martedì 11 ottobre 2011

Segnalazione

Il primo pellegrino cristiano fece tappa anche nel Vicentino

STORIA. L'ufficio Pellegrinaggi della Diocesi proporrà escursioni giornaliere nei luoghi della “fede itinerante”
Nel 333 d.C. veniva da Bordeaux ed era diretto in Terra Santa : si fermò in città e a Montebello, stazione di cambio dei cavalli
28/09/2010 DA "IL gIORNALE DI VICENZA"
L'uomo s'avanza senza fretta. Ha un lungo viaggio alle spalle e uno ancor più lungo davanti. Viene da Burdigala, l'odierna Bordeaux, e si dirige a Gerusalemme. Migliaia di chilometri, ma spazio e tempo sono solo una convenzione che le vie romane, in quel 333 dopo Cristo, rendono meno aleatoria. Ciò che conta è la meta. Ci arriverà dopo un anno e mezzo per inginocchiarsi davanti al Santo Sepolcro e poi sui luoghi di una Cristianità che da solo 20 anni, dall'Editto di Milano, è culto libero. Anzi, culto imperiale. Ci arriverà tre anni prima della morte di Costantino, dopo aver incontrato centinaia, forse migliaia di persone sulla sua strada. Come si chiamasse, però, è un mistero. Nemmeno la storia, che pure attraversa lasciando di ogni tappa un racconto minuzioso, se lo ricorderà. Sarà per sempre e per tutti il pellegrino burdigalense. Il primo pellegrino ufficiale della Chiesa.
PASSAGGIO A VICENZA. Giusto che a raccontarlo sia don Raimondo Sinibaldi, direttore dell'Ufficio Pellegrinaggi della Diocesi di Vicenza. E il motivo si spiega subito: «Quel pellegrino passò anche da noi, fermandosi forse a Vancimuglio, sicuramente a Vicenza e soprattutto a Montebello. Inevitabilmente, trovandosi lungo la via consolare Postumia, che univa Genova ad Aquileia ed era dunque nevralgica per chi volesse raggiungere la Palestina». Vicenza e i Colli Berici diventano un incrocio fondamentale prima sotto il profilo viario e poi religioso. «Per capirlo - continua don Sinibaldi - è meglio innanzitutto mettere a fuoco il lavoro del nostro pellegrino. L'Itinerarium Burdigalense, come riportato nel Corpus Christianorum - pubblicazione difficile da trovare - descrive il lungo viaggio stazione per stazione. Percorreva circa 11 miglia al giorno appuntando i nomi di ogni statio (luoghi muniti di locanda; n.d.r.) e mutatio (cambio dei cavalli; n.d.r.), di ogni località e delle distanze. Testimone della buona viabilità romana del IV secolo, tramanda i toponimi delle città e località minori. Descrivendo i luoghi della Terra Santa, le chiese nuove fatte costruire da Elena, madre di Costantino, in luogo del tempio di Giove o Astarte fatto erigere da Adriano, sul monte degli Ulivi ed a Betlemme, è una fonte preziosa anche per gli archeologi».
Invasione barbarica dopo invasione, le stazioni diventano luoghi di ospitalità e poi primi ospedale. «I pellegrini contraevano broncopolmoniti, malaria ed altro. La pianura, ricca di fiumi e di acque, era malsana. Ecco la necessità di luoghi di accoglienza e di ospitalità. Il chiostro del S.Bortolo si spiega così, come pure i toponimi cittadini di Ospedaletto, sulla Postumia, e di San Lazzaro».
I CAVALIERI DELLA FEDE. Montebello era una mutatio strategica anche per raggiungere, attraverso il Basso Vicentino, i colli Euganei e di qui, collegandosi all'antica via Emilia Altinate, Monselice, Chioggia e le navi per la Terra Santa. La domus ad aureos ricordata dal pellegrino burdigalense, diventerà una potente magione templare e la struttura a quadrato chiuso è visibile anche oggi che è stata trasformata in residence. «Cosa però più importante - sottolinea don Sinibaldi - la sua influenza si estenderà fino a Breganze, Mason (da magiòn appunto) e strada facendo fino a Tempio di Ormelle». Nel 1310 i monaci guerrieri la cedono ai Cavalieri di S.Giovanni che sconfitti a San Giovanni d'Acri diventeranno Cavalieri prima di Cipro, poi di Rodi ed infine di Malta. E qui le storie dei due ordini di cavalieri si intrecciano curiosamente con quella dei luoghi: i primi diffondono la coltivazione della vite con il vitigno Sauvignon, i secondi, scherzando ma non troppo, ci metteranno il nome del principale produttore se è vero che il cognome Zonin deriva da Gioanin.
E che il Vicentino fosse un centro medievale di grande importanza religiosa lo conferma un altra presenza. «A Sossano i cavalieri del Santo Sepolcro di Gerusalemme vi avevano l'unica stazione del Veneto». E guardando una mappa dei Berici si capisce perché.
TRA SILENZIO E MISTERO. Porta di uscita centrale del nostro sistema collinare, Sossano conserva ancora i resti del suo passato in località Sajanega. Qui, in mezzo al sorgo, sorge un piccolo complesso templare che il tempo, piano piano, sta vincendo. Poco più avanti la chiesa-oratorio di san Teobaldo ed un chilometro e mezzo oltre, seguendo la stradina appena accennata tra i campi, nascosta da un boschetto di magnolie, l'eremo del santo francese, datato XI secolo.
Teobaldo, Thibaud, nipote di Ugo di Payns, fondatore dei Templari, che lo ha tenuto a battesimo, si stabilisce qui dopo un lungo peregrinare assieme all'amico Gualtiero. Morirà, forse per la lebbra, nel 1066 abbracciando l'abito dei benedettini camaldolesi. Le sue spoglie si trovano nella chiesa di S.Giovanni Battista a Badia Polesine ed ancora oggi,ogni 10 ottobre, gruppi di fedeli partono da Sossano per raggiungere il centro polesano e venerarlo. Sossano, come Barbarano Vicentino, come tutti i Berici rientravano nei fasci viari che secondo lo storico Franco Cardini costituivano il reticolo delle vie di pellegrinaggio. L'attraversamento in costa consentiva di evitare infatti i troppi fiumi da guadare e le troppe zanzare anofele della pianura.
I pellegrinaggi avvengono da metà aprile ad ottobre, il mare d'inverno a quei tempi ha poca poesia. I Berici sono sicuri e fungono da "Tom-Tom" . Spiega don Sinibaldi: «La chiesa di San Rocco ad Arcugnano oggi è sconosciuta ai più ma essendo sull'asse dei castelli di Montecchio da una parte e del monte Rua dall'altra era fondamentale per dare la direzione. Bianca, immersa nel verde - ma allora non c'era tutta questa vegetazione perché la legna era l'unico combustibile per la vita di tutti i giorni - costituiva un punto di riferimento visivo importante in un' epoca in cui non c'erano carte geografiche».
Molto di questo diventerà itinerario di escursioni giornaliere da parte dell'Ufficio Pellegrinaggi della Diocesi. Nel frattempo, chi è interessato può cominciare a munirsi di scarpe comode e intanto può fare un salto in biblioteca. La storia è appena agli inizi.
Roberto Luciani

domenica 9 ottobre 2011

Un'intervista importante...

Dai colli Euganei fino a Gerusalemme

di Carlo Giorgi | luglio-agosto 2011



Ogni mese, dall’aeroporto Valerio Catullo di Verona si alzano in volo decine di charter: destinazione Terra Santa. In parte si tratta di aerei stipati di turisti affascinati dal Medio Oriente. In parte, però, si tratta pellegrini; gli ultimi di una lunga fila in cammino, fin dai primi secoli del cristianesimo, verso i luoghi che per primo hanno conosciuto l’annuncio della Salvezza. «Il nostro territorio vanta un legame millenario con la Terra Santa – racconta don Raimondo Sinibaldi, direttore dell’Ufficio Diocesano Pellegrinaggi di Vicenza -. Ed è un fatto che anche negli ultimi decenni, a partire dal primo dopo guerra, il numero dei pellegrini della nostra diocesi sia andato via via aumentando».

La risposta della Chiesa di Vicenza a questa crescita di interesse dei suoi fedeli, è stata la creazione di un ufficio pellegrinaggi ben organizzato e generoso di iniziative. Vi lavorano quattro persone con compiti di segreteria e un’équipe di una decina di volontari (tra cui un francescano, alcuni sacerdoti guide di Terra Santa, un esperto del cammino di Santiago e un esperto della via Francigena), con l’obiettivo di proporre pellegrinaggi utili alla vita della chiesa locale: «Noi non facciamo turismo religioso e il nostro non è un ufficio che organizza viaggi – ci tiene a precisare don Raimondo-: la nostra idea, invece, è che ogni pellegrinaggio debba avere una valenza pastorale e possa toccare profondamente la vita di chi lo fa. I Luoghi Santi hanno il dono di interpellare esistenzialmente ciascun pellegrino e visitarli è un’occasione unica di nuova evangelizzazione. È in questa prospettiva che lavoriamo».

Se una parrocchia decide di organizzare un pellegrinaggio, l’ufficio di don Raimondo innanzitutto spiega l’importanza di questo gesto: «Al di là del numero dei partecipanti, tutta la comunità deve sentirsi in cammino - spiega don Raimondo -. Noi chiediamo sempre alla parrocchia di scegliere un’iniziativa da sostenere in Terra Santa. I pellegrini che partono, porteranno l’offerta di tutti. E, tornando, sono tenuti a restituire a tutti la loro testimonianza».

Non è raro che i pellegrini di Vicenza visitino religiosi della propria regione che, vivendo in Terra Santa, costituiscono un vero e proprio ponte con Gerusalemme. Ad esempio, suor Lucia Corradin che da tanti anni lavora al Caritas Baby Hospital di Betlemme ed è appunto vicentina. Oppure le Suore maestre di Santa Dorotea, figlie dei Sacri Cuori, una congregazione di religiose originaria di Vicenza che conta opere di educazione e carità in Giordania, Israele, Palestina e Siria. A Vicenza poi, l’Ufficio Pellegrinaggi propone incontri di approfondimento e ogni quattro mesi pubblica un inserto di otto pagine sul giornale diocesano. Ha lanciato anche un programma di mini-pellegrinaggi di un giorno, per scoprire la presenza della Terra Santa nel Nord-Est. Inoltre, collabora con le edizioni italiane della Custodia: tutti i pellegrini di ritorno da Gerusalemme, infatti, vengono abbonati a Terrasanta, la rivista della Custodia. Mentre lo scorso mese di maggio l’ufficio pellegrinaggi ha ospitato la mostra Abana, Padre Nostro, sui cristiani del Medio Oriente.

Tra le iniziative dell’Ufficio c’è anche una scommessa editoriale. Un’équipe guidata da don Raimondo cura infatti, per le edizioni Messaggero di Padova, la collana dal titolo Bibbia e Terra Santa: libri di divulgazione, che permettono di leggere il Vecchio e il Nuovo testamento alla luce delle scoperte archeologiche. Come i testi sul monte Sinai dell’antropologo Emmanuel Anati, o il volume dal titolo La Bibbia nella sua Terra, del domenicano francese Jacques Fontain, precursore del metodo di lettura itinerante della Bibbia nei luoghi narrati dalla Sacra Scrittura.
(Fonte: Rivista di Terra Santa, ETS Milano)