mercoledì 11 dicembre 2013

MAR ROSSO - MAR MORTO



Firmato da Israele, Giordania e palestinesi l’accordo per il collegamento Mar Rosso-Mar Morto

Una gara d’appalto internazionale per garantire alla regione milioni di metri cubi di acqua dolce, energia idroelettrica e la salvaguardia del lago salato dal degrado ambientale

Dopo anni di progetti e contatti, con una cerimonia nella sede di Washington della Banca Mondiale Israele Giordania e Autorità Palestinese hanno firmato lunedì sera un accordo che dà via libera alla costruzione del Canale Mar Rosso-Mar Morto, nel quadro di un’ampia iniziativa destinata a produrre milioni di metri cubi di acqua dolce per rispondere alle necessità della regione semi-arida e contrastare la diminuzione del livello delle acque del Mar Morto.
Israele era rappresentato dal Ministro dell’energia Silvan Shalom, che è anche Ministro per la cooperazione regionale e per le infrastrutture. Per la Giordania era presente il Ministro delle risorse idriche e dell’irrigazione Hazem Nasser; per l’Autorità Palestinese, il Ministro per l’acqua Shaddad Attili. “Si tratta di un accordo storico – ha detto il ministro Shalom – E’ un sogno che si avvera e che speriamo possa favorire la pace nella regione”.
La prima fase del collegamento Mar Rosso-Mar Morto, noto anche come Canale dei Due Mari, dovrebbe costare fra 250 e 400 milioni di dollari, raccolti fra paesi donatori, fonti filantropiche e un’iniezione di liquidità da parte della Banca Mondiale. Entro un anno il piano trilaterale prevede la pubblicazione di una gara d’appalto internazionale per la costruzione dell’intera condotta in galleria per 180 chilometri, destinata a trasportare l’acqua lungo la Valle di Arava, in territorio giordano, da un impianto di desalinizzazione posto nel Golfo di Aqaba sino al Mar Morto. La superficie del Mar Morto si trova circa 427 metri sotto il livello del mare per cui l’acqua defluirà naturalmente dal Mar Rosso verso nord. Salvo ritardi imprevisti, la costruzione della struttura e dell’impianto di desalinizzazione sarà completata entro 4-5 anni.
Secondo il progetto, ogni anno verranno pompati circa 200 milioni di metri cubi di acqua dal Mar Rosso, all’estremità meridionale di Israele. Un grande impianto di desalinizzazione nella città giordana di Aqaba, che sorge sul golfo di Eilat dirimpetto alla località turistica israeliana, produrrà acqua potabile. Israele ne riceverà 30-50 milioni di metri cubi a beneficio della città portuale di Eilat e delle comunità nell’arida regione di Arava, mentre la Giordania ne utilizzerà 30 milioni per le proprie aree meridionali. Cento milioni di metri cubi del sottoprodotto altamente salino del processo saranno convogliati verso nord fino al Mar Morto per ricostituire il precario livello del grande lago salato.
Nell’ambito dello stesso accordo, nel nord Israele pomperà 50 milioni di metri cubi di acqua destinati alle regioni settentrionali della Giordania e 30 milioni per gli abitanti della Cisgiordania sotto Autorità Palestinese: in parte acqua dolce dal lago Kinneret (Mare di Galilea), in parte acqua riciclata per l’agricoltura.
L’idea di creare un collegamento tra i due mari venne avanzata per la prima volta dagli inglesi e dallo stesso Theodor Herzl alla fine del XIX secolo. Un secolo più tardi, negli anni ’90, dopo la pace firmata fra Israele e Giordania, l’idea della condotta riprese slancio.
Per almeno un decennio le parti interessate hanno soppesato i pro e i contro di un tale progetto (fortemente contestato da gruppi ambientalisti come Amici delle Terra-Medio Oriente e dallo stesso Ministero dell’ambiente israeliano). Nel frattempo però il livello del Mar Morto ha continuato a calare a un ritmo di un metro all’anno a causa del progressivo declino dell’afflusso, da nord, dal fiume Giordano.
Lo scorso gennaio la Banca Mondiale ha pubblicato tre rapporti dettagliati sul piano trilaterale per la costruzione del Canale dei Due Mari, redatti da diversi esperti esterni: uno studio di fattibilità, una valutazione ambientale e sociale e uno studio sulle alternative strategiche. Indicando come obiettivo del progetto quello di preservare il Mar Morto dal degrado ambientale, di produrre acqua desalinizzata e di generare energia idroelettrica a prezzi ragionevoli, la Banca Mondiale sottolineava che il programma dovrebbe anche funzionare come “un simbolo per la pace in Medio Oriente”, in particolare tra israeliani, giordani e palestinesi. Lo studio di fattibilità ha determinato che è possibile procedere con la costruzione di una conduttura in galleria, di un grande impianto di desalinizzazione e di due centrali idroelettriche, il tutto in territorio giordano. La valutazione ambientale e sociale metteva invece in guardia rispetto al rischio di “modifiche negative all’aspetto e alla qualità dell’acqua” del Mar Morto e possibili danni all’ecologia globale della regione. Il terzo rapporto, quello sulle alternative, individuava un’opzione che avrebbe combinato diverse soluzioni: desalinizzazione ad Aqaba e sulle sponde del Mediterraneo con importazione di acqua dalla Turchia, più conservazione e riciclaggio dell’acqua.
Il Ministro israeliano per la cooperazione regionale Silvan Shalom ha continuato a sostenere il progetto prospettato dal rapporto di fattibilità, sottolineandone i benefici per tutte le parti coinvolte e per la salvaguardia del Mar Morto. “Il progetto ha ottenuto il sostegno del primo ministro Benjamin Netanyahu insieme a quello del presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) e, naturalmente, del re di Giordania”, ha detto il ministro Shalom a radio Galei Tzahal. Il Ministro giordano Hazem Nasser ha sottolineato che l’accordo non è politico. “E’ un accordo umanitario – ha detto – progettato per aiutare coloro che hanno bisogno di acqua, e ha un aspetto ecologico dal momento che stiamo cercando di salvare il Mar Morto. Senza acqua non c’è occupazione e la povertà imperversa. Questo è il motivo per cui collaboriamo con i nostri partner regionali”. “L’accordo – ha detto il ministro palestinese Shaddad Attili – non è correlato agli accordi di Oslo. Il bello è che questo è un accordo regionale che è importante per tutti noi, e per salvare il Mar Morto. Abbiamo dimostrato che possiamo lavorare insieme”.
“Abbiamo deciso di attuare il processo in più fasi e la prima fase è l’impianto di desalinizzazione ad Aqaba e l’acquedotto per salvare il Mar Morto – ha spiegato il ministro Shalom – Stiamo aggiungendo un altro strato alla pace con i nostri vicini. Adottiamo questo accordo trilaterale per aiutare gli abitanti della regione, per salvare il Mar Morto, per fornire acqua ed elettricità, e per realizzare una cooperazione strategica, economica e politica. Oggi è un vero giorno da celebrare, senza frasi fatte”.

(Da: Times of Israel, Jerusalem Post, YnetNews, Jerusalem On Line, 9.12.13)



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