mercoledì 19 ottobre 2011

Lago di Fimon - dintorni di Vicenza (Italia) - aggiornamento

Le indagini archeologiche alle Fratte di Fimon proseguono. Lo hanno deciso l'assessore provinciale Paolo Pellizzari e il Soprintendente ai Beni archeologici del Veneto, Vincenzo Tinè in visita ad uno scavo che, a detta dello stesso Tinè, presenta aspetti eccezionali. Le indagini condotte dalla Cooperativa archeologica Ara sotto la direzione di Elodia Bianchin della Soprintendenza hanno infatti portato alla luce un insediamento antico databile tra il 3.700 e il 3.500 a.c., già in possesso della metallurgia del rame.
«L'età del rame - ha spiegato la Bianchin - era testimoniata finora nelle valli di Fimon solo da ritrovamenti di superficie del secolo scorso. Qui siamo in presenza di un sito umido con impianti e spazi abitativi realizzati per mezzo di strutture lignee verticali, provviste di focolari e circostanti aree di frequentazione per attività domestiche e di lavorazioni artigianali».
L'eccezionalità del ritrovamento è testimoniata anche dal gran numero di ricercatori e appassionati di archeologia che qualche giorno fa hanno aderito all'iniziativa "scavi aperti" e che hanno quindi potuto verificare e studiare di persona l'insediamento. Ad accoglierli, con Pellizzari e Tinè, il vicesindaco del Comune di Arcugnano Federico Bedin e il direttore tecnico di cantiere Valerio Chiezzi. L'analisi dei pali verticali, lavorati e infissi nel limo lacustre anche a notevole profondità, consentirà di comprendere meglio le tipologie di queste strutture. Grazie allo studio dei materiali archeologici recuperati ( manufatti fittili e in pietra) si potranno comprendere le dinamiche culturali dei gruppi umani che frequentarono le valli di Fimon nei secoli a cavallo del IV millennio a.c.

Fonte
: Il Giornale di Vicenza.it, 03 ottobre 2011

BREVE ILLUSTRAZIONE DEGLI SCAVI PRESSO IL LAGO DI FIMON

La località “Le fratte” nelle Valli di Fimon è nota agli studiosi per il rinvenimento occasionale, negli anni ottanta del Novecento, di vasellame e da manufatti in selce (esposti al Museo Civico di Vicenza) datati alla fase recente della Cultura dei Vasi a Bocca Quadrata. Il sito de”Le fratte” si configurava quindi come più recente di quello di Fimon-Molino Casarotto, ma attribuibile a popolazioni del Neolitico portatrici della stessa cultura, così denominata dagli studiosi per la caratteristica forma “a bocca quadrata”di parte del vasellame ceramico.
Il deposito archeologico ancora in posto si caratterizza per la presenza di alcune aree di focolare ben organizzate e provviste di sottostrutture (buche di palo, impronte in negativo di paletti), nelle quali si rinviene materiale ceramico e industrie litiche di tecnologia laminare.
L’indagine archeologica risulta particolarmente complessa in quanto disturbata da scassi moderni da ricondurre sicuramente alla coltivazione delle cave di torba che hanno interessato storicamente la zona in esame.
Analisi preliminari della documentazione archeologica rinvenuta consentono un inquadramento cronologico compreso tra una fase recente del Neolitico e una fase iniziale dell’età del Rame, tra metà V e fine IV millennio a.C. Alcuni elementi ceramici presentano caratteristiche tipologiche, stilistiche e tecnologiche, che richiamano la cronologia indicata.
Per quanto riguarda le industrie litiche sono state rinvenute finora lame di medie dimensioni e con selce di buona qualità.
A livello stratigrafico è necessario sottolineare come le strutture di combustione (focolari) si impostano direttamente a contatto con un antico strato di torba fogliettata che, probabilmente, costituiva il reale piano di calpestio.delle genti del Neolitico e di quelle della successiva età del Rame. Infatti, lo strato torboso presenta una conformazione irregolare con solcature riempite, in antico, da uno strato di limo grigiastro con carboni e scarsi elementi litici e ceramici che ne testimoniano appunto la frequentazione umana.
Di notevole importanza per la ricostruzione dell’ambiente naturale antico saranno inoltre i dati provenienti dalle analisi di laboratorio che verranno effettuate sui campioni di terra prelevati nel corso degli scavi; qui verranno ricercati e determinati i macroresti vegetali e i pollini che consentiranno di ricostruire l’habitat delle valli di Fimon nel IV millennio a.C. Un ulteriore contributo per la determinazione dell’arco cronologico di frequentazione del sito verrà sicuramente dalle determinazioni radiometriche al C14 che saranno effettuate sui numerosi resti lignei (alcuni dei quali carbonizzati ) rinvenuti in prossimità delle aree a fuoco.
Possiamo segnalare fin d’ora, alla luce degli scavi archeologici in corso, che un elemento di analogia costruttiva tra il sito de “Le fratte”con quello di “Molino Casarotto” è rappresentato da alcuni pali infissi verticalmente nel limo lacustre, la cui funzione si ritiene possa essere stata di sostegno di coperture aeree dei focolari, ma anche di bonifica del limo lacustre di fondo. Questi aspetti strutturali del sito de “Le fratte” saranno meglio compresi con il prosieguo delle ricerche.
Particolare attenzione viene posta nel corso degli scavi a tutti quelli elementi di ordine geologico che potrebbero spiegare i processi naturali che portarono al degrado del sito e della località più in generale dopo il suo abbandono da parte dell’ultimo gruppo umano che frequentò la zona tra la fine del Neolitico e gli inizi dell’età del Rame.
Lo scavo stratigrafico ha infatti evidenziato il succedersi di vari livelli alluvionali che sigillano gli strati antichi; tali depositi si impostano, in buona parte dell’area, direttamente sullo strato torboso di base. Proprio il variare del livello del lago di Fimon (o più verosimilmente di un suo ramo), avrebbe potuto essere la causa dell’abbandono del sito de “Le fratte”agli inizi del III millennio, per non essere più frequentato dall’Uomo a fini abitativi.

Qualche immagine dal sito:


Resti di un focolare



Resti di pali piantati per palafitta



L'assessore Pellizzari mostra una punta di freccia dell'età del Bronzo


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