, di produrre acqua desalinizzata e di generare energia
idroelettrica a prezzi ragionevoli, la Banca Mondiale sottolineava che il
programma dovrebbe anche funzionare come “un simbolo per la pace in Medio
Oriente”, in particolare tra israeliani, giordani e palestinesi. Lo studio di
fattibilità ha determinato che è possibile procedere con la costruzione di una
conduttura in galleria, di un grande impianto di desalinizzazione e di due
centrali idroelettriche, il tutto in territorio giordano. La valutazione
ambientale e sociale metteva invece in guardia rispetto al rischio di
“modifiche negative all’aspetto e alla qualità dell’acqua” del Mar Morto e possibili
danni all’ecologia globale della regione. Il terzo rapporto, quello sulle
alternative, individuava un’opzione che avrebbe combinato diverse soluzioni:
desalinizzazione ad Aqaba e sulle sponde del Mediterraneo con importazione di
acqua dalla Turchia, più conservazione e riciclaggio dell’acqua.
Il Ministro israeliano per la cooperazione regionale
Silvan Shalom ha continuato a sostenere il progetto prospettato dal rapporto di
fattibilità, sottolineandone i benefici per tutte le parti coinvolte e per la
salvaguardia del Mar Morto. “Il progetto ha ottenuto il sostegno del primo
ministro Benjamin Netanyahu insieme a quello del presidente dell’Autorità
Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) e, naturalmente, del re di Giordania”, ha
detto il ministro Shalom a radio Galei Tzahal. Il Ministro giordano Hazem
Nasser ha sottolineato che l’accordo non è politico. “E’ un accordo umanitario
– ha detto – progettato per aiutare coloro che hanno bisogno di acqua, e ha un
aspetto ecologico dal momento che stiamo cercando di salvare il Mar Morto.
Senza acqua non c’è occupazione e la povertà imperversa. Questo è il motivo per
cui collaboriamo con i nostri partner regionali”. “L’accordo – ha detto il
ministro palestinese Shaddad Attili – non è correlato agli accordi di Oslo. Il
bello è che questo è un accordo regionale che è importante per tutti noi, e per
salvare il Mar Morto. Abbiamo dimostrato che possiamo lavorare insieme”.
“Abbiamo deciso di attuare il processo in più fasi e
la prima fase è l’impianto di desalinizzazione ad Aqaba e l’acquedotto per
salvare il Mar Morto – ha spiegato il ministro Shalom – Stiamo aggiungendo un
altro strato alla pace con i nostri vicini. Adottiamo questo accordo
trilaterale per aiutare gli abitanti della regione, per salvare il Mar Morto,
per fornire acqua ed elettricità, e per realizzare una cooperazione strategica,
economica e politica. Oggi è un vero giorno da celebrare, senza frasi fatte”.
(Da: Times of Israel, Jerusalem Post, YnetNews, Jerusalem On Line, 9.12.13)