O Radix Jesse,
qui stas in signum populorum,
super quem continebunt reges os suum,
quem gentes deprecabuntur:
veni ad liberandum nos,
jam noli tardare.
qui stas in signum populorum,
super quem continebunt reges os suum,
quem gentes deprecabuntur:
veni ad liberandum nos,
jam noli tardare.
O Radice di Iesse,
posta a vessillo per i popoli,
dinanzi al quale taceranno i re e
che le nazioni invocheranno,
vieni a liberarci: non tardare più.
In questo giorno siamo invitati ad invocare il Signore Dio come "Radice di Iesse", quegli "inizi vitali" che hanno generato il Verbo della vita.
Possiamo pensare e credere all'infinita bontà e misericordia di Dio, che venendo a porre la sua dimora in mezzo a noi, ha liberato ogni uomo dalle potenze del mondo. L'antifona "O" odierna esprime la grande forza di questo nostro Dio, onnipotente nell'amore e lento all'ira.
Talvolta invece le "nazioni" sono l'opposto. Si misurano nella potenza delle armi e degli armamenti in genere, scatenano ire verso altre nazioni e vi è sempre la legge del forte sul debole. Il Signore Dio ha rovesciato questa prospettiva umana e terrena.
Propongo visivamente due immagini. La prima verte su un germoglio che spunta in mezzo al deserto, segno della vita che supera ogni condizione a prima vista brulla e inospitale.
La seconda immagine sono le "nazioni", il re egiziano Akhenaton, il suo forte imperi di un tempo, rappresentato nelle memorie incise su pietra dei templi del grande Egitto.
Un fiore in mezzo al deserto, radice viva e bella. (Har Karkom - deserto del Negev)
Tell Amarna. Akhenaton in adorazione al dio Ai
Nessun commento:
Posta un commento