sabato 29 dicembre 2012

SANTA FAMIGLIA DI NAZARETH




L'esempio di Nazaret
Dai «Discorsi» di Paolo VI, papa (Discorso tenuto a Nazaret, 5 gennaio 1964)
La casa di Nazaret è la scuola dove si è iniziati a comprendere la vita di Gesù, cioè la scuola del Vangelo. Qui si impara ad osservare, ad ascoltare, a meditare, a penetrare il significato così profondo e così misterioso di questa manifestazione del Figlio di Dio tanto semplice, umile e bella. Forse anche impariamo, quasi senza accorgercene, ad imitare.
Qui impariamo il metodo che ci permetterà di conoscere chi è il Cristo. Qui scopriamo il bisogno di osservare il quadro del suo soggiorno in mezzo a noi: cioè i luoghi, i tempi, i costumi, il linguaggio, i sacri riti, tutto insomma ciò di cui Gesù si servì per manifestarsi al mondo.
Qui tutto ha una voce, tutto ha un significato. Qui, a questa scuola, certo comprendiamo perché dobbiamo tenere una disciplina spirituale, se vogliamo seguire la dottrina del Vangelo e diventare discepoli del Cristo. Oh! come volentieri vorremmo ritornare fanciulli e metterci a questa umile e sublime scuola di Nazaret! Quanto ardentemente desidereremmo di ricominciare, vicino a Maria, ad apprendere la vera scienza della vita e la superiore sapienza delle verità divine! Ma noi non siamo che di passaggio e ci è necessario deporre il desiderio di continuare a conoscere, in questa casa, la mai compiuta formazione all'intelligenza del Vangelo. Tuttavia non lasceremo questo luogo senza aver raccolto, quasi furtivamente, alcuni brevi ammonimenti dalla casa di Nazaret.
In primo luogo essa ci insegna il silenzio. Oh! se rinascesse in noi la stima del silenzio, atmosfera ammirabile ed indispensabile dello spirito: mentre siamo storditi da tanti frastuoni, rumori e voci clamorose nella esagitata e tumultuosa vita del nostro tempo. Oh! silenzio di Nazaret, insegnaci ad essere fermi nei buoni pensieri, intenti alla vita interiore, pronti a ben sentire le segrete ispirazioni di Dio e le esortazioni dei veri maestri. Insegnaci quanto importanti e necessari siano il lavoro di preparazione, lo studio, la meditazione, l'interiorità della vita, la preghiera, che Dio solo vede nel segreto.
Qui comprendiamo il modo di vivere in famiglia. Nazaret ci ricordi cos'è la famiglia, cos'è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro ed inviolabile; ci faccia vedere com'è dolce ed insostituibile l'educazione in famiglia, ci insegni la sua funzione naturale nell'ordine sociale. Infine impariamo la lezione del lavoro. Oh! dimora di Nazaret, casa del Figlio del falegname! Qui soprattutto desideriamo comprendere e celebrare la legge, severa certo ma redentrice della fatica umana; qui nobilitare la dignità del lavoro in modo che sia sentita da tutti; ricordare sotto questo tetto che il lavoro non può essere fine a se stesso, ma che riceve la sua libertà ed eccellenza, non solamente da quello che si chiama valore economico, ma anche da ciò che lo volge al suo nobile fine; qui infine vogliamo salutare gli operai di tutto il mondo e mostrar loro il grande modello, il loro divino fratello, il profeta di tutte le giuste cause che li riguardano, cioè Cristo nostro Signore.


sabato 22 dicembre 2012

AUGURI PER UN SERENO E SANTO NATALE!


Gerusalemme, 23 dicembre 2012

 

Carissimi amici e amiche,

 
           vi raggiungo per i miei più cari auguri per un sereno Natale ed un felice inizio di Anno Nuovo 2013.

           Prendo a prestito le parole della Chiesa universale in questo anno in cui viviamo l’anniversario di un’importante documento del Concilio Vaticano II, la costituzione “Dei Verbum”, e quindi ritengo un’importante passo di verifica della propria fede personale. Al numero due, i Padri del Concilio ci offrono questo testo:

Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelarsi in persona e manifestare il mistero della sua volontà (cfr. Ef 1,9), mediante il quale gli uomini per mezzo di Cristo, Verbo fatto carne, hanno accesso al Padre nello Spirito Santo e sono resi partecipi della divina natura (cfr. Ef 2,18; 2 Pt 1,4). Con questa Rivelazione infatti Dio invisibile (cfr. Col 1,15; 1 Tm 1,17) nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici (cfr. Es 33,11; Gv 15,14-15) e si intrattiene con essi (cfr. Bar 3,38), per invitarli e ammetterli alla comunione con sé…”.

        Un testo così denso di significato e Parola di Dio che, nel leggerlo, veniamo invitati a partecipare della grande bontà e misericordia del Signore per ognuno di noi. Il Signore Dio, prendendo la sua dimora in mezzo noi, per mezzo di Gesù, ci ha offerto la sua vita e mostrato quanto grande è il suo dono d’amore per ognuno.

       Vivo a Gerusalemme da più di due anni e il dono di abitare e ripercorrere le “orme” del Maestro è così grande che percepisco la condizione di essere uno dei suoi commensali. Questa azione di comunione la possiamo vivere tutti, nell’Eucaristia, nella preghiera, nello studio della Parola e nell’incontro costruttivo tra noi cristiani, suoi discepoli.

       L’augurio che porgo a ciascuno di voi è quello della Dei Verbum: che ognuno sperimenti, in questo tempo di Natale, la compagnia e l’amicizia del Signore Gesù, nato a Betlemme. Ognuno viva in pienezza la grazia del Signore e gli auguri che ci stringiamo siano il segno che vogliamo bene al Signore e tra di noi edifichiamo il suo regno.

      Buon Natale!

                                                                                              don Giana
 
 

 

O Emmanuel, nostro re e legislatore...


O Emmanuel,
rex et legifer noster,
expectatio gentium et
salvator earum:
veni ad salvandum nos,
Domine Deus noster.



O Emmanuele,
nostro re e legislatore,
attesa delle genti e
loro salvatore, vieni a salvarci,
Signore Dio nostro.



Dio in dialogo


6. La novita della rivelazione biblica consiste nel fatto che Dio si fa conoscere nel dialogo che desidera avere con noi. La Costituzione dogmatica Dei Verbum aveva esposto questa realta riconoscendo che ≪Dio invisibile nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, per invitarli e ammetterli alla comunione con Se≫. Ma non avremmo ancora compreso a sufficienza il messaggio del Prologo di san Giovanni se ci fermassimo alla constatazione che Dio si comunica amorevolmente a noi. In realta il Verbo di Dio, mediante il quale ≪tutto e stato fatto≫ (Gv1,3) e che si ≪fece carne≫ (Gv 1,14), e il medesimo che sta ≪in principio≫ (Gv 1,1). Se qui avvertiamo un’allusione all’inizio del libro della Genesi (cfr Gen 1,1), in realta siamo posti di fronte ad un principio di carattere assoluto e che ci narra la vita intima di Dio. Il Prologo giovanneo ci pone di fronte al fatto che il Logos e realmente da sempre, e da sempre egli stesso è Dio. Dunque, non c’e

mai stato in Dio un tempo in cui non ci fosse il Logos. Il Verbo preesiste alla creazione. Pertanto, nel cuore della vita divina c’e la comunione, c’e il dono assoluto. ≪Dio è amore≫ (1Gv 4,16), dira altrove lo stesso Apostolo, indicando con cio ≪l’immagine cristiana di Dio e anche la conseguente immagine dell’uomo e del suo cammino≫. Dio si fa conoscere a noi come mistero di amore infinito in cui il Padre dall’eternita esprime la sua Parola nello Spirito Santo. Percio il Verbo, che dal

principio e presso Dio ed e Dio, ci rivela Dio stesso nel dialogo di amore tra le Persone divine e ci invita a partecipare ad esso. Pertanto, fatti ad immagine e somiglianza di Dio amore, possiamo comprendere noi stessi solo nell’accoglienza del Verbo e nella docilita all’opera dello Spirito Santo. E alla luce della Rivelazione operata dal Verbo divino che si chiarisce definitivamente l’enigma della condizione umana.
da Benedetto XVI, Esortazione apostolica VERBUM DOMINI, 6

O REX GENTIUM...O Re delle genti...


O Rex gentium
et desideratus earum,
lapisque angularis
qui facis utraque unum:
veni et salva hominem,
quem de limo formasti.


O Re delle genti,
da loro sospirato,
pietra angolare,
che riunisci i popoli in uno,
vieni e salva l’uomo,
che hai formato dalla terra.


Il Signore stesso si paragonò alla pietra che i costruttori hanno rigettata, ma che è divenuta la pietra angolare. Sopra quel fondamento la Chiesa è costruita dagli apostoli e da esso riceve stabilità e coesione. Questo edificio viene chiamato in varie maniere: casa di Dio, nella quale cioè abita la sua famiglia, la dimora di Dio nello Spirito, la dimora di Dio con gli uomini, e soprattutto tempio santo, il quale, rappresentato dai santuari di pietra, è l'oggetto della lode dei santi Padri ed è paragonato a giusto titolo dalla liturgia alla città santa, la nuova Gerusalemme. In essa infatti quali pietre viventi veniamo a formare su questa terra un tempio spirituale. E questa città santa Giovanni la contempla mentre, nel momento in cui si rinnoverà il mondo, scende dal cielo, da presso Dio, « acconciata come sposa adornatasi per il suo sposo ».

 Dal Concilio Vaticano II, Costituzione Dogmatica, Lumen Gentium, 6


La "sposa" adorna per suo sposo: Gerusalemme vista dai tetti (le due cupole sono il S. Sepolcro)

I colli che cingono Gerusalemme

Il colle del "Sion cristiano" e sullo sfondo a destra il monte degli Ulivi
Ancora buona attesa del Signore Gesù!


venerdì 21 dicembre 2012

CHE GIOIA! DA OGGI IL NUOVO SITO WEB SU BETLEMME!

 
 
Era annunciato da tempo, ma da oggi è una realtà virtuale importante! E' on line il nuovo sito web della Basilica della Natività di Betlemme!
Un grazie speciale per chi ha portato a compimento questa opera.
 
 
Una dedica speciale a tutti coloro che lo visiteranno con le parole dei Padri della Chiesa:



Il dolcissimo Salvatore

Egli è il Purificatore, il Salvatore, il Dolcissimo, il Verbo divino, il chiarissimo vero Dio, colui che fu fatto uguale al Signore dell’universo perché ne era Figlio e perché «il Verbo era in Dio» (Gv 1,1); colui in cui si ebbe fede quando fu per la prima volta preannunciato e quando, presa la maschera umana, e fattosi un corpo di carne, rappresentò il dramma di salvezza dell’umanità, ma non fu conosciuto.

Egli era legittimo competitore e lottava a fianco della sua creatura e in maniera rapidissima si dette a tutti gli uomini, più rapidamente del sole, perché il suo oriente era la stessa volontà del Padre; e con immensa facilità ci illuminò e con ciò che insegnò e ciò che fece manifestò Dio, da dove egli veniva e chi era: il portatore della pace, il mediatore, il salvatore nostro, il Verbo; fonte di vita, fonte di pace, che si effonde su tutta la faccia della terra e per il quale, lasciatemi dire così, ormai tutto il mondo è diventato un mare di beni.

Clemente di Alessandria, Protreptico 10,110

O ORIENS...O Astro che sorgi...

O Oriens,
splendor et lucis aeternae
et sol iustitiae:
veni et illumina sedentes
in tenebris et umbra mortis.
 
O Astro che sorgi,
splendore della luce eterna
e sole di giustizia
vieni e illumina chi giace
nelle tenebre e nell’ombra di morte.

 

"Cristo è la luce delle genti: questo santo Concilio, adunato nello Spirito Santo, desidera dunque ardentemente, annunciando il Vangelo ad ogni creatura (cfr. Mc 16,15), illuminare tutti gli uomini con la luce del Cristo che risplende sul volto della Chiesa. E siccome la Chiesa è, in Cristo, in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano, continuando il tema dei precedenti Concili, intende con maggiore chiarezza illustrare ai suoi fedeli e al mondo intero la propria natura e la propria missione universale".

Dal Concilio Vaticano II, Costituzione Dogmatica Lumen Gentium, 1
 
Gesù Sole nella necropoli sotto la
Basilica di san Pietro a Roma

giovedì 20 dicembre 2012

O CLAVIS DAVID....O Chiave di Davide...


O Clavis David

et sceptrum domus Israel,

qui aperis et nemo claudit,

claudis et nemo aperit:

veni et educ, victum de domo

carceris, sedentem in tenebris

et umbra mortis.



O Chiave di Davide

e scettro della casa d’Israele,

che apri e nessuno può chiudere,

chiudi e nessuno può aprire,

vieni: libera l’uomo prigioniero,

che giace nelle tenebre

e nell’ombra di morte.


"Nonostante il re Davide fosse peccatore, lo stesso fu posto a governare il popolo di Israele.
A questo suo essere re, sono significative le parole che Maria ode nell'annunciazione: "Il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine" (Lc 1,32-33). Questo, dunque, non è soltanto il regno terreno di Davide, che ebbe fine. E' il regno di Cristo, che non conosce termine, il regno eterno, il regno della verità, dell'amore e della vita eterna".
(Giovanni Paolo II Omelia 22 Novembre 1998, Solennità di Cristo Re, 2)
A Gerusalemme, da anni oramai, continuano gli scavi presso la città di Davide, in quella porzione di terra che si trova a sud delle mura più moderne di Solimano il Magnifico. Questo “ofel” (spalla in ebr.) dell’area, tra la valle del Tyropeion e la valle del Cedron, si presenta come un grande cantiere di studio a cielo aperto sulla collocazione della residenza del re Davide. Ci hanno scavato archeologi d'eccellenza come A. Shiloh, K. Kenyon, B. Mazar e hanno messo in luce molte strutture antiche sia della città gebusea che quella israelita fino ai recenti scavi con le tracce della presenza romana.
La prima foto agli inizi del '900, la seconda recente. Tutte e due indicano il luogo ipotizzato della città gebusea.

mercoledì 19 dicembre 2012

O RADIX IESSE...O Radice di Iesse

O Radix Jesse,
qui stas in signum populorum,
super quem continebunt reges os suum,
quem gentes deprecabuntur:
veni ad liberandum nos,
jam noli tardare.
O Radice di Iesse,
posta a vessillo per i popoli,
dinanzi al quale taceranno i re e
che le nazioni invocheranno,
vieni a liberarci: non tardare più.
In questo giorno siamo invitati ad invocare il Signore Dio come "Radice di Iesse", quegli "inizi vitali" che hanno generato il Verbo della vita.
Possiamo pensare e credere all'infinita bontà e misericordia di Dio, che venendo a porre la sua dimora in mezzo a noi, ha liberato ogni uomo dalle potenze del mondo. L'antifona "O" odierna esprime la grande forza di questo nostro Dio, onnipotente nell'amore e lento all'ira.
Talvolta invece le "nazioni" sono l'opposto. Si misurano nella potenza delle armi e degli armamenti in genere, scatenano ire verso altre nazioni e vi è sempre la legge del forte sul debole. Il Signore Dio ha rovesciato questa prospettiva umana e terrena.
Propongo visivamente due immagini. La prima verte su un germoglio che spunta in mezzo al deserto, segno della vita che supera ogni condizione a prima vista brulla e inospitale.
La seconda immagine sono le "nazioni", il re egiziano Akhenaton, il suo forte imperi di un tempo, rappresentato nelle memorie incise su pietra dei templi del grande Egitto.


Un fiore in mezzo al deserto, radice viva e bella. (Har Karkom - deserto del Negev)


Tell Amarna. Akhenaton in adorazione al dio Ai


martedì 18 dicembre 2012

O ADONAI...

Carissimi amici e amiche, ecco l'antifona "O" prevista per questa giornata di Avvento.


O Adonai
et Dux domus Israel,
qui Moysi in igne flammae rubi
apparuisti et ei in Sina legem
dedisti: veni ad redimendum
nos in braccio extento.

O Signore
e  condottiero della casa di Israele,
che sei apparso a Mosè nella fiamma
del roveto e sul Sinai gli hai dato la legge,
vieni a redimerci con la potenza del tuo braccio.
Fig. 1 Sito HK 86b sull'altopiano di Har Karkom nel deserto del Negev

Fig. 2 Pietra antropomorfa (forma di volto di uomo) sull'altopiano di Har Karkom

Fig. 3 Disegno della pietra antropomorfa (per capire meglio)


Fig. 4 "Roveto", presso il monastero di S. Caterina (Sinai) - Egitto
Fig. 5 Vista sul monastero di S. Caterina (Sinai) - Egitto
Con questa antifone e le successive foto, siamo invitati oggi ad invocare il nome del Signore come "Adonai", quel Signore che ha condotto il popolo di Israele fuori dall'Egitto, dalla condizione di schiavitù e oppressione.
Adonai è anche il Dio dei Padri, Abramo, Isacco e Giacobbe e che accorda a Mosè la sua Parola e le sue promesse. Gli parla attraverso una visione di un roveto "ardente".
Nella fig. 1 mostro un sito archeologico, chiamato HK 86b, presso la montagna di Har Karkom nel deserto del Negev. E' un santuario antichissimo che esprime alcune pietre lavorate in forma antropomorfa e situate in direzione del grande deserto Paran. Attorno ad esse si posso vedere degli arbusti o roveti.
Le figg. 2-3 propongono una pietra scolpita in forma di faccia umana. Anche questa è stata trovata nel deserto del Negev (Israele). La riproduzione della faccia esprime un volto che può essere stato l'esempio di un orante verso la divinità. Anche noi oggi siamo invitati a pronunciare questa antifona rivolti al Dio della Vita, Gesù Cristo. Egli, nuovo Mosè, sta per nascere ancora una volta in noi e per noi.
Le figg. 4-5 propongono infine il "roveto" come oggi è classificato presso il monastero di S.Caterina nel monte Sinai (Egitto).
Veneriamo questo luogo sacro molto caro ai fratelli cristiani ortodossi ed anche noi rispettiamo questa tradizione antica che ci ricorda l'esperienza teofanica vissuta dal grande profeta, legislatore ed intercessore Mosè.
Anche per oggi, carissimi, buon cammino di Avvento!