venerdì 8 luglio 2011

Gerusalemme

La tomba di Davide ed il luogo dell’ultima cena di Gesù



Quasi un mese fa il Jerusalme Post (quotidiano di Israele) ha pubblicato un video inerente le due tombe di Re Davide.

La tomba tradizionale del re Davide si trova sulla collina occidentale di Gerusalemme, il Monte Sion.

Questo è ben al di fuori dei confini pensati dell'antica città di Davide e contrasta con l'evidenza biblica che David, in modo insolito, è stato sepolto all'interno della città.

È interessante notare che un altro sito, che si concepisce con qualche polemica, si trova direttamente sopra la tomba di re Davide e che è il luogo tradizionale dell'Ultima Cena o Cenacolo. Si è sostenuto che questo sito era posto appena fuori delle mura della città durante il tempo di Gesù e che fu solo dopo la sua morte, costruito un muro che comprende la collina occidentale dove si trova la tomba ed il Cenacolo. L'argomento continua nella discussione se Gesù faceva parte del seder pasquale per la sua ultima cena, allora sarebbe necessariamente avvenuta all'interno delle mura della città questo secondo gli ebrei e l’halakhà. In ogni caso vale la pena di vedere il video su CitySights del Jerusalem Post: Storia di due tombe. Il link è sotto riportato. Questo è anche un bell'esempio di quello che sembra accadere spesso nell'antica terra d'Israele, cioè, che un luogo sacro rimane un luogo sacro a prescindere da quale religione a cui appartiene.


Per vedere il video: http://www.jpost.com/VideoArticles/Video/Article.aspx?id=224921

(Fonte: http://helektov.wordpress.com/2011/07/07/the-tomb-of-david-and-the-place-of-the-last-supper/)

Traduzione: Gianantonio Urbani


mercoledì 6 luglio 2011

Ritrovamento 2

Egitto: nuova "barca solare" del faraone.

Ai piedi delle piramidi di Giza gli archeologi hanno scoperto una nuova "barca solare”, sorella di quella mostrata nell'immagine (nota come la barca di Cheope), rinvenuta e ricostruita diversi anni fa.
Per anni si è ritenuto che la seconda barca fosse troppo fragile per essere riportata alla luce.
Ma secondo gli esperti, oggi ci sono le condizioni per farlo.
"Se è così fragile, significa che dobbiamo salvarla adesso”, dice l'archeologo Zahi Hawass.
Gli archeologi del team nippo-egiziano stanno esaminando i frammenti di legno di cedro che costituiscono l'imbarcazione, ma il responsabile dell'operazione preferisce non rivelarne i dettagli: "È un segreto”, dice Sakuji Yoshimura dell'università giapponese di Waseda. "Il reperto non è mai stato toccato, quindi va esaminato scientificamente”.
Una lastra di calcare di varie tonnellate, rimasta intonsa per secoli, viene rimossa per riportare alla luce la "barca solare” sepolta circa 4.500 anni fa ai piedi della Grande Piramide di Giza, in Egitto.
Sotto la lastra si trovano centinaia di fragili frammenti di legno, che verranno trasportati all'interno di una tensostruttura eretta sul sito nel 2008 dall'atmosfera controllata.
Una volta terminato il lungo lavoro di estrazione del pezzi, ci vorranno alcuni anni per ricomporre la barca, che andrà a fare compagnia alla "barca di Cheope”, lunga 43 metri, custodita nell'apposito museo a Giza. Gli studiosi ritengono che la nuova barca sia leggermente più piccola di quella già ricostruita.
Le barche solari avevano un ruolo importante nella mitologia egizia dell'aldilà. Gli antichi ritenevano che ogni notte, il dio del Sole, Ra, navigasse come Ra-Atum su una barca attraverso l'aldilà per battersi contro dei e bestie mitologiche, finché non sorgeva come Sole del mattino - Ra-Horakhty - e navigasse sulla barca diurna attraverso il cielo.
Le barche, sepolte accanto alla Grande Piramide, dovevano servire ai viaggi nell'aldilà del faraone Cheope (Khufu).
L'archeologo è convinto inoltre che le barche non siano mai state utilizzate da Cheope per navigare realmente sul Nilo, come invece sostengono alcuni.
Anche la barca di Cheope, scoperta nel 1954, venne sepolta in vari pezzi in un pozzo profondo una trentina di metri, e venne ricostruita nell'arco di 13 anni. Dal 1982 la barca di Cheope è esposta in un museo, creato appositamente a fianco della Grande Piramide, progettato dall'architetto italiano Franco Minissi.
In una rara immagine colta nel 1987 da una minuscola fotocamera di National Geographic mostra la barca che si sta riportando alla luce nella camera sotterranea vicino alla Grande Piramide di Giza.
I ricercatori guidati da Youshimura fecero lo stesso nel 2008 per esaminare le condizioni del legno.
Da allora, fino al recente scavo, la camera è rimasta perfettamente sigillata nel timore che l'aria o gli insetti potessero danneggiare le assi di legno.

Autore: Andrew Bossone da www.archeomedia.net

Fonte: National Geographic.it, 28 giugno 2011

 la barca di Cheope

 rilievo indicante la "barca solare"

 sezione interna del ritrovamento

martedì 5 luglio 2011

Ritrovamenti 1

Scoperte seicento monete puniche nel mare di Cala Tramontana a Pantelleria

Un "tesoretto" di circa 600 monete bronzee del terzo secolo avanti Cristo e' stato scoperto a Pantelleria. Il ritrovamento e' il primo concreto risultato delle indagini archeologiche subacquee per la valorizzazione di siti sommersi nelle acque di Cala Tramontana a Pantelleria iniziate alcuni giorni fa. Il progetto e' stato finanziato da Arcus S.p.a., la societa' del Ministero dei Beni culturali per lo sviluppo dell'arte, e sara' realizzato da Pantelleria Ricerche soc. cons. arl, dalla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, dalla Soprintendenza dei Beni culturali di Trapani e dal Dipartimento di Storia dell'Universita' di Sassari con il coordinamento scientifico di Sebastiano Tusa. Nella stessa zona la Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana – attualmente diretta da Eliana Mauro - aveva gia' evidenziato le tracce del relitto lasciandone i reperti in situ e realizzando un itinerario archeologico subacqueo gia' visitabile da anni. L'assessore ai Beni culturali e dell'Identita' siciliana, Sebastiano Missineo, congratulandosi per il ritrovamento, ha confermato "l'impegno per rafforzare la gia' forte immagine di Pantelleria come meta primaria del turismo culturale archeologico mediterraneo. La scoperta di queste monete conferma la professionalita' dei nostri ricercatori, delle nostre strutture e, in particolare, degli addetti specializzati in archeologia subacquea. La Sicilia non e' seconda a nessuno nello scenario internazionale sia per quantita' che per qualita' dell'offerta culturale e, in questo senso, la collaborazione con il Ministero dei Beni culturali, che auspichiamo sia sempre piu' intensa, e' fondamentale per sostenere la ricerca della nostra immensa eredita' archeologica sommersa". Le monete recano una testa di donna con lo sguardo rivolto verso sinistra, l'acconciatura, che mostra alcune varianti, e' sostenuta da una corona di grano. La figura e' identificabile con la dea Tanit. Nel rovescio c'e' invece una testa di cavallo che guarda a destra, elemento che potrebbe essere determinante per l'attribuzione della zecca. "Ad una prima analisi - dice Pier Giorgio Spanu, docente dell'Universita' di Sassari - le monete sembrano infatti di epoca sardo-punica e siculo-punica. Si tratta di conii compresi entro un ambito cronologico tra il 300 e il 264 a.C., anche se la circolazione di tali monete e' proseguita fino alla fine del terzo secolo a.C.". "Il ritrovamento - spiega il Soprintendente per i Beni culturali di Trapani, Sebastiano Tusa - rappresenta una conferma dell'importante ruolo economico che Pantelleria ebbe in epoca punico-ellenistica come meta di scambi commerciali dalla Sicilia verso l'Africa, e viceversa, e anche come luogo di produzione agricola. Il tesoretto di monete doveva essere originariamente riposto all'interno di un sacchetto o in un altro contenitore in materiale deperibile da cui le monete potrebbero essere fuoriuscite. In ogni caso il prosieguo dello scavo potra' chiarire meglio la loro contestualizzazione". La cronologia delle monete si accorda con la datazione del materiale anforario presente in quantita' nella cala, in particolare le anfore greco-italiche e le anfore cartaginesi che sembrano riportare ad un orizzonte cronologico della seconda meta' del III secolo a.C. anche se tali materiali potrebbero riferirsi non necessariamente ad un'imbarcazione naufragata, ma a diversi processi formativi del contesto (ad esempio un'operazione di alleggerimento dell'imbarcazione), la presenza del tesoretto lascia invece ben sperare circa la possibile esistenza di un relitto. "Durante le prime ricognizioni - spiega Leonardo Abelli, direttore scientifico del progetto - il subacqueo Francesco Spaggiari ha individuato un'area che presentava una piccola dispersione superficiale di monete bronzee. L'approfondimento delle indagini ha permesso di riportare alla luce un tesoretto costituito da circa 600 monete". Soddisfazione e' stata espressa anche dal presidente di Arcus Spa, Ludovico Ortona: "E' un ritrovamento importantissimo, speriamo che, con le prossime attivita', vi sia la possibilita' di ulteriori prestigiosi ritrovamenti".

Fonte: Soprintendenza del Mare - Regione Siciliana