sabato 28 dicembre 2013

AGGIORNAMENTO SUI CRISTIANI IN SIRIA

Un contributo notevole del Vescovo Emerito di Aleppo Mons. Giuseppe Nazzaro:

http://oraprosiria.blogspot.co.il/2013/12/i-cristiani-in-siria.html

mercoledì 18 dicembre 2013

UN INVITO ALLA PREGHIERA PER I CRISTIANI IN SIRIA E PER I PROFUGHI

Carissimi e carissime,

quando ho aperto questo blog, oramai tre anni fa, pensavo a degli aggiornamenti sull'oriente sia dal punto di vista archeologico e geografico. Sulle pietre, sui monumenti, sulle scoperte e sulle realizzazioni in atto di musei, siti a cielo aperto e parchi archeologici. Oggi, a voi, lettori e lettrici, chiedo anche un pensiero ed una preghiera per la situazione dei cristiani in Siria e per tutti i profughi in sosta forzata in Libano, Giordania e Turchia. In questo momento è veramente freddo e vivere l'esistenza in una tenda è un grave problema da affrontare. Aggiornamenti continui li potete trovare su Tempi.it e su Radiovaticana.it.

Link:

http://www.tempi.it/siria-duemila-cristiani-in-ostaggio-a-kanaye-devono-convertirsi-all-islam-per-non-essere-uccisi#.UrFDrhDG-6c

http://it.radiovaticana.va/news/2013/12/18/siria:_strage_in_una_scuola_di_aleppo._ancora_sotto_minaccia_il/it1-756558

lunedì 16 dicembre 2013

GERUSALEMME...IL RACCONTO DI UN COMPAGNO DI CAMMINO



Rinascere a Gerusalemme

di Gianni Criveller

Sei mesi sabbatici nella terra di Gesù per ritrovarsi al centro della “geografia della salvezza”. E aprire gli occhi sul passato e sull’attualità. Il racconto di padre Criveller.
Al cardinale Martini, che aveva fatto di Gerusalemme il luogo del cuore della sua vita, mi sono ispirato nei sei mesi (da febbraio ad agosto) trascorsi lì: sei indimenticabili mesi, che avrei voluto non si fossero conclusi. Proprio dal cardinale Martini prendo in prestito alcuni pensieri per scrivere queste righe sulla mia esperienza. Negli ultimi tempi si era fatto in me più urgente il bisogno di un tempo qualitativo nella terra di Gesù. Come Martini, molte persone - pellegrini, soldati, peccatori e santi - lungo la storia hanno desiderato visitare Gerusalemme e la Terrasanta. Tra essi Francesco d'Assisi, Ignazio di Loyola, Charles de Foucauld. Credo che questo desiderio, o nostalgia per quei "luoghi santi", sia dentro il cuore di tanti discepoli di Cristo. Vivere nei luoghi di Gesù e dei suoi apostoli ci inserisce in una dimensione tutta speciale dell'esperienza cristiana. Se c'è una «storia della salvezza» - mi ha detto il custode di Terrasanta Pierbattista  Pizzaballa - c'è anche una «geografia della salvezza». Gerusalemme è al centro di entrambe. Un giorno padre Martini, allora studente, nel corso di una visita archeologica, rischiò seriamente di morire cadendo in un pozzo. Nel momento del pericolo ebbe un pensiero: «Come è bello morire qui in Terrasanta!». E quando venne salvato, ebbe un'altra intuizione molto forte: «Ciascuno è nato a Gerusalemme». In un senso molto importante la Gerusalemme terrena è la patria dei cristiani, dei credenti nella Gerusalemme celeste, degli uomini di buona volontà che desiderano la pace. Quando mi recavo al Muro occidentale, luogo di preghiera degli ebrei, a ridosso della spianata del Tempio dove si trova il luogo santo dei musulmani, a pochi minuti dal Santo sepolcro e da altri luoghi sacri per i cristiani, recitavo le bellissime strofe del salmo 122: «Quale gioia quando mi dissero: andremo alla casa del Signore. E ora i nostri piedi si fermano alle tue porte, Gerusalemme! (...) Domandate pace per Gerusalemme: sia pace a coloro che ti amano, sia pace sulle tue mura, sicurezza nei tuoi baluardi». Gerusalemme sembra avere una relazione speciale con la pace e con il mondo, come se non ci fosse pace nel mondo finché questa non sia vissuta a Gerusalemme. Anche il "sindaco santo di Firenze", Giorgio La Pira, aveva questa convinzione e si impegnò con tutte le sue forze per la pace in Terrasanta, tra i popoli e le religioni. Ma ancora oggi le religioni falliscono questo compito: Gerusalemme è tuttora il luogo dove le ideologie religiose, spesso estreme, vivono una accanto all'altra, non per il dialogo e la costruzione della pace, ma per contrapporsi l'una all'altra, ognuna per affermare le proprie prerogative e consolidare i propri spazi. Qui, ancora oggi, ebrei, cristiani e musulmani lottano, e perciò la città della pace non è la città dell'ecumenismo e del dialogo religioso, bensì la città del conflitto e dell'odio. Qui si concentra la discordia del mondo intero. Gerusalemme è una città difficile, brusca, che ti sfida ma che può, se lo desidera, conquistarti. In una delle "Conversazioni notturne a Gerusalemme" - di cui parlo più avanti -, il rabbino Adin Steinzaltz ci ha detto che nessuno sceglie Gerusalemme, ma che è essa a scegliere chi accogliere e chi respingere. Bisogna restare qui per un po', sfidando il senso di estraneità, di solitudine, di confusione per rendersi conto se, alla fine, questo luogo affascinante e difficoltoso decide di accettarti, permettendoti di introdurti, sia pure temporaneamente e quasi furtivamente, nella sua vicenda millenaria e straordinaria. A Gerusalemme Dio tocca il mondo. Ed essa non si comprende senza la sua vocazione di essere figura, anticipo della Gerusalemme celeste. «Essa è il nostro futuro - scrive il cardinal Martini -, qui le grandi e piccole cose assumono una dinamica divina. È un'immagine della fede, con tutte le difficoltà, ma anche della speranza. Qui continuiamo a sentire che lavorare per la pace è un processo doloroso. Ma anche che la speranza è più forte dei fallimenti».

Ho accolto ciò che la città offre a chi desidera riprendere in mano la Scrittura nei luoghi in cui è stata vissuta e scritta: i corsi e le escursioni bibliche dello Studium Biblicum (molto suggestivi i tre giorni nel deserto del Neghev); la partecipazione ai solenni momenti liturgici della quaresima e del tempo pasquale; la frequentazione regolare della basilica del Santo sepolcro, fino a farne un luogo familiare e affettivo. Mi piaceva andarvi soprattutto la sera, quando la folla dei pellegrini è diradata e ci sono calma, silenzio e suggestione dentro e fuori la storica basilica. Ispirato dalla lettura di Etty Hillesum, Edith Stein e altre scrittrici ebree, ho preso parte ad un seminario sulla Shoah, organizzato dal centro studi dello Yad Vashem, il museo dell'Olocausto. Venti giorni per 140 ore di lezione, a cui hanno partecipato quaranta studiosi da varie parti del mondo, impegnati come insegnanti, educatori e direttori di musei, a promuovere la conoscenza della Shoah e di altri genocidi. Ho potuto così immergermi in una specifica realtà del mondo ebraico. È stata un'esperienza complessa e difficile: il contenuto straziante delle lezioni; l'incontro con i superstiti; la visione di immagini oltremodo dolorose; le drammatiche questioni esistenziali, di fede e di teologia sollevate lasciavano spesso senza fiato me e i miei pur preparati compagni di corso. Per me - prete cattolico - è stato umiliante, ma comunque salutare, essere esposto in modo esplicito e senza alcuna riserva, alla responsabilità di persone cristiane e di uomini di chiesa. Pregiudizi largamente condivisi da cristiani per lunghi secoli hanno influito sull'emergere dell'odio antigiudaico. Molto doloroso è stato visitare i luoghi dove oggi si consuma il dramma del popolo palestinese, obbligato dal "muro di divisione e annessione" ad una serie quotidiana e drammatica di difficoltà e umiliazioni. Alcune suore bravissime ogni venerdì guidano, con coraggio, la preghiera del rosario lungo la sezione di Betlemme di questo muro. I volontari italiani dell'Operazione Colomba, che vivono in condizioni davvero essenziali, nel villaggio di At Tuwani, sulle colline semidesertiche non lontano da Hebron, sono impegnati quotidianamente a garantire a bambini e pastori palestinesi la fruizione del diritto alla scuola e alla propria terra. Proprio in questo remoto villaggio abbiamo conosciuto la speranza, generata dalla fattiva sperimentazione della non violenza come scelta di vita e di lotta.

Con Elisa e Lena, due giovani donne incontrate a Gerusalemme - la prima un architetto impegnata con la Custodia di Terrasanta, la seconda una studentessa in Sacra Scrittura -, abbiamo dato vita alle "Conversazioni notturne a Gerusalemme". Chiaramente ispirata al cardinal Martini, questa iniziativa ci ha permesso di incontrare persone autorevoli, di varia estrazione religiosa e culturale, che ci hanno aperto le loro porte per comprendere più a fondo la città. Preparare e vivere questi incontri, molto ben partecipati e sempre veramente interessanti, è stato un grande dono, e l'opportunità di creare una bella rete di rapporti, permettendomi di conoscere e dialogare con quella realtà. Questa iniziativa continuerà, e ciò costituisce per me un motivo di soddisfazione: un seme gettato potrà crescere e fare del bene ad altri. Ho voluto lasciare Gerusalemme celebrando al mattino presto presso il Santo sepolcro, con alcuni amici diventati compagni di strada. Lasciare Gerusalemme dopo sei mesi indimenticabili era già abbastanza toccante per me. Per di più, poche ore prima, avevo ricevuto la notizia della morte improvvisa di Roberto, papà di due bambini, uno dei miei migliori amici. Un'amicizia lunga 41 anni, iniziata nei campi del seminario di Treviso. Morte e vita, e il loro misterioso e tragico intreccio, e tanti altri pensieri affollavano quella mattina la mia mente. Qualche tempo prima avevo letto dell'emozione provata dal cardinal Martini quando, per la prima volta, celebrò la messa al Santo sepolcro. Erano le 4 del mattino di un giorno d'estate nel 1959. Egli raggiunse la minuscola cappella dopo aver attraversato i vicoli deserti della città. In quel momento, come per una folgorazione, gli parve di comprendere qualcosa del mistero della risurrezione di Gesù. Una sensazione fortissima di ciò che significa vita, e dell'anelito dell'umanità e delle religioni. Gli pareva che in quel luogo si concentrassero ogni speranza, certezza e fiducia. La vita che non finisce mai, scoppia, deborda, abbraccia l'universo. Dalla risurrezione - l'affermazione della vita sulla morte - tutto parte, e tutto deve essere compreso e giudicato. Incontrare Gerusalemme è vivere una nuova vita, un nuovo inizio, una grazia, un'appartenenza che è dono dall'alto. MM 

sabato 14 dicembre 2013

NEVE A GERUSALEMME: BILANCIO FINALE

Lentamente il fenomeno nevoso a Gerusalemme sta volgendo al termine e già stamattina la neve ha lasciato posto ad un pallido sole. Il bilancio finale di questa ondata di freddo su Israele e Palestina, lascia dietro di sè molti disagi.
Possiamo dire con sicurezza (dati i nostri rilevamenti dal tetto dello Studium Biblicum) che sono caduti circa 50 cm. di neve in meno di 48 ore. E' una cosa straordinaria per Gerusalemme, anche se in passato è già capitata.

Ci vengono in mente le parole del salmo 147,15-17:

Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce.
Fa scendere la neve come lana,
come polvere sparge la brina,
getta come briciole la grandine:
di fronte al suo gelo chi resiste?









Buona terza domenica di Avvento!

venerdì 13 dicembre 2013

SECONDO GIORNO DI NEVE A GERUSALEMME

Si, carissimi, è il secondo giorno di neve e le previsioni non sono ancora buone. Vi aggiorno con un video girato stamattina guardando i tetti della Città di Dio...


Qualche approfondimento di notizie e video su: 

http://www.israele.net/gerusalemme-sotto-la-neve

giovedì 12 dicembre 2013

E' TORNATA LA NEVE - SECONDO ATTO!

Ci siamo lasciati intorno alle ore 8 (italiana), ecco la situazione in continua evoluzione verso le 10.20 (ora di Gerusalemme).

La Città Santa ed alcuni suoi particolari...vedrete la "Stella di Natale e la neve", "il peperoncino e la neve", "fiori e neve", "coperta o neve?", "un capitello bizantino e la neve (grazie all'archeologia biblica)", "i volti e la neve",...

Ancora un abbraccio dalla Città di Dio...Buon Avvento!










 

E' TORNATA LA NEVE!!!

Siiiii! Carissimi e carissime è tornata la neve!
L'avevamo lasciata il 9-10 gennaio ed ora eccola puntuale ad dare luce alla Città Santa!

Guardatevi queste foto sulla Città di Dio...

 ...alle ore 7.00 del 12.12.2013

 ...la situazione alle ore 8.30





Un abbraccio a tutti!.....Da Gerusalemme.

mercoledì 11 dicembre 2013

MAR ROSSO - MAR MORTO



Firmato da Israele, Giordania e palestinesi l’accordo per il collegamento Mar Rosso-Mar Morto

Una gara d’appalto internazionale per garantire alla regione milioni di metri cubi di acqua dolce, energia idroelettrica e la salvaguardia del lago salato dal degrado ambientale

Dopo anni di progetti e contatti, con una cerimonia nella sede di Washington della Banca Mondiale Israele Giordania e Autorità Palestinese hanno firmato lunedì sera un accordo che dà via libera alla costruzione del Canale Mar Rosso-Mar Morto, nel quadro di un’ampia iniziativa destinata a produrre milioni di metri cubi di acqua dolce per rispondere alle necessità della regione semi-arida e contrastare la diminuzione del livello delle acque del Mar Morto.
Israele era rappresentato dal Ministro dell’energia Silvan Shalom, che è anche Ministro per la cooperazione regionale e per le infrastrutture. Per la Giordania era presente il Ministro delle risorse idriche e dell’irrigazione Hazem Nasser; per l’Autorità Palestinese, il Ministro per l’acqua Shaddad Attili. “Si tratta di un accordo storico – ha detto il ministro Shalom – E’ un sogno che si avvera e che speriamo possa favorire la pace nella regione”.
La prima fase del collegamento Mar Rosso-Mar Morto, noto anche come Canale dei Due Mari, dovrebbe costare fra 250 e 400 milioni di dollari, raccolti fra paesi donatori, fonti filantropiche e un’iniezione di liquidità da parte della Banca Mondiale. Entro un anno il piano trilaterale prevede la pubblicazione di una gara d’appalto internazionale per la costruzione dell’intera condotta in galleria per 180 chilometri, destinata a trasportare l’acqua lungo la Valle di Arava, in territorio giordano, da un impianto di desalinizzazione posto nel Golfo di Aqaba sino al Mar Morto. La superficie del Mar Morto si trova circa 427 metri sotto il livello del mare per cui l’acqua defluirà naturalmente dal Mar Rosso verso nord. Salvo ritardi imprevisti, la costruzione della struttura e dell’impianto di desalinizzazione sarà completata entro 4-5 anni.
Secondo il progetto, ogni anno verranno pompati circa 200 milioni di metri cubi di acqua dal Mar Rosso, all’estremità meridionale di Israele. Un grande impianto di desalinizzazione nella città giordana di Aqaba, che sorge sul golfo di Eilat dirimpetto alla località turistica israeliana, produrrà acqua potabile. Israele ne riceverà 30-50 milioni di metri cubi a beneficio della città portuale di Eilat e delle comunità nell’arida regione di Arava, mentre la Giordania ne utilizzerà 30 milioni per le proprie aree meridionali. Cento milioni di metri cubi del sottoprodotto altamente salino del processo saranno convogliati verso nord fino al Mar Morto per ricostituire il precario livello del grande lago salato.
Nell’ambito dello stesso accordo, nel nord Israele pomperà 50 milioni di metri cubi di acqua destinati alle regioni settentrionali della Giordania e 30 milioni per gli abitanti della Cisgiordania sotto Autorità Palestinese: in parte acqua dolce dal lago Kinneret (Mare di Galilea), in parte acqua riciclata per l’agricoltura.
L’idea di creare un collegamento tra i due mari venne avanzata per la prima volta dagli inglesi e dallo stesso Theodor Herzl alla fine del XIX secolo. Un secolo più tardi, negli anni ’90, dopo la pace firmata fra Israele e Giordania, l’idea della condotta riprese slancio.
Per almeno un decennio le parti interessate hanno soppesato i pro e i contro di un tale progetto (fortemente contestato da gruppi ambientalisti come Amici delle Terra-Medio Oriente e dallo stesso Ministero dell’ambiente israeliano). Nel frattempo però il livello del Mar Morto ha continuato a calare a un ritmo di un metro all’anno a causa del progressivo declino dell’afflusso, da nord, dal fiume Giordano.
Lo scorso gennaio la Banca Mondiale ha pubblicato tre rapporti dettagliati sul piano trilaterale per la costruzione del Canale dei Due Mari, redatti da diversi esperti esterni: uno studio di fattibilità, una valutazione ambientale e sociale e uno studio sulle alternative strategiche. Indicando come obiettivo del progetto quello di preservare il Mar Morto dal degrado ambientale, di produrre acqua desalinizzata e di generare energia idroelettrica a prezzi ragionevoli, la Banca Mondiale sottolineava che il programma dovrebbe anche funzionare come “un simbolo per la pace in Medio Oriente”, in particolare tra israeliani, giordani e palestinesi. Lo studio di fattibilità ha determinato che è possibile procedere con la costruzione di una conduttura in galleria, di un grande impianto di desalinizzazione e di due centrali idroelettriche, il tutto in territorio giordano. La valutazione ambientale e sociale metteva invece in guardia rispetto al rischio di “modifiche negative all’aspetto e alla qualità dell’acqua” del Mar Morto e possibili danni all’ecologia globale della regione. Il terzo rapporto, quello sulle alternative, individuava un’opzione che avrebbe combinato diverse soluzioni: desalinizzazione ad Aqaba e sulle sponde del Mediterraneo con importazione di acqua dalla Turchia, più conservazione e riciclaggio dell’acqua.
Il Ministro israeliano per la cooperazione regionale Silvan Shalom ha continuato a sostenere il progetto prospettato dal rapporto di fattibilità, sottolineandone i benefici per tutte le parti coinvolte e per la salvaguardia del Mar Morto. “Il progetto ha ottenuto il sostegno del primo ministro Benjamin Netanyahu insieme a quello del presidente dell’Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) e, naturalmente, del re di Giordania”, ha detto il ministro Shalom a radio Galei Tzahal. Il Ministro giordano Hazem Nasser ha sottolineato che l’accordo non è politico. “E’ un accordo umanitario – ha detto – progettato per aiutare coloro che hanno bisogno di acqua, e ha un aspetto ecologico dal momento che stiamo cercando di salvare il Mar Morto. Senza acqua non c’è occupazione e la povertà imperversa. Questo è il motivo per cui collaboriamo con i nostri partner regionali”. “L’accordo – ha detto il ministro palestinese Shaddad Attili – non è correlato agli accordi di Oslo. Il bello è che questo è un accordo regionale che è importante per tutti noi, e per salvare il Mar Morto. Abbiamo dimostrato che possiamo lavorare insieme”.
“Abbiamo deciso di attuare il processo in più fasi e la prima fase è l’impianto di desalinizzazione ad Aqaba e l’acquedotto per salvare il Mar Morto – ha spiegato il ministro Shalom – Stiamo aggiungendo un altro strato alla pace con i nostri vicini. Adottiamo questo accordo trilaterale per aiutare gli abitanti della regione, per salvare il Mar Morto, per fornire acqua ed elettricità, e per realizzare una cooperazione strategica, economica e politica. Oggi è un vero giorno da celebrare, senza frasi fatte”.

(Da: Times of Israel, Jerusalem Post, YnetNews, Jerusalem On Line, 9.12.13)



mercoledì 4 dicembre 2013

MAGDALA OPEN...IMMAGINI ED EMOZIONI...DURANTE LA FIRMA DELL'ACCORDO

Grazie a tutti!

Grazie soprattutto al nostro Vescovo Beniamino ed al Custode Pierbattista,

Grazie a don Raimondo ed alle carissime dello Staff dell'Ufficio pellegrinaggi,

Grazie ai volontari ed ai futuri volontari per il sito di Magdala,

Grazie perchè, da oggi, le "rive del lago di Galilea" sono più vive e presenti nel nostro cuore,

Grazie a chi ci sarà con il servizio e con la preghiera,

Grazie a te o Spirito Santo perchè soffi su di noi!


Sala piena, interventi di grande spessore: molto bene!
(Sta parlando il vescovo)
Ciao, un abbraccio”


“…hanno organizzato molto bene, c'è stato un intervento di Pizzaballa che ha spiegato il senso dell'archeologia per i viaggi e per il fondamento della nostra fede... C'era un video, che mi ha fatto venire molta nostalgia  di Betlemme...Ho portato a casa il modulo di iscrizione diventa volontario…”


“Evviva d'avvero.....accordo storico. ...Ciao”
 

“…oggi pomeriggio tutto si è svolto bene. Il salone era pieno di persone che hanno manifestato grande interesse all’evento, bene organizzato dall’Ufficio Pellegrinaggi…”

Ecco il  momento della firma, sono le 18.40!