sabato 3 dicembre 2011

Egitto

ANTICA CITTA’ COPTA RIPORTATA ALLA LUCE


Un'antica citta' copta che risale al IV secolo d.C. e' stata scoperta ad Ayn al-Sabil, nell'oasi di Dakhla, nel sud dell'Egitto. Lo ha annunciato il segretario generale del Consiglio supremo per i Beni archeologici in Egitto, Mustafa Amin, il quale ha spiegato che gli scavi hanno portato alla luce una chiesa a pianta basilicale e una serie di edifici annessi destinati a monaci, sacerdoti e visitatori.
"Queste scoperte ci suggeriscono l'esistenza nella zona di altri insediamenti di varie epoche storiche", ha detto Amin. Il presidente del Dipartimento per i Beni archeologici islamici e copti, Mohsen Sayyed Ali, ha precisato che tra i ritrovamenti vi e' anche un'abitazione dotata di una grande sala, diverse stanze, una cucina, un forno e una scala.
Sul sito sono state raccolte molte monete di bronzo del III e IV secolo d.C. e una serie di frammenti di terra cotta utilizzati a scopi commerciali.

Fonte: Adnkronos, 30/11/2011

venerdì 2 dicembre 2011

Erode il Grande

Muro Occidentale e Arco di Robinson: Erode avviò i grandiosi lavori, ma non ne vide la fine

Chi costruì le mura che fanno da contrafforte al complesso del Monte del Tempio? Ogni guida turistica e ogni studente che abbia familiarità con la storia di Gerusalemme risponderebbe immediatamente che fu Erode. Tuttavia, recenti scavi archeologici lungo l’antico canale di scolo di Gerusalemme hanno portato alla luce un antico bagno rituale ebraico (miqwe) che mette in discussione la tesi archeologica fin qui universalmente accettata secondo cui Erode sarebbe stato l’unico responsabile della costruzione del complesso attorno al Secondo Tempio Ebraico.
Negli ultimi tempi sono state intrapresi lavori tesi a preservare e rinforzare la pavimentazione della strada principale della Gerusalemme di duemila anni fa, quella che veniva usata dai pellegrini quando salivano al Monte del Tempio. L’intervento viene realizzato come parte del progetto volto a riportare alla luce il canale di scolo che passa sotto la strada, andando dalla cisterna di Siloam della città di David fino al Giardino Archeologico di Gerusalemme, vicino al Muro Occidentale (impropriamente noto come “Muro del pianto”).
Gli scavi nel sito, condotti dalla Israel Antiquities Authority in cooperazione con la Nature and Parks Authority e la East Jerusalem Development Corporation, sono finanziati dalla Ir David Foundation e diretti dall’archeologo Eli Shukron, della Israel Antiquities Authority, con l’assistenza di Ronny Reich, dell’Università di Haifa.
In uno scavo sotto la pavimentazione della strada, vicino all’Arco di Robinson, a diretto contatto con il letto di roccia sono state trovate sezioni delle fondamenta del Muro Occidentale, che sono anche la fondamenta di una parte dell’Arco di Robinson, un’imponente arcata che sorreggeva una scala che conduceva dalla strada principale di Gerusalemme fino all’entrata del complesso del Monte del Tempio.
Riferisce il professor Reich: “Nel corso dei lavori è apparso chiaro che vi sono, intagliati nella roccia, i resti di diverse strutture come cisterne, bagni rituali e cantine, che appartenevano alle abitazioni di un quartiere residenziale che esisteva prima che re Erode decidesse di ingrandire il complesso del Monte del Tempio”. Lo storico ebreo Giuseppe Flavio, vissuto in quel periodo, scrive che Erode si imbarcò nel progetto di ingrandire il complesso nel diciottesimo anno del suo regno (cioè nel 22 a.e.v.) e lo descrive come “il più grande progetto di cui il mondo avesse mai sentito”.
Quando si decise di espandere il complesso, l’area venne confiscata e i muri degli edifici furono demoliti fino al letto roccioso. Le strutture intagliate nella roccia furono riempite di terra e pietre affinché fosse possibile costruirvi sopra. Quando venne stabilita la posizione degli angoli del contrafforte del Monte del Tempio e iniziarono i lavori per la posa della prima fila di prime pietre, apparve chiaro che uno dei bagni rituali era situato direttamente sulla linea di quello che sarebbe diventato il Muro Occidentale. Allora i costruttori riempirono il bagno di terra, posero tre pietre larghe e piatte sul suolo e innalzarono la prima fila di pietre del muro sopra a tutto questo.
Ora, setacciando accuratamente il terriccio rimosso dall’interno del bagno rituale ostruito, sono state trovate tre lampade ad olio di argilla di un tipo diffuso nel primo secolo e.v. Inoltre, dal terriccio sono venute fuori anche 17 monete di bronzo che possono essere identificate. Donald Ariel, curatore della collezione numismatica della Israel Antiquities Authority, ha stabilito che le quattro monete più recenti del gruppo vennero coniate sotto il procuratore romano della Giudea Valerius Gratus nell’anno 17/18 e.v. Questo significa che l’Arco di Robinson e forse una parte più lunga del Muro Occidentale vennero edificati dopo quell’anno: vale a dire almeno vent’anni dopo la morte di Erode (che solitamente si ritiene avvenuta nell’anno 4 a.e.v.).
Questa informazione archeologica evidenzia il fatto che la costruzione dell’Arco di Robinson e delle mura che fanno da contrafforte al Monte del Tempio rappresentò un progetto enorme che durò decenni, e che non venne completato durante la vita di Erode. Questi sensazionali ritrovamenti confermano il resoconto di Giuseppe Flavio, il quale riferisce che fu solo durante il regno di re Agrippa II (pronipote di Erode) che il lavoro venne ultimato, e che a Gerusalemme al termine dei lavori rimasero da otto a diecimila disoccupati.
(Da: MFA, 23.11.11)

Nella foto in basso: una delle monete del procuratore romano Valerius Gratus che ha permesso di ridatare il periodo di costruzione dell’Arco di Robinson e, sotto,la prima fila di pietre del Muro Occidentale a diretto contatto con il letto di roccia.

mercoledì 30 novembre 2011

Festival Biblico 2012 a Vicenza

Il Festival «capitale mondiale» della Bibbia

Dal 2012 un Simposio internazionale sullo studio delle terre bibliche promosso dall’ufficio pellegrinaggi. Studiosi di fama convocati per «La linfa dell’ulivo»

Le terre della Bibbia si «incontrano» a Vicenza. Dalla prossima edizione, all’interno del Festival Biblico si terrà un Simposio internazionale dedicato alle scoperte archeologiche, al turismo religioso, ai pellegrinaggi, alla ricerca storica ed esegetica con la partecipazione di una grande istituzione culturale di Gerusalemme: lo Studium Biblicum Francescanum - - Facoltà di Scienze Bibliche ed Archeologia, il centro di ricerca accademico della Custodia francescana di Terra Santa.

Promosso dall’Ufficio pellegrinaggi della diocesi di Vicenza, la rassegna si intitolerà «La linfa dell’ulivo» e toccherà, idealmente, le vicende bibliche di tutto il Medio oriente: dalla Grecia all’Iraq passando per Turchia, Siria, Libano, Giordania, naturalmente Israele, Gerusalemme, Territori palestinesi, ma anche Egitto e Iran.

Il Simposio affronterà le terre della Bibbia da diverse angolazioni: archeologia, storiografia, geografia, turismo religioso, pellegrinaggi.

Studiosi ed esperti da diversi Paesi giungeranno a Vicenza per le quattro sessioni previste per il Simposio dal 24 al 26 maggio 2012: la Galleria di ritrovamenti e scoperte nelle terre bibliche, in cui verranno presentati i ritrovamenti archeologici più importanti dell’anno in tutta la regione mediorientale interessata dalla vicende della Scrittura ebraico-cristiana; quindi i dibattiti sul Gesù storico, ovvero la riflessione e l’approfondimento degli studi sulla storicità della persona di Gesù di Nazareth.

Inoltre si terrà il Simposio sulle terre bibliche con gli interventi di organizzazioni, personalità, enti che portano avanti esperienze turistiche e di pellegrinaggi religiosi nella regione di Abramo e di Cristo. Infine, l’attenzione al temadel Festival di ogni anno, che nel 2012 è dedicato alla paura e alla speranza.

Autorevoli e di notorietà internazionale i nomi degli esperti che saranno a Vicenza per il Simposio.

Tra gli altri Dan Bahat, uno dei più celebri archeologi del mondo, già ospite nell’edizione 2011 del Festival, docente di storia di Gerusalemme all’Università Bar-Ilan, in Israele; Riccardo Lufrani, professore di introduzione alla topografia di Gerusalemme all’École biblique et archéologique française; Romano Penna, tra i massimi esperti degli scritti di San Paolo, docente di Nuovo Testamento all’Università Lateranense di Roma; Frédéric Manns, professore di giudaismo alla facoltà di Scienze Bibliche e Archeologia dello Studium Biblicum Franciscanum; Stefano De Luca, responsabile del Magdala Project e direttore degli scavi di Magdala-Tarichea; Silvio Barbaglia, docente di introduzione all’Antico e Nuovo testamento dello Studentato teologico «San Gaudenzio» di Novara; Giuseppe Bellia, che insegna archeologia biblica alla Facoltà teologica di Sicilia a Palermo; Massimo Pazzini, docente ordinario presso la Facoltà di Scienze Bibliche ed Archeologia dello Studium Biblicum Franciscanum.
Una delle importanti scoperte degli ultimi anni: il decumano della città santa
di Gerusalemme, presso la porta di Giaffa. Il particolare era già scritto nella
"carta di Madaba" del V sec., un mosaico trovato nella Chiesa di S.Giorgio in Giordania

domenica 27 novembre 2011

Dead Sea - Mar Morto

Dead Sea drying up?
That's so 120,000 years ago

Drilling below the sea floor shows a roller-coaster ride for the region's climate.



The Dead Sea may be drying up, but research by Israeli scientists and colleagues abroad shows that the water has risen and fallen by hundreds of meters over the past 200,000 years.

The goal is to study the region's climactic history and forecast possible changes in the future. The project should also provide rich information on the region's seismic history and conditions in the area that influenced human development.

Drilling at the Dead Sea last year. Research shows that during the last Ice Age, sea level was 250 meters higher than its current level.


The preliminary findings come from excavations at the seafloor. The data confirm previous studies that claimed that the sea isn't really dead and that bacteria have survived in the extreme salty conditions.

The International Continental Scientific Drilling Program has funded the excavations. The drilling started a year ago and lasted four months. The study involved institutions from the United States and Europe; it was led by Prof. Zvi Ben Avraham, head of the Minerva Dead Sea Research Center at Tel Aviv University, and Dr. Moti Stein of the Geological Survey at the National Infrastructure Ministry.

Testing in Berlin

At the center of the sea, the researches drilled 460 meters below the seafloor and extracted salt and other materials that had settled there as much as 200,000 years ago. Plastic tubes containing centuries of climactic history are now in Germany for testing.

In laboratories in Potsdam near Berlin, Israeli and German scientists are examining the stuff in the tubes.

"What we have found are several layers of salt that bear witness to a period of dryness and very little rainfall at the Dead Sea's drainage basin, and this caused the sea to recede and salt to gather at its center," says Stein.

The researchers have found stone fragments that show that the sea was low - the evidence suggests that the coast once receded significantly and the sea came close to drying up. One theory is that this period occurred about 120,000 years ago, with another period of extreme dryness taking place 13,000 years ago.

"We believe that this [first] period of dryness involved a climactic catastrophe, one that influenced human development in this region," says Stein.

During the last ice age, for example, the sea was 250 meters higher than today. When the sea rose during rainy periods, it spread throughout the Jordan Valley and approached Lake Kinneret in the north.

Analysis of drilling samples reveals the existence of microorganisms at about a hundred meters below the seafloor. Meanwhile, in a recent study, scientists from Germany and Ben-Gurion University of the Negev dived into the sea and found bacteria populations in the sea's freshwater inlets.

The Dead Sea has receded in recent years at a meter a year. Unlike past eras, the main reason is that water that once flowed to the sea, mainly from the Jordan River, is diverted for use in Israel, Syria, Lebanon and Jordan.

The World Bank plans to release a study soon on the plausibility of a project to bring water from Eilat Bay to the Dead Sea via Jordan. This would help prevent the sea from drying up.

Ecco la traduzione da:

SBF Taccuino: Il Mar Morto si è prosciugato già 120.000 anni fa


I sondaggi del fondo del mare mostrano una notevole incostanza del clima della regione.

Il Mar Morto potrebbe prosciugarsi, ma la ricerca condotta da scienziati israeliani e da colleghi stranieri mostra che il livello dell’acqua è salito e sceso di centinaia di metri nel corso dei 200.000 anni passati.

L’obiettivo è quello di studiare la storia climatica della regione e i possibili cambiamenti per il futuro. Il progetto dovrebbe anche fornire informazioni sulla storia sismica della regione e sulle condizioni nell’area che hanno influenzato lo sviluppo umano.

I primi risultati provengono dai sondaggi effettuati sul fondale. I dati confermano le conclusioni degli studi precedenti dai quali risultava che il mare non è del tutto morto e che sono sopravvissuti dei batteri in condizioni estreme di salinità.

La ricerca è stata finanziata dall’International Continental Scientific Drilling Program. La trivellazione è cominciata un anno fa ed è durata quattro mesi. La ricerca ha coinvolto istituzioni statunitensi ed europee sotto la direzione del Prof. Zvi Ben Avraham, direttore del Minerva Dead Sea Research Center alla Tel Aviv University, e del Dr. Moti Stein del Geological Survey al Ministero delle Infrastrutture Nazionali.

Al centro del mare i ricercatori hanno trivellato per 460 metri sotto il fondo del mare e hanno estratto sale e altri materiali depositati 200.000 anni fa. I contenitori di plastica con secoli di storia climatica ora sono in Germania per le analisi.

Nei laboratori di Postdam vicino a Berlino, scienziati israeliani e tedeschi stanno esaminando i materiali estratti.

Sono stati trovati diversi strati di sale che testimoniano di un periodo di siccità e di pochissime precipitazioni nel bacino di drenaggio del Mar Morto, una condizione che causò il ritiro del mare e la raccolta del sale al suo centro.

I ricercatori hanno rinvenuto frammenti di pietra che mostrano come il livello del mare fosse diminuito. Questi elementi suggeriscono che una volta la costa si ritirò in modo significativo e il mare si prosciugò quasi del tutto. Secondo una teoria ciò si verificò 120.000 anni fa, il medesimo fenomeno si è ripetuto 13.000 anni fa.

Stein e i suoi colleghi pensano che questo primo periodo di siccità provocò una tale catastrofe climatica da influenzare lo sviluppo umano in questa regione.

Nel corso dell’ultima era glaciale il livello del mare era di 250 metri più alto rispetto ad oggi. Quando il mare si innalzava durante le stagioni piovose, si espandeva per tutta la Valle del Giordano e si avvicinava al Lago Kinneret al nord.

Le analisi dei campioni estratti rivelano l’esistenza di microorganismi a circa centro metri sotto il fondo del mare. Intanto, in uno studio recente, scienziati tedeschi e della Ben-Gurion University del Negev hanno trovato popolazioni di batteri nelle insenature di acqua dolce del mare.

In anni recenti il Mar Morto si è ritirato di un metro l’anno. Diversamente dalle epoche passate, la ragione principale è che l’acqua che una volta fluiva al mare, soprattutto dal fiume Giordano, oggi è deviata verso Israele, Siria, Libano e Giordania.

La World Bank sta progettando di avviare una ricerca per verificare la validità di un piano per portare acqua dalla Baia di Eilat verso il Mar Morto attraverso la Giordania, con lo scopo di evitare che il mare si prosciughi.

Fonte: Zafrir Rinat, Haaretz.com (14 novembre 2011)
http://www.haaretz.com/print-edition/news/dead-sea-drying-up-that-s-so-120-000-years-ago-1.395416