mercoledì 9 novembre 2011

Urusalim è davvero Gerusalemme!

Lunedì scorso, non so per quale intenzione interiore, ho deciso di ripetere la visita archeologica, fatta un anno fa' con il prof. Eugenio Alliata, al Jerusalem Archaelogical Park - Davidson Center. E' tutto il grande parco archeologico che si trova ai piedi di parte del muro occidentale e parte del fronte sud dei già ingressi all'area del Secondo Tempio. La cosa che probabilmente è stata l'attrazione di fondo per cui dovevo trovarmi lì è stata l'esposizione di un frammento di tavoletta cuneiforme (in lingua accadica) trovata nel 2010 durante gli scavi in questa parte della città. Questo frammento è di notevole importanza. Di seguito ve lo presento con l'articolo uscito lo scorso anno proprio sull'Osservatore Romano.


Urusalim è davvero Gerusalemme

È la più antica iscrizione mai rinvenuta in questi luoghi
di Lorenzo Nigro
Un piccolo frammento di soli 3 cm di argilla con chiare tracce di bruciato, ritrovato setacciando accuratamente il terreno di riporto ai piedi di una torre che era parte delle fortificazioni della città del x-ix secolo prima dell'era cristiana, è ad oggi la più antica iscrizione rinvenuta a Gerusalemme e potrebbe rivelarsi un fondamentale tassello nella ricostruzione della storia dell'antica città dei Cananei/Gebusiti, divenuta, dopo la conquista da parte di Davide, la capitale degli Israeliti.
Qui il frammento trovato a Gerusalemme



La scoperta è opera della missione archeologica diretta da Eilat Mazar che da diversi anni ha ripreso le indagini nella parte nord della collina sud-orientale della Città Santa, il biblico Ophel, oggi nel quartiere palestinese che si estende a sud del recinto del Tempio (lo Haram esh-Sherif dove sorgono la Moschea di al-Aqsa e la Cupola della Roccia). Le dimensioni del reperto, il ductus dei cunei, letti dagli assiriologi Wayne Horowitz e Takayoshi Oshima, lo studio mineralogico dell'argilla, opera di Yuval Goren, non lasciano dubbi: si tratta di una tavoletta cuneiforme databile al secolo xiv prima dell'era cristiana, realizzata con argilla locale delle colline centrali della Palestina, del tutto simile agli esemplari da el-Amarna, la località in Egitto dove venne rinvenuto, nel lontano 1887, l'archivio della corrispondenza internazionale - scritto su tavolette cuneiformi in lingua accadica - di Amenofi iv, il faraone "eretico" che si ribattezzò Akhenaton. In questo archivio ben sette lettere erano state inviate da Abdi-Khepa sovrano di Urusalim, una importante città-stato della Palestina, identificata appunto con Gerusalemme.
Una delle tavolette cuneiformi dell'archivio di Tel El Amarna (Egitto)

Fino a pochi mesi fa i dati dell'archivio di el-Amarna, seppur precisi, non avevano trovato riscontro nell'archeologia gerosolimitana. Un secolo e mezzo di scavi condotti in ogni punto possibile della Città Vecchia e, in particolare, nella cosiddetta Città di Davide o Fortezza di Sion - da non confondersi con la Torre di Davide, presso la Porta di Giaffa - non avevano restituito che pochi frammenti ceramici datati all'epoca del Bronzo Tardo e questo aveva spinto diversi studiosi a mettere in dubbio l'identificazione di Urusalim delle lettere di el-Amarna con la Gerusalemme dei Cananei (i Gebusei nel racconto biblico che si riferisce agli ultimi secoli del ii millennio prima dell'era cristiana).
Alcuni elementi, tuttavia, sostenevano questa possibilità, come due tombe familiari con ricchissimi corredi ceramici, una delle quali scoperta dai frati francescani della Custodia di Terra Santa a pochi passi dall'Orto degli Ulivi, nel terreno del Dominus Flevit, che dimostravano come la città fosse stata occupata anche in quell'epoca. Altri piccoli ma significativi indizi erano stati raccolti dagli archeologi, come un piccolo pugno di bronzo appartenuto ad una figurina di divinità di un tipo diffuso specialmente nel Bronzo Tardo, o frammenti di tipi ceramici diagnostici come le milk bowls cipriote. D'altra parte, la più antica fonte egiziana disponibile, i Testi di Esecrazione dei primi secoli del ii millennio prima dell'era cristiana, citava i signori di Rushalimum, oggi sicuramente da identificarsi con Gerusalemme cananea, tra i capi asiatici sconfitti dai faraoni della xii dinastia. Proprio un paio di anni or sono alcuni reperti di quell'epoca, tra cui delle bullae con segni geroglifici, erano venuti alla luce.
Gli scavi sulla collina sud-orientale nel settore della "Città di Davide", avevano in realtà già negli anni Sessanta e Ottanta del secolo scorso suggerito che proprio le opere di sostruzione della collina fossero sorte originariamente nel Tardo Bronzo, per essere riutilizzate nell'Età del Ferro, dopo la conquista davidica.
Lo stesso era stato ipotizzato per alcuni tratti delle fortificazioni a casematte, portati alla luce da Kathleen Mary Kenyon, la grande archeologa palestinese del secolo scorso. Tuttavia, l'esemplare vicenda di Abdi-Khepa ("il servo di Khepat", una forma locale di Ishtar, la divinità femminile dei Cananei con il nome khurrita, adottato anche nel regno hittita) re di Gerusalemme, che scrive ripetutamente al faraone per lamentarsi dei suoi vicini (i re di Sichem e di Gezer) e chiede aiuto, ma poi, quando il faraone gli invia finalmente un contingente militare che occupa il suo palazzo, è costretto a recarsi a Beth Shan, a nord, dal comandante dell'esercito egiziano per chiedere che gli venga restituita la residenza, non solo induce a riflessioni forse non originali sulla politica e le azioni militari, ma trova finalmente un riscontro concreto nel luogo dove probabilmente tali eventi realmente si svolsero.
Il minuscolo frammento di tavoletta d'argilla, infatti, a detta degli studiosi che lo hanno pubblicato "non rivela molto di più di quello che può dirci il suo stesso ritrovamento in quel contesto". Si tratta di una lettera, ma la parte conservata - tre linee di non più di cinque segni cuneiformi su ciascun lato della tavoletta - non consente di capire le circostanze in cui fu scritta, né il suo contenuto. Ciononostante, il tipo dei segni, del tutto simili a quelli utilizzati nella cancelleria di Abdi-Khepa, suggerisce agli studiosi che si tratti di una copia d'archivio proveniente dal palazzo del sovrano e, automaticamente, indica nell'Ophel di Gerusalemme il luogo dove cercare il cuore della città cananea chiamata Urusalim (in realtà la
scopritrice del frammento Eilat Mazar riteneva che il palazzo fosse più a sud nella stessa collina, ma, a ben vedere, si tratta di una precisazione poco importante). Rushalimum/Urusalim è dunque Gerusalemme e la sua localizzazione sulla propaggine meridionale della collina orientale della Città Vecchia è certa. Molte sono le letture proposte per questo antico nome. Shalem/Shalim è il primo nome con cui la Bibbia chiama la città nel Libro della Genesi (14, 18), forse una forma sintetica per "città di Shalem": gli studiosi hanno infatti considerato questo termine un teonimo, lo stesso che ricorre non a caso nei nomi dei figli di Davide, Assalonne e Salomone, e che ora possiamo con più attendibilità far risalire al ii millennio prima dell'era cristiana: la "città del dio Shalem", o forse, sfruttando un'altra radice semantica del nome, la "città della pace", quella che nelle mappe medievali era l'umbelicus mundi, il centro del mondo e della storia dell'umanità.
Ecco l'area del ritrovamento del frammento




(©L'Osservatore Romano - 15 luglio 2010)
Vi segnalo poi il sito internet interattivo per seguire il corso storico di Gerusalemme progettato dal Davidson Center:

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