sabato 19 maggio 2012

FESTIVAL BIBLICO A VICENZA 2012

Ecco alle porte LA LINFA DELL'ULIVO. 

Visitate www.linfadellulivo.it


Buona partecipazione.


martedì 15 maggio 2012

UNA GUIDA DI VICENZA


Vicenza Romana. Un viaggio in 18 tappe

LIBRI. Presentata la guida di Mattiello & C. Un volume turistico e più vicina l'apertura degli scavi al Duom.

Da "Il Giornale di Vicenza" del 15/05/2012

Quarant'anni di appassionate ma frammentarie ricerche di autori e cultori diversi, sulle tracce e le vestigia della Vicenza romana, confluiscono ora in un volume “Vicenza romana, un itinerario storico-archeologico tra paganesimo e pellegrinaggio” sintesi del meglio delle conoscenze sul tema.
Il gruppo di autori (Andrea Testa, Franco Mattiello curatore, Mariano Arcaro, Armando Bernardelli, Silvia Cavinato e Raimondo Sinibaldi, con prefazione del vescovo Nonis) lo propone, senza pretese scientifiche ma con correttezza di indagine (nota sia alla Sovrintendenza che alla direzione Musei civici), come inedita guida turistica utile a decifrare, come le linee di una mano, i segni indistricabili di una parte importante del passato.
Non a caso il libro è stato presentato la prima volta nei sotterranei della pizzeria Al Paradiso in contrà Pescherie vecchie, sito delle antiche terme pubbliche, conservate con cura dai proprietari stessi. E una seconda volta nei giorni scorsi al Caffè Garibaldi, in piazza dei Signori, affollatissimo di appassionati di storia vicentina e di archeologia.
In questa occasione il sindaco Achille Variati ha annunciato che è vicino l'obiettivo di aprire il percorso paleocristiano e romano sotto il Duomo e l'omonima piazza, grazie al coinvolgimento della Fondazione Cariverona.
Una pagina di archeologia ancora tutta da conoscere per il grande pubblico.
Il libro - edizioni Il Messaggero di Padova, realizzato col contributo dell'Ufficio diocesano pellegrinaggi di Vicenza e della Fondazione Giuseppe Roi - è frutto di un gioco di squadra che, stimolato dalla ricostruzione grafica della Vicenza romana nella mappa già distribuita negli esercizi ed edifici pubblici della città, ha cercato di renderne appetibile il volto complessivo.
Il visitatore può scoprire nelle frammentarie testimonianze di rocchi e colonne, di pavimenti strappati, di capitelli superstiti l'alfabeto di una cultura che resta attuale proprio perché riguarda le nostre radici.
Importante mèta di transito al centro della via Postumia per i pellegrini diretti ai luoghi santi, l'originario abitato veneto di Vicenza subì un incremento demografico, economico e commerciale che lo proiettò nel mondo romano. Sono in tutto 18 (14 urbani e 4 extraurbani) i siti finora individuati dagli autori e già presenti nei primi 8 pannelli sui 15 previsti dalla segnaletica urbana: le mura urbiche in zona Porta Castello, i residui tratti stradali sotto il duomo e vicino alla chiesa di San Lorenzo, le terme pubbliche a fianco di piazza dei Signori, il teatro Berga, tratti lastricati del foro sotto palazzo Trissino e in corso Palladio, il criptoportico sotto piazza Duomo, i resti dell'acquedotto a Lobia, le aree archeologiche presso la chiesa di san Pietro, di San Giorgio e dei Santi Felice e Fortunato. Quanto basta per «incitare la città a diventare polo turistico».

Floriana Donati

Visita il sito: http://www.edizionimessaggero.it/ita/catalogo/scheda.asp?ISBN=978-88-250-3065-5


domenica 6 maggio 2012

MAGDALA


Volontari nella città della Maddalena

di Carlo Giorgi | maggio-giugno 2012 da www.terrasanta.net


Cercansi volontari per accogliere i pellegrini nel sito archeologico della Maddalena. Esistono molti modi di fare volontariato in Terra Santa: c'è chi intreccia gemellaggi con comunità cristiane locali e chi pota gli ulivi secolari dei conventi della Custodia; chi sostiene il Caritas Baby Hospital di Betlemme (o altre istituzioni) e chi fa adozioni a distanza.
Da oggi è possibile prepararsi a una nuova forma di volontariato: quello della «custodia archeologica». All’inizio del 2013, infatti, verrà aperto al pubblico il sito dell’antica città di Magdala, sulle sponde del lago di Tiberiade. Per garantirne l’apertura è stata lanciata una specifica campagna «di reclutamento» di volontari. Magdala, la città di Maria Maddalena, la donna di cui parlano i Vangeli, sorgeva a pochi chilometri da Cafarnao, nella regione in cui il Signore predicava il regno dei cieli, ammaestrava le folle e guariva. Sui resti di Magdala, che ai tempi di Gesù era un importante centro di almeno 30 mila abitanti, gli archeologi della Custodia lavorano da decenni, e gli scavi hanno riservato sorprese incredibili: ad esempio, è stata scoperta un’antica sinagoga, un luogo di culto in cui è plausibile che Cristo stesso abbia pregato il Padre; sono tornate alla luce le terme di epoca romana della cittadina, sia quelle maschili sia quelle femminili. E nelle terme femminili sono state trovate fiale di profumo ancora intatte. Fiale che non possono che farci pensare al passo evangelico in cui una donna, forse la Maddalena stessa, versa commossa profumo sui piedi del Signore.
Il sito di Magdala, insomma, potrebbe diventare una meta immancabile per i pellegrinaggi cristiani del prossimo futuro. Il problema è, ora, di garantirne l’apertura. In questa prospettiva appare provvidenziale l’accordo stretto tra Custodia di Terra Santa e Ufficio pellegrinaggi della diocesi di Vicenza; un accordo per cui l’organismo della città veneta si è offerto di formare e inviare volontari in Terra Santa, con la finalità di soddisfare le esigenze legate all’apertura al pubblico.
«Quando posso, nei periodi di pausa dei miei studi, vado a Magdala ad aiutare negli scavi - racconta don Gianantonio Urbani, sacerdote vicentino che si sta specializzando in scienze bibliche ed archeologia presso lo Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme -. Proprio grazie a questa conoscenza diretta, ci siamo resi conto che ci sarebbe stato bisogno di aiuto per la gestione del sito archeologico. Siamo dell’idea che sia importante che le Chiese locali, come la nostra di Vicenza, possano lavorare direttamente con la Custodia. E l’amore per i luoghi santi ci ha spinti ad offrirci come volontari».
Nell’accordo da poco approvato dal discretorio della Custodia di Terra Santa, l’Ufficio pellegrinaggi vicentino si impegna anche a curare una proposta biblico - pastorale rivolta ai futuri visitatori di Magdala; proposta che procede su tre filoni biblici precisi: Gesù e le donne, Gesù e il lago, Gesù e il cammino in Galilea.
Intanto, il «reclutamento» dei volontari procede: lo scorso marzo è stato organizzato un convegno dal titolo Magdala Project Open Seminar, a cui hanno partecipato oltre cento possibili volontari: ex-pellegrini, studenti, pensionati, professori...

Per informazioni è possibile contattare l’Ufficio pellegrinaggi vicentino:
email: pellegrinaggi@diocesi.vicenza.it - tel. 0444.32.71.46

SCOPERTE


L'ANTICA CAPITALE FU SCOPERTA NEL 1812

Petra i 200 anni della «città rosa»

Si faceva chiamare cheikh Ibraihim, conosceva l’arabo, viveva tra Aleppo e Damasco, spacciandosi per un mercante. Divenne musulmano dopo aver studiato il Corano e l’Oriente islamico, ma il primo - e forse unico - amore della sua breve carriera di esploratore (morì al Cairo a soli 33 anni di età) fu l’Africa. Nel 1809 mise a punto una spedizione che avrebbe dovuto cercare le sorgenti del fiume Niger, missione che fu lo scopo della sua vita. Non arrivò mai alle fonti che sgorgano dai monti Loma, tra Guinea e Sierra Leone. Ma girovagando per Siria, Giordania ed Egitto alla ricerca di carovane in viaggio verso il cuore dell’Africa nera, incappò in alcune scoperte sensazionali.

Percorrendo la strada tra Damasco e Il Cairo, passando per la Giordania (la cosiddetta "via dei re" che raggiunge Aqaba e poi, attraverso il Sinai, la capitale egiziana), Johann Ludwig Burckhardt (questo il vero nome del nostro esploratore), aveva sentito favoleggiare di una mitica città perduta stretta tra le rocce di Wadi Musa, una località dall’indubbio sapore biblico. Si era allora finto un pellegrino sulla strada della Mecca e aveva ottenuto di essere accompagnato alla tomba che la tradizione identifica con quella del profeta Aronne per sacrificare un capretto, alla sommità di una vetta chiamata Jebel Haroun.

Era il 22 agosto 1812: insieme ad una guida locale cheikh Ibrahim potè penetrare nel siq, il lungo canyon naturale che porta al cosiddetto Tesoro del Faraone (la tomba nabatea immortalata nel celebre film Alla ricerca dell’Arca perduta) e che costituisce l’ingresso dell’antica città dei nabatei. Il naturalista e orientalista di origini svizzere (formatosi però in Germania, Austria e Inghilterra, con una specializzazione a Cambridge), probabilmente sopraffatto da ciò che vedevano i suoi occhi, non riuscì neppure a fare qualche schizzo delle meraviglie della "città rosa", come usavano i viaggiatori del tempo. Tuttavia diffuse la notizia tra gli studiosi e gli europei presenti in Medio Oriente ed in Egitto e ne scrisse nel suo diario di viaggi intitolato Travels in Syria and the Holy Land, pubblicato dopo la sua morte.

L’esplorazione delle fonti del Niger restava però la sua priorità. Risalì allora il Nilo, e tra le sabbie di Dongola scoprì quasi per caso il tempio di Abu Simbel; viaggiò attraverso la Nubia, raggiunse Mecca e Medina, esplorò la penisola del Sinai. Fiaccato da febbri e dissenteria, fu costretto a ritornare al Cairo, dove morì nel 1817. Venne sepolto in un cimitero musulmano, con il nome arabo che lo aveva accompagnato nelle sue peregrinazioni in Medio Oriente e Nordafrica.

Già qualche anno dopo la sua morte, le prime missioni archeologiche iniziarono a lavorare a Petra, portando alla luce i resti dell’epoca idumea, i tesori del periodo nabateo, la città romana, le rovine dell’epoca bizantina, le fortificazioni dell’epoca crociata.

«Ci sono pochi siti archeologici al mondo più famosi di Petra», spiega padre Eugenio Alliata, archeologo dello Studium Biblicum Franciscanum di Gerusalemme. «In seguito alla sua riscoperta, nel 1812, la fama di questa città perduta è andata sempre più crescendo, e così anche la nostra conoscenza dei nabatei, la popolazione che ha praticamente creato questa realtà». Venuti dal deserto nel VI secolo a.C., i nabatei trasformarono la città, difesa da una chiostra di montagne che la rendono inaccessibile, prima in un centro di transito per le carovane impegnate a trasportare le spezie, le gemme e gli ori dell’Oriente verso il Mediterraneo. Infine nella capitale di un regno che rivaleggiò per cultura e ricchezze con le città ellenistiche (IV-I secolo a.C.) fino alla sottomissione da parte dei romani sotto l’imperatore Traiano (106 d.C.).

Visitare oggi Petra, a 200 anni dalla sua restituzione al mondo, con i suoi monumenti, i suoi palazzi, i suoi teatri, i suoi templi, significa spalancare gli occhi su una civiltà che ha saputo trasformare il deserto in un luogo vivibile, attraverso una sapiente gestione delle risorse idriche. Significa accostarsi ad una religione pre-islamica (i nabatei erano politeisti) affascinante e per molti versi misteriosa. Ma ci permette anche di accostarci ad un contesto geografico dove sono continui i richiami biblici e dove si formò una antica e fiorente comunità cristiana. «Giudicando dalle fonti storiche e dai resti archeologici - prosegue padre Alliata - il cristianesimo dovette introdursi abbastanza presto nella regione, forse già prima di Costantino (IV secolo d.C.), continuare ancora per qualche tempo dopo l’arrivo dell’islam (634 d.C.), e riprendere durante l’epoca crociata (XII secolo) con la costruzione di castelli sia in Petra medesima che nella vicina Shobak».

Tra i ritrovamenti più importanti in ambito cristiano, la scoperta, in una stanzetta laterale della basilica, di 152 rotoletti di papiro: contratti commerciali, moduli di tasse, promesse di matrimonio, dove i nomi delle persone manifestano l’influenza della tradizione biblica sovrapposta all’eredità nabatea.

«Petra - scrisse Lawrence d’Arabia un secolo dopo le imprese di Burckhardt - è il più bel luogo della terra. Non per le sue rovine, ma per i colori delle sue rocce, tutte rosse e nere con strisce verdi e azzurre, quasi dei piccoli corrugamenti, e per le forme delle sue pietre e guglie, e per la sua fantastica gola, in cui scorre l’acqua sorgiva e che è larga appena quanto basta per far passare un cammello». Ancora oggi, per essendo un miracolo fragile (le minacce vengono soprattutto dall’incedere del tempo e dai fenomeni dell’erosione), per le decine di migliaia di viaggiatori che la affollano ogni anno la magia si ripete.

Giuseppe Caffulli
© riproduzione riservata





sabato 28 aprile 2012


Presentazione del libro sulla Vicenza Romana
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Presentazione del libro: Vicenza Romana. Un itinerario storico-archeologico tra paganesimo e pellegrinaggio (a cura di Franco Mattiello)

11 maggio 2012

Gran Caffè Garibaldi, piazza dei Signori, ore 20.30

Questo testo appartiene alla collana “Bibbia e Terra Santa”, edita dalle Edizioni Messaggero e curata dall’Ufficio Pellegrinaggi della diocesi di Vicenza. Il libro, senza scopi scientifici ma divulgativi, vuole essere un invito a conoscere Vicenza: una città che aspetta di essere ricomposta, scoperta e valorizzata, frammento per frammento.




domenica 22 aprile 2012

Ecco la Santa!

Cari amici,
solo per sentirmi un po' vicino a voi.
Ecco una foto di Gerusalemme, la Santa, durante il tramonto di questa domenica primaverile.
Saluti cari a tutti!