mercoledì 20 giugno 2012

ANNIVERSARI...

110 anni dal ritrovamento della stele di Hammurapi

Il reperto
 
Questa raccolta di 282 leggi del re Hammurabi di Babilonia fu scolpita su di una stele in diorite, roccia molto resistente, alta circa 225 cm, e venne rinvenuta in due frammenti a dicembre del 1901 nella città di Susa (Shushi capitale amministrativa della Contea di Shushi, nella provincia iraniana di Khuzekistan) e nel gennaio 1902 fu scoperta la parte più importante superiore. Si ritiene che fosse originariamente esposta nella capitale, e che sia stata trasportata sul luogo del ritrovamento come bottino di guerra dall'esercito elamita. Attualmente si trova a Parigi al Museo del Louvre. 



Il contenuto del codice

Le leggi fatte incidere da Hammurapi riguardano numerosi aspetti della vita quotidiana e spaziano dal campo amministrativo, economico e familiare a quello penale, annoverando reati come omicidi, offese alle persone, furti, delitti sessuali, false testimonianze, ma anche atti quali pagamenti di tasse, compravendita di terreni e altri beni, prestiti, affitti, matrimoni e schiavitù.

Il cittadino babilonese aveva perciò la possibilità di verificare la propria condotta secondo le leggi del sovrano, e quindi di evitare determinati comportamenti, o di scegliere di attuarli a suo rischio e pericolo. Per la prima volta nella storia del diritto, i comportamenti sanzionabili e le eventuali peni vengono resi noti a tutto il (o almeno a chi fosse in grado di leggere).
Il codice fa un larghissimo uso della Legge del taglione, ben nota nel mondo giudaico-cristiano per essere anche alla base della legge di Mosè. 
La pena per i vari reati è infatti spesso identica al torto o al danno provocato: occhio per occhio, dente per dente. Ad esempio la pena per l'omicidio è la morte: se la vittima però è il figlio di un altro uomo, all'omicida verrà ucciso il figlio; se la vittima è uno schiavo l'omicida pagherà un'ammenda, commisurata al "prezzo" dello schiavo ucciso. Il codice suddivide la popolazione in tre classi:
  • awīlum (lett. "uomo"), cioè il cittadino a pieno titolo, spesso nobili e paragonabili agli ateniesi della Grecia classica.
  • muškēnum, uomo "semilibero", cioè libero ma non possidente (in seguito la parola passò a definire un povero o mendicante, e pare che sia all'origine dell'attuale termine "meschino", arabo maskîn),
  • wardum (fem. amat), a tutti gli effetti schiavo di un padrone, ma con molte analogie con i servi della gleba medievali.
Le varie "classi" hanno diritti e doveri diversi, e diverse pene che possono essere corporali o pecuniarie. Queste ultime sono commisurate alle possibilità economiche del reo, nonché allo status sociale della vittima.

 La grande stele di Hammurapi vista da davanti

La scrittura delle leggi è in alfabeto cuneiforme accadico, proveniente dal sumerico. Per la lettura di questi segni è stata resa necessaria una interpretazione, una traslitterazione ed una normalizzazione. Riporto qui sotto il n. 128 del codice di Hammurapi, tra i molti analizzati e studiati in questi mesi. L'articolo riguarda il matrimonio ed il contratto da depositare affinchè l'atto sia valido.


Il testo dell'articolo:
"Se un uomo ha preso moglie senza stipulare un contratto, il matrimonio non è valido"




Un piccolo schema dell'evoluzione della scrittura cuneforme

Nessun commento:

Posta un commento