lunedì 24 ottobre 2011

Escursione a Wadi Murrabb'at

Simon bar Kokheba o Bar Kochba (ossia, "figlio della stella"), fu un rivoluzionario ebreo che guidò la terza guerra giudaica (dal 132 al 135 dc) contro i romani, ma sul quale le fonti scarseggiano. Allo scoppio della guerra era imperatore Adriano, ma le tensioni fra giudei e romani stavano crescendo da parecchio tempo.
Nel 132 Simon si autoproclamò Messia, mettendosi a capo dell'ultima rivolta ebraica contro l'Impero Romano. Dopo la sconfitta di quella ribellione, i sacerdoti ebrei lo chiamarono Bar Koseba, ossia "il figlio della menzogna".
Durante la rivolta i cristiani si rifiutarono di combattere e secondo Giustino di Nablus, vennero condannati ad essere puniti duramente a meno che non disconoscessero Gesù come Messia e maledicessero il suo nome. Un approfondimento di questo tema lo si può trovare (in lingua inglese) nel sito: http://www.livius.org/ja-jn/jewish_wars/jwar07.html.
Comunque dopo un primo momento nel quale la guerriglia e l'effetto sorpresa permisero ai ribelli di conseguire notevoli successi, i romani si decisero a reprimere la rivolta con un intervento massiccio. Adriano assegnò a questa campagna Giulio Severo (da poco tornato dalla Britannia) che basò la sua strategia offensiva sul temporeggiamento volto a sfiancare l'avversario e sull'esecuzione immediata dei prigionieri. Nel 135 i rivoltosi vennero schiacciati definitivamente dalla superiorità militare romana a Bethar e l'ultima opposizione giudaica ai romani venne vinta. Gerusalemme venne trasformata in una città "ellenistica" e le venne cambiato il nome in Aelia Capitolina, non permettendo più agli ebrei di metterci piede. Iniziò così un periodo di forte repressione religiosa sotto il dominio romano di Adriano.
Nel 1960 vennero alla luce diverse lettere scritte da Bar Kokheba ai suoi ufficiali in alcune grotte a Wadi Murabba, chiamati manoscritti di Murrabba'at, e a Nahal Hever.
Domenica 23 ottobre ci siamo stati. Ecco qualche foto.
Questo è l'imbocco del wadi (torrente)

L'interno della grotta dove sono state trovate le lettere

Alcuni tratti del wadi con pozze d'acqua residua

La nostra "guida" esperta, fr. Oscar Mario


mercoledì 19 ottobre 2011

Lago di Fimon - dintorni di Vicenza (Italia) - aggiornamento

Le indagini archeologiche alle Fratte di Fimon proseguono. Lo hanno deciso l'assessore provinciale Paolo Pellizzari e il Soprintendente ai Beni archeologici del Veneto, Vincenzo Tinè in visita ad uno scavo che, a detta dello stesso Tinè, presenta aspetti eccezionali. Le indagini condotte dalla Cooperativa archeologica Ara sotto la direzione di Elodia Bianchin della Soprintendenza hanno infatti portato alla luce un insediamento antico databile tra il 3.700 e il 3.500 a.c., già in possesso della metallurgia del rame.
«L'età del rame - ha spiegato la Bianchin - era testimoniata finora nelle valli di Fimon solo da ritrovamenti di superficie del secolo scorso. Qui siamo in presenza di un sito umido con impianti e spazi abitativi realizzati per mezzo di strutture lignee verticali, provviste di focolari e circostanti aree di frequentazione per attività domestiche e di lavorazioni artigianali».
L'eccezionalità del ritrovamento è testimoniata anche dal gran numero di ricercatori e appassionati di archeologia che qualche giorno fa hanno aderito all'iniziativa "scavi aperti" e che hanno quindi potuto verificare e studiare di persona l'insediamento. Ad accoglierli, con Pellizzari e Tinè, il vicesindaco del Comune di Arcugnano Federico Bedin e il direttore tecnico di cantiere Valerio Chiezzi. L'analisi dei pali verticali, lavorati e infissi nel limo lacustre anche a notevole profondità, consentirà di comprendere meglio le tipologie di queste strutture. Grazie allo studio dei materiali archeologici recuperati ( manufatti fittili e in pietra) si potranno comprendere le dinamiche culturali dei gruppi umani che frequentarono le valli di Fimon nei secoli a cavallo del IV millennio a.c.

Fonte
: Il Giornale di Vicenza.it, 03 ottobre 2011

BREVE ILLUSTRAZIONE DEGLI SCAVI PRESSO IL LAGO DI FIMON

La località “Le fratte” nelle Valli di Fimon è nota agli studiosi per il rinvenimento occasionale, negli anni ottanta del Novecento, di vasellame e da manufatti in selce (esposti al Museo Civico di Vicenza) datati alla fase recente della Cultura dei Vasi a Bocca Quadrata. Il sito de”Le fratte” si configurava quindi come più recente di quello di Fimon-Molino Casarotto, ma attribuibile a popolazioni del Neolitico portatrici della stessa cultura, così denominata dagli studiosi per la caratteristica forma “a bocca quadrata”di parte del vasellame ceramico.
Il deposito archeologico ancora in posto si caratterizza per la presenza di alcune aree di focolare ben organizzate e provviste di sottostrutture (buche di palo, impronte in negativo di paletti), nelle quali si rinviene materiale ceramico e industrie litiche di tecnologia laminare.
L’indagine archeologica risulta particolarmente complessa in quanto disturbata da scassi moderni da ricondurre sicuramente alla coltivazione delle cave di torba che hanno interessato storicamente la zona in esame.
Analisi preliminari della documentazione archeologica rinvenuta consentono un inquadramento cronologico compreso tra una fase recente del Neolitico e una fase iniziale dell’età del Rame, tra metà V e fine IV millennio a.C. Alcuni elementi ceramici presentano caratteristiche tipologiche, stilistiche e tecnologiche, che richiamano la cronologia indicata.
Per quanto riguarda le industrie litiche sono state rinvenute finora lame di medie dimensioni e con selce di buona qualità.
A livello stratigrafico è necessario sottolineare come le strutture di combustione (focolari) si impostano direttamente a contatto con un antico strato di torba fogliettata che, probabilmente, costituiva il reale piano di calpestio.delle genti del Neolitico e di quelle della successiva età del Rame. Infatti, lo strato torboso presenta una conformazione irregolare con solcature riempite, in antico, da uno strato di limo grigiastro con carboni e scarsi elementi litici e ceramici che ne testimoniano appunto la frequentazione umana.
Di notevole importanza per la ricostruzione dell’ambiente naturale antico saranno inoltre i dati provenienti dalle analisi di laboratorio che verranno effettuate sui campioni di terra prelevati nel corso degli scavi; qui verranno ricercati e determinati i macroresti vegetali e i pollini che consentiranno di ricostruire l’habitat delle valli di Fimon nel IV millennio a.C. Un ulteriore contributo per la determinazione dell’arco cronologico di frequentazione del sito verrà sicuramente dalle determinazioni radiometriche al C14 che saranno effettuate sui numerosi resti lignei (alcuni dei quali carbonizzati ) rinvenuti in prossimità delle aree a fuoco.
Possiamo segnalare fin d’ora, alla luce degli scavi archeologici in corso, che un elemento di analogia costruttiva tra il sito de “Le fratte”con quello di “Molino Casarotto” è rappresentato da alcuni pali infissi verticalmente nel limo lacustre, la cui funzione si ritiene possa essere stata di sostegno di coperture aeree dei focolari, ma anche di bonifica del limo lacustre di fondo. Questi aspetti strutturali del sito de “Le fratte” saranno meglio compresi con il prosieguo delle ricerche.
Particolare attenzione viene posta nel corso degli scavi a tutti quelli elementi di ordine geologico che potrebbero spiegare i processi naturali che portarono al degrado del sito e della località più in generale dopo il suo abbandono da parte dell’ultimo gruppo umano che frequentò la zona tra la fine del Neolitico e gli inizi dell’età del Rame.
Lo scavo stratigrafico ha infatti evidenziato il succedersi di vari livelli alluvionali che sigillano gli strati antichi; tali depositi si impostano, in buona parte dell’area, direttamente sullo strato torboso di base. Proprio il variare del livello del lago di Fimon (o più verosimilmente di un suo ramo), avrebbe potuto essere la causa dell’abbandono del sito de “Le fratte”agli inizi del III millennio, per non essere più frequentato dall’Uomo a fini abitativi.

Qualche immagine dal sito:


Resti di un focolare



Resti di pali piantati per palafitta



L'assessore Pellizzari mostra una punta di freccia dell'età del Bronzo


Segnalazione rivista

Un’uscita recentissima della Biblical Archaelogy Review riporta le recenti scoperte di vestigia di chiese della prima cristianità in Israele, Turchia ed Egitto, le quali potrebbero rispondere alle questioni relative a quanto sia antico il Cristianesimo e a quando abbia smesso di essere una delle tante sette giudaiche per diventare esso stesso una religione. Di seguito l’articolo di presentazione in lingua inglese.


When Did Christianity Begin to Spread?

Churches are among Biblical archaeology findings that hold the answer

When did Christianity begin to spread? The cross-shaped marble baptistery is one of the new archaeology discoveries at the fourth-century church in Laodicea that shows just how old is Christianity in Turkey. There was already a well-established Christian community here for hundreds of years by the time this magnificent church was built.
How old is Christianity? When did it stop being a Jewish sect and become its own religion? As reported in “Crossing the Holy Land” in the September/October 2011 issue of Biblical Archaeology Review, new archaeology discoveries of churches are crucial Biblical archaeology findings that help answer those questions. But when did Christianity begin to build these churches? Early Christian gathering places are difficult to identify because at first Christians met together mostly in private homes. Even as Christian populations grew, distrust and persecution by their Roman rulers forced the early church to stay out of the public eye.
The situation changed in 313 A.D. when the emperor Constantine made Christianity a licit religion of the Roman Empire. With this acceptance came the construction of large public buildings, or churches, to serve the worship needs of Christians. Remains of these churches are now turning up in Biblical archaeology findings around the world, helping to answer the questions: How old is Christianity in places like Turkey and Egypt? And when did Christianity begin to spread beyond Israel throughout the Roman Empire?
In early February 2011 the Israel Antiquities Authority (IAA) announced some Biblical archaeology findings, including a large Byzantine Church at Horvat Midras southwest of Jerusalem. The structure, which was used as a church in the fifth–seventh centuries, was among many new archaeology discoveries at the site and was located inside an earlier Jewish compound. The highlight of the basilica is the mosaic carpeting. The colorful geometric patterns and images of fish, peacocks, lions and foxes are rare in both the level of craftsmanship and the state of preservation.
But then disaster struck. Someone attacked these mosaics with a hammer. In the wake of the vandalism, the IAA covered the Biblical archaeology findings, stating that they hoped the mosaics could be mostly preserved, although it will now require significantly more time and money.
But how old is Christianity’s presence in Turkey? Given the importance of Asia Minor to the apostle Paul and other early followers of Jesus, it should come as no surprise that a church from the fourth century was among the new archaeology discoveries there. Turkey announced at the end of January 2011 that a large, well-preserved church had been found at Laodicea using ground-penetrating radar. According to the excavation director the church was built during the reign of Constantine (306–337 A.D.) and destroyed by an earthquake in the early seventh century.
Laodicea is mentioned several times in the New Testament, in both Paul’s letter to the Colossians and the Book of Revelation. Paul’s letter suggests that Laodicea had a very early Christian community. A bishop’s seat was located at Laodicea very early on, and it remains a titular see of the Roman Catholic Church today, although the city is uninhabited and the bishop’s seat has been vacant since 1968. In 363–364 A.D., clergy from all over Asia Minor convened at the regional Council of Laodicea. It is possible that the newly discovered church is the very same building where Asia Minor’s clergy met to hold the influential Council of Laodicea.


domenica 16 ottobre 2011

Per l'Italia ed i miei connazionali

Credo che in questo momento, dopo ciò che è successo a Roma sabato pomeriggio 15 ottobre, per l'Italia e i miei connazionali italiani ci sia bisogno di riflessione e preghiera. Da Gerusalemme suggerisco il salmo 128 perchè gli animi violenti si ravvedano e le persone umili vengano ascoltate, soprattutto coloro che sono sofferenti, ammalati e in difficoltà. Pace sull'Italia e sugli italiani! Possa tu vedere la pace, fatta di piccoli segni e grandi virtù. Possa tu vedere, o Italia, la prosperità e la gioia di incontrarsi nel nome di Dio.


Salmo 128 (127)



1  Canto delle salite.



   e cammina nelle sue vie.

2  Della fatica delle tue mani ti nutrirai,

   sarai felice e avrai ogni bene.

3  La tua sposa come vite feconda

   nell’intimità della tua casa;

   i tuoi figli come virgulti d’ulivo

   intorno alla tua mensa.

4  Ecco com’è benedetto

   l’uomo che teme il Signore.

5  Ti benedica il Signore da Sion.

   Possa tu vedere il bene di Gerusalemme

   tutti i giorni della tua vita!

6  Possa tu vedere i figli dei tuoi figli!

   Pace su Israele!


Pace Italia, Pace nazione amata, Pace a tutte le persone di buona volontà.

Giana

martedì 11 ottobre 2011

Segnalazione

Il primo pellegrino cristiano fece tappa anche nel Vicentino

STORIA. L'ufficio Pellegrinaggi della Diocesi proporrà escursioni giornaliere nei luoghi della “fede itinerante”
Nel 333 d.C. veniva da Bordeaux ed era diretto in Terra Santa : si fermò in città e a Montebello, stazione di cambio dei cavalli
28/09/2010 DA "IL gIORNALE DI VICENZA"
L'uomo s'avanza senza fretta. Ha un lungo viaggio alle spalle e uno ancor più lungo davanti. Viene da Burdigala, l'odierna Bordeaux, e si dirige a Gerusalemme. Migliaia di chilometri, ma spazio e tempo sono solo una convenzione che le vie romane, in quel 333 dopo Cristo, rendono meno aleatoria. Ciò che conta è la meta. Ci arriverà dopo un anno e mezzo per inginocchiarsi davanti al Santo Sepolcro e poi sui luoghi di una Cristianità che da solo 20 anni, dall'Editto di Milano, è culto libero. Anzi, culto imperiale. Ci arriverà tre anni prima della morte di Costantino, dopo aver incontrato centinaia, forse migliaia di persone sulla sua strada. Come si chiamasse, però, è un mistero. Nemmeno la storia, che pure attraversa lasciando di ogni tappa un racconto minuzioso, se lo ricorderà. Sarà per sempre e per tutti il pellegrino burdigalense. Il primo pellegrino ufficiale della Chiesa.
PASSAGGIO A VICENZA. Giusto che a raccontarlo sia don Raimondo Sinibaldi, direttore dell'Ufficio Pellegrinaggi della Diocesi di Vicenza. E il motivo si spiega subito: «Quel pellegrino passò anche da noi, fermandosi forse a Vancimuglio, sicuramente a Vicenza e soprattutto a Montebello. Inevitabilmente, trovandosi lungo la via consolare Postumia, che univa Genova ad Aquileia ed era dunque nevralgica per chi volesse raggiungere la Palestina». Vicenza e i Colli Berici diventano un incrocio fondamentale prima sotto il profilo viario e poi religioso. «Per capirlo - continua don Sinibaldi - è meglio innanzitutto mettere a fuoco il lavoro del nostro pellegrino. L'Itinerarium Burdigalense, come riportato nel Corpus Christianorum - pubblicazione difficile da trovare - descrive il lungo viaggio stazione per stazione. Percorreva circa 11 miglia al giorno appuntando i nomi di ogni statio (luoghi muniti di locanda; n.d.r.) e mutatio (cambio dei cavalli; n.d.r.), di ogni località e delle distanze. Testimone della buona viabilità romana del IV secolo, tramanda i toponimi delle città e località minori. Descrivendo i luoghi della Terra Santa, le chiese nuove fatte costruire da Elena, madre di Costantino, in luogo del tempio di Giove o Astarte fatto erigere da Adriano, sul monte degli Ulivi ed a Betlemme, è una fonte preziosa anche per gli archeologi».
Invasione barbarica dopo invasione, le stazioni diventano luoghi di ospitalità e poi primi ospedale. «I pellegrini contraevano broncopolmoniti, malaria ed altro. La pianura, ricca di fiumi e di acque, era malsana. Ecco la necessità di luoghi di accoglienza e di ospitalità. Il chiostro del S.Bortolo si spiega così, come pure i toponimi cittadini di Ospedaletto, sulla Postumia, e di San Lazzaro».
I CAVALIERI DELLA FEDE. Montebello era una mutatio strategica anche per raggiungere, attraverso il Basso Vicentino, i colli Euganei e di qui, collegandosi all'antica via Emilia Altinate, Monselice, Chioggia e le navi per la Terra Santa. La domus ad aureos ricordata dal pellegrino burdigalense, diventerà una potente magione templare e la struttura a quadrato chiuso è visibile anche oggi che è stata trasformata in residence. «Cosa però più importante - sottolinea don Sinibaldi - la sua influenza si estenderà fino a Breganze, Mason (da magiòn appunto) e strada facendo fino a Tempio di Ormelle». Nel 1310 i monaci guerrieri la cedono ai Cavalieri di S.Giovanni che sconfitti a San Giovanni d'Acri diventeranno Cavalieri prima di Cipro, poi di Rodi ed infine di Malta. E qui le storie dei due ordini di cavalieri si intrecciano curiosamente con quella dei luoghi: i primi diffondono la coltivazione della vite con il vitigno Sauvignon, i secondi, scherzando ma non troppo, ci metteranno il nome del principale produttore se è vero che il cognome Zonin deriva da Gioanin.
E che il Vicentino fosse un centro medievale di grande importanza religiosa lo conferma un altra presenza. «A Sossano i cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme vi avevano l'unica stazione del Veneto». E guardando una mappa dei Berici si capisce perché.
TRA SILENZIO E MISTERO. Porta di uscita centrale del nostro sistema collinare, Sossano conserva ancora i resti del suo passato in località Sajanega. Qui, in mezzo al sorgo, sorge un piccolo complesso templare che il tempo, piano piano, sta vincendo. Poco più avanti la chiesa-oratorio di san Teobaldo ed un chilometro e mezzo oltre, seguendo la stradina appena accennata tra i campi, nascosta da un boschetto di magnolie, l'eremo del santo francese, datato XI secolo.
Teobaldo, Thibaud, nipote di Ugo di Payns, fondatore dei Templari, che lo ha tenuto a battesimo, si stabilisce qui dopo un lungo peregrinare assieme all'amico Gualtiero. Morirà, forse per la lebbra, nel 1066 abbracciando l'abito dei benedettini camaldolesi. Le sue spoglie si trovano nella chiesa di S.Giovanni Battista a Badia Polesine ed ancora oggi,ogni 10 ottobre, gruppi di fedeli partono da Sossano per raggiungere il centro polesano e venerarlo. Sossano, come Barbarano Vicentino, come tutti i Berici rientravano nei fasci viari che secondo lo storico Franco Cardini costituivano il reticolo delle vie di pellegrinaggio. L'attraversamento in costa consentiva di evitare infatti i troppi fiumi da guadare e le troppe zanzare anofele della pianura.
I pellegrinaggi avvengono da metà aprile ad ottobre, il mare d'inverno a quei tempi ha poca poesia. I Berici sono sicuri e fungono da "Tom-Tom" . Spiega don Sinibaldi: «La chiesa di San Rocco ad Arcugnano oggi è sconosciuta ai più ma essendo sull'asse dei castelli di Montecchio da una parte e del monte Rua dall'altra era fondamentale per dare la direzione. Bianca, immersa nel verde - ma allora non c'era tutta questa vegetazione perché la legna era l'unico combustibile per la vita di tutti i giorni - costituiva un punto di riferimento visivo importante in un' epoca in cui non c'erano carte geografiche».
Molto di questo diventerà itinerario di escursioni giornaliere da parte dell'Ufficio Pellegrinaggi della Diocesi. Nel frattempo, chi è interessato può cominciare a munirsi di scarpe comode e intanto può fare un salto in biblioteca. La storia è appena agli inizi.
Roberto Luciani

domenica 9 ottobre 2011

Un'intervista importante...

Dai colli Euganei fino a Gerusalemme

di Carlo Giorgi | luglio-agosto 2011



Ogni mese, dall’aeroporto Valerio Catullo di Verona si alzano in volo decine di charter: destinazione Terra Santa. In parte si tratta di aerei stipati di turisti affascinati dal Medio Oriente. In parte, però, si tratta pellegrini; gli ultimi di una lunga fila in cammino, fin dai primi secoli del cristianesimo, verso i luoghi che per primo hanno conosciuto l’annuncio della Salvezza. «Il nostro territorio vanta un legame millenario con la Terra Santa – racconta don Raimondo Sinibaldi, direttore dell’Ufficio Diocesano Pellegrinaggi di Vicenza -. Ed è un fatto che anche negli ultimi decenni, a partire dal primo dopo guerra, il numero dei pellegrini della nostra diocesi sia andato via via aumentando».

La risposta della Chiesa di Vicenza a questa crescita di interesse dei suoi fedeli, è stata la creazione di un ufficio pellegrinaggi ben organizzato e generoso di iniziative. Vi lavorano quattro persone con compiti di segreteria e un’équipe di una decina di volontari (tra cui un francescano, alcuni sacerdoti guide di Terra Santa, un esperto del cammino di Santiago e un esperto della via Francigena), con l’obiettivo di proporre pellegrinaggi utili alla vita della chiesa locale: «Noi non facciamo turismo religioso e il nostro non è un ufficio che organizza viaggi – ci tiene a precisare don Raimondo-: la nostra idea, invece, è che ogni pellegrinaggio debba avere una valenza pastorale e possa toccare profondamente la vita di chi lo fa. I Luoghi Santi hanno il dono di interpellare esistenzialmente ciascun pellegrino e visitarli è un’occasione unica di nuova evangelizzazione. È in questa prospettiva che lavoriamo».

Se una parrocchia decide di organizzare un pellegrinaggio, l’ufficio di don Raimondo innanzitutto spiega l’importanza di questo gesto: «Al di là del numero dei partecipanti, tutta la comunità deve sentirsi in cammino - spiega don Raimondo -. Noi chiediamo sempre alla parrocchia di scegliere un’iniziativa da sostenere in Terra Santa. I pellegrini che partono, porteranno l’offerta di tutti. E, tornando, sono tenuti a restituire a tutti la loro testimonianza».

Non è raro che i pellegrini di Vicenza visitino religiosi della propria regione che, vivendo in Terra Santa, costituiscono un vero e proprio ponte con Gerusalemme. Ad esempio, suor Lucia Corradin che da tanti anni lavora al Caritas Baby Hospital di Betlemme ed è appunto vicentina. Oppure le Suore maestre di Santa Dorotea, figlie dei Sacri Cuori, una congregazione di religiose originaria di Vicenza che conta opere di educazione e carità in Giordania, Israele, Palestina e Siria. A Vicenza poi, l’Ufficio Pellegrinaggi propone incontri di approfondimento e ogni quattro mesi pubblica un inserto di otto pagine sul giornale diocesano. Ha lanciato anche un programma di mini-pellegrinaggi di un giorno, per scoprire la presenza della Terra Santa nel Nord-Est. Inoltre, collabora con le edizioni italiane della Custodia: tutti i pellegrini di ritorno da Gerusalemme, infatti, vengono abbonati a Terrasanta, la rivista della Custodia. Mentre lo scorso mese di maggio l’ufficio pellegrinaggi ha ospitato la mostra Abana, Padre Nostro, sui cristiani del Medio Oriente.

Tra le iniziative dell’Ufficio c’è anche una scommessa editoriale. Un’équipe guidata da don Raimondo cura infatti, per le edizioni Messaggero di Padova, la collana dal titolo Bibbia e Terra Santa: libri di divulgazione, che permettono di leggere il Vecchio e il Nuovo testamento alla luce delle scoperte archeologiche. Come i testi sul monte Sinai dell’antropologo Emmanuel Anati, o il volume dal titolo La Bibbia nella sua Terra, del domenicano francese Jacques Fontain, precursore del metodo di lettura itinerante della Bibbia nei luoghi narrati dalla Sacra Scrittura.
(Fonte: Rivista di Terra Santa, ETS Milano)


venerdì 7 ottobre 2011

Festa ebraica di Yom Kippur

Stasera, dopo cena, sono uscito di casa assieme ad alcuni miei compagni per vedere l'atmosfera quasi irreale di una Gerusalemme completamente senza macchine, rumori, schiamazzi ecc. E' iniziata la festa di Yom Kippur.
Il rito dello Yom Kippur viene descritto quattro volte nel sedicesimo capitolo del Levitico (vedi Esodo 30;10, Levitico 23;27-31 e 25;9, Numeri 29:7-11). Durante il digiuno è vietato mangiare e bere nonché essendo giorno di "moed", valgono le stesse prescrizioni per il Sabato circa il lavoro e altre attività vietate.
Yom Kippur (יום כפור yom kippùr, Giorno dell'espiazione) è la ricorrenza religiosa ebraica che celebra il giorno dell' espiazione. Nella Torah viene chiamato Yom haKippurim (Ebraico, "Giorno degli espiatori"). È uno dei cosiddetti Yamim Noraim (Ebraico, letteralmente "Giorni terribili", più propriamente "Giorni di timore reverenziale"). Gli Yamim Noraim vanno da Rosh haShana a Yom Kippur, che sono rispettivamente i primi due giorni e l'ultimo giorno dei Dieci Giorni del Pentimento.
Che bello vedere questo contesto di strade diventate il terreno per una passeggiata, una chiacchiera in compagnia, un modo per pregare assieme ad un'incrocio, qualcuno per passa in bicicletta.
Credo che dovremo ritornare anche in Italia ad un sano e religioso stacco di silenzio e di pace, nonchè di perdono e misericordia.

lunedì 3 ottobre 2011

Festa di Francesco d'Assisi, patrono d'Italia

La Festa di San Francesco d’Assisi, che non dimentichiamo, è patrono d’Italia, ci spinge a fare un forte collegamento con la decisione di avviarsi verso l’oriente ed incontrare il Sultano di allora. Se Francesco ha coraggiosamente fatto questo passo oggi noi ne beneficiamo in termini di “luoghi santi” dove la Custodia francescana di Terra Santa opera e custodisce tali importanti luoghi di passaggio del Messia Gesù e Signore.

Francesco davanti al Sultano (sotto) è l'undicesima delle ventotto scene del ciclo di affreschi delle Storie di san Francesco della Basilica superiore di Assisi, attribuiti a Giotto. Fu dipinta verosimilmente tra il 1290 e il 1295 e misura 230 x 270 cm.
Questo episodio appartiene alla serie della Legenda maior (IX,8) di san Francesco: "Quando il beato Francesco per la fede in Cristo volle entrare in un grande fuoco coi sacerdoti del Soldano di Babilonia; ma nessuno di loro volle entrare con lui, e subito tutti fuggirono dalla sua vista."

San Francesco si recò realmente in oriente con la Quinta Crociata ed incontrò il sultano ayyubide al-Malik al-Kāmil. L'incontro tra i due personaggi è sicuramente avvenuto; improbabile, invece, la versione secondo la quale san Francesco abbia tentato di convertire il sultano, che rimase comunque colpito dalla figura ascetica del santo. La prova del fuoco cui si sottopose volontariamente Francesco gli fece guadagnare molta stima nei confronti del sultano e della corte.

Davanti al Santo i preziosi regali donatigli dal sultano, che però il frate rifiutò.

Alcuni attribuiscono questa scena a Memmo di Filippuccio.

Vediamo sotto la scena di Francesco davanti al Sultano.


venerdì 23 settembre 2011

Si riparte per Israele/Palestina!

Carissimi amici e lettori,

eccomi a voi in "ripartenza" dopo un periodo di vacanza e servizio trascorsi in Italia. Riparto il 24 settembre con un gruppo di pellegrini per trascorrere una settimana sui passi del Messia Gesù, risorto per la nostra salvezza. Ogni pellegrinaggio che inizia è la metafora della vita che avanza e cresce nella "statura di Gesù Cristo", come ben dice San Paolo nei suoi scritti. Con questi pellegrini e compagni di strada andremo sulle orme del Signore in Galilea e Giudea. Per me saranno otto giorni di preparazione al nuovo anno accademico che inizierò il 5 ottobre e che avrà le sue novità e le sue fatiche da superare.
Nel tempo che sono stato in Italia desidero ringraziare moltissime persone, elencarle tutte è difficile, ma arriverò loro con un ringraziamento particolare. Ho incontrato tanti amici che non vedevo da anni e molti si sono adoperati per aiutarmi ed aiutare i cristiani della Terra del Santo.
Riparto con il cuore colmo di gratitudine al Signore per la tenerezza e la consolazione che ho potuto percepire in tante persone buone. Il regno di Dio è già operante in mezzo a noi per merito di tutti costoro. Soprattutto alcune persone ammalate in modo grave che ho visitato nelle ultime settimane. Ho ancora davanti la sofferenza, tragica compagna di viaggio, di una giovane sposa. Possa Dio, nella sua grande benevolenza e misericordia, alleviarne le sofferenze ed accoglierla tra Sue braccia amorevoli e sante.
Ringrazio gli amici preti che mi hanno accolto a Villalta e con i quali condivido il ministero quando sono in Italia. Queste cinque parrocchie dell'UP di Gazzo Padovano sono proprio belle e spiritose!
Vi porto con me tutti e, come ho detto a tutti, ci ricordiamo al Signore Dio ed al suo Spirito d'amore e vita!
Un abbraccio forte a tutti e a ciascuno!

don Giana

sabato 17 settembre 2011

AQUILEIA (UD)

Dal 19 al 23 settembre, dal 26 settembre al 1 ottobre 2011 (progetto Interreg), dal 3 al 7 ottobre 2011.
Partecipazione aperta a volontari della SFA e di altre organizzazioni di volontariato.
D’intesa ed in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Friuli Venezia Giulia, la Società Friulana di Archeologia intende organizzare soggiorni di una settimana ad Aquileia con attività di carattere archeologico per ragazzi delle scuole e per volontari. In tal modo si intende promuovere il centro di Aquileia come luogo di incontro di attività per il volontariato di tutta Italia.

Attività:
L’attività comprende interventi di pulizia, di disegno, di rilievo e di manutenzione in un’area archeologica che la Soprintendenza ritiene di portare alla fruibilità dei visitatori. Il fine è quello di documentare graficamente lo stato dei resti romani e le loro reciproche relazioni anche stratigrafiche con rilievi e disegni che andranno poi ad arricchire l’archivio del Museo archeologico nazionale di Aquileia.
L’area si trova a ridosso del tratto occidentale delle mura tardoantiche di Aquileia, all’esterno delle quali nel IV-V secolo fu disposta anche una piccola necropoli di inumati entro anfora, di cui finora sono state individuate 41 sepolture, ovvero poche famiglie che forse abitavano nelle vicinanze.

Programma della giornata:
-    h. 8,30, ritrovo sul sito e inizio lavori,
-    h. 12,30, pausa pranzo,
-    h. 14,00, ripresa lavori e visite guidate sul territorio (città antica, museo, basilica, ecc),
-    h. 18,00, termine lavori e visite e ritorno al campeggio.

Sistemazione logistica: 
E’ prevista la sistemazione logistica in campeggio, in bungalow con tutti i servizi autonomi.
Costi: € 310 comprendente alloggio, vitto, assistenza, visite guidate e ingressi
Per chi raggiunge Aquileia giornalmente con mezzi propri: € 140 comprendente pranzi, assistenza, visite guidate e ingressi. Sono esclusi i trasporti.
Info: Società Friulana di Archeologia, Torre di Porta Villalta, via Micesio 2, 33100 UDINE
Url: http://www.archeofriuli.it  - Email:
 sfaud@rcheofriuli.it    - Tel/fax 043226560

venerdì 2 settembre 2011

Una spada ed una menorah


Una spada appartenuta a un soldato romano, col suo fodero, e l’incisione di una menorah del Tempio su un oggetto di pietra: questi gli ultimi reperti che sono stati trovati durante i lavori che la Israel Antiquities Authority sta compiendo nel canale di drenaggio risalente a duemila anni fa, tra la città di David e il parco archeologico di Gerusalemme.
Il canale venne usato dagli abitanti Gerusalemme come nascondiglio e rifugio dai romani durante la distruzione del Secondo Tempio (I sec e.v.).
Nel corso dei lavori che la Israel Antiquities Authority sta effettuando nell’antico canale di drenaggio di Gerusalemme, che inizia alla vasca di Siloam e corre dalla città di David al parco archeologico vicino al Muro Occidentale, sono stati recentemente trovati notevoli reperti che gettano nuova luce sulla storia della distruzione del Secondo Tempio. Gli scavi vengono condotti per la Israel Antiquities Authority in collaborazione con la Nature and Parks Authority e sono finanziati dalla City of David Foundation.
Recentemente è stata rinvenuta una spada di ferro vecchia di duemila anni, ancora nel suo fodero di pelle. Sono state trovate anche parti della cintola che reggeva la spada. Secondo i direttori degli scavi Eli Shukron, della Israel Antiquities Authority, e Ronny Reich, dell’Università di Haifa, “sembra che la spada appartenesse a un fante della guarnigione romana di stanza in terra d’Israele allo scoppio della Grande Rivolta contro i romani nel 66 e.v. E’ sorprendente il buono stato di conservazione della spada: non solo la sua lunghezza (ca. 60 cm), ma anche la conservazione del fodero in pelle (un materiale che generalmente si disintegra rapidamente) e di parte della sua decorazione”.
Nel terreno sottostante la strada, sul lato del canale di drenaggio, è stato poi trovato un oggetto di pietra decorato con una rara incisione di una menorah. Secondo Shukron e Reich, “è interessante il fatto che, sebbene si tratti di una rappresentazione del candelabro a sette braccia, qui ne compaiano solo cinque. Anche il disegno della base della menorah è estremamente interessante perché mostra qual era l’aspetto della menorah originale, che sembra fosse a forma di tripode”.
Importante anche il fatto che l’oggetto di pietra sia stato rinvenuto nel punto finora più vicino al Monte del Tempio. I ricercatori suppongono che un passante, vedendo la menorah e colpito dalla sua bellezza, abbia inciso le sue impressioni su una pietra e in seguito abbia buttato il suo “schizzo” sul bordo della strada, senza immaginare che la sua creazione sarebbe stata ritrovata duemila anni dopo.
Fonte: MFA, 08.08.11
In dettaglio sopra la spada e la menorah

mercoledì 10 agosto 2011

Apertura imminente di un tunnel a Gerusalemme


Watch: Ancient escape tunnels discovered in Jerusalem

Hidden escape ways dug by Jews during Roman times revealed beneath City of David

Eli Mandelbaum

Jerusalem, Tisha B'Av, 70 AD. Roman legions swarm across the city and head for the Temple. Jewish rebels, determined to fight seek refuge, albeit temporary, in underground tunnels, dug beneath the City of David.

Some 2,000 years later, Israel's Antiquities Authority finished its excavation of the site, which will soon be open to visitors. Ynet was given a fascinating sneak peek at the historical site

Guarda il video di un tunnel antico scoperto a Gerusalemme – Città di Davide

E’ l’ipotesi di una via di fuga, scavata dagli ebrei, durante l’epoca romana secondo Eli Mandelbaun.

Siamo a Gerusalemme, Tisha B’Av 70 d.C. Legioni romane sono in tutta la città ed invadono l’area del Tempio. Ebrei ribelli, determinati a combattere, trovano rifugio seppur temporaneo, nelle gallerie sotterranee, scavate sotto la città di Davide.

Circa 2000 anni dopo, Israele, attraverso l’Autorità per le Antichità ha terminato lo scavo del sito e presto sarà aperto ai visitatori. Con questo video di Ynet potete dare uno sguardo a questa affascinante avventura nelle profondità di Gerusalemme.

(Traduzione a cura di Gianantonio Urbani)

lunedì 8 agosto 2011

Nuova scoperta in Israele

Ad Akko, splendida città posta sulla costa del Mediterraneo più conosciuta con il nome latino di San Giovanni di Acre, la Israel Antiquity Authority ha portato alla luce, scavando a 100 metri ad ovest da Tel Akko, un interessantissimo edificio pubblico di periodo bizantino risalente a 1500 anni fa che può essere identificato come un edificio di culto ovvero una Chiesa.
Secondo Nurit Feig, direttore dello scavo per conto della Israel Antiquities Authority, “Fino ad oggi le fonti cristiane ricordavano Akko ed il suo vescovo come una delle fondamentali località per il costituirsi della religione cristiana. Di ciò, ora sembra emergere dall’archeologia una prima tangibile prova. Si tratta di una scoperta importante per lo studio di Akko perché fino ad ora non sono stati ritrovati reperti risalenti al periodo bizantino, salvo quelli emersi dal quartiere residenziale situato vicino al mare”.
La IAA ha portato alla luce quello che appare come un grande edificio pubblico d’imponente costruzione così come i resti – tegole, pezzi di decorazioni in marmo, la ceramica e le monete – fanno pensare ad una struttura pubblica, probabilmente una chiesa, che veniva utilizzata dal Vescovo della città di Akko, nel periodo bizantino
Tubi di terra cotta sono emersi al di sotto dei livelli della parete e pavimenti a mosaico decorano una delle sue stanze. Gli abitanti dell’edificio avevano un’abbondante scorta di acqua proveniente da un pozzo che si trovava in uno dei cortili di l’edificio.
Le fonti paleocristiane raccontano come i vescovi di Akko e Cesarea parteciparono a importanti conferenze internazionali ed incontri che si occupavano di esporre la dottrina religiosa cristiana, così da attestare la centralità del cristianesimo ad Akko. Oltre a ciò, un anonimo pellegrino dalla città di Piacenza in Italia raccontava lo splendore della città nel corso dell’anno 570 d.C, in cui menziona le belle chiese all’interno del perimetro stesso della città.
La scarsità di resti bizantini che sono stati fino a questo momento rinvenuti può essere attribuita alle successive distruzioni.
Estremamente poi interessanti i materiali di rimpiego rinvenuti: materiali ellenisitici rinvenuti tra le fondamenta della struttura bizantina; in particolare, si tratta di vasellame proveniente dal bacino mediterraneo, tra cui anfore dall’Isola di
Rodi come indicato dalle maniglie che portano i nomi dei governatori.
Fonte: www.ilturista.info