lunedì 2 giugno 2014

MACHERUS I - LA FORTEZZA ERODIANA DI MACHERONTE (GIORDANIA)

 

Presentato Machaerus I

"Machaerus I” (Macheronte) è il libro fotografico - basato sull’omonima località giordana che ospita i resti del Palazzo di Erode, dove sarebbe stato decapitato Giovanni Battista - che è stato presentato oggi, domenica 1 giugno, nel Palazzo delle Opere Sociali.
 
Sono intervenuti il suo autore, l’archeologo ungherese Gyozo Voros, l’archeologo Massimo Pazzini e Giuseppe Caffulli, direttore delle Edizioni Terra Santa che hanno curato la pubblicazione del volume. "Le scoperte archeologiche di Macheronte consentono di fare un viaggio nel tempo – ha esordito Caffulli – permettendo di comprendere lo spazio mediorientale all’epoca di Gesù. Questo spazio è stato studiato anche dagli archeologi francescani, di cui fra’ Massimo Pazzini è un esponente di spicco”. "Nel corso della mia carriera ho partecipato ad una serie di campagne di scavo in Terra Santa , rendendomi conto che l’ambiente giordano ha tantissimo da offrire per poter meglio contestualizzare gli spazi biblici. In uno dei miei ultimi viaggi sono stato ospitato presso l’affascinante sito di Machaerus – ha spiegato Pazzini, mostrando una serie di fotografie di reperti archeologici rinvenuti nell’area - Il luogo, di proprietà dei francescani, è attualmente analizzato dall’equipe del professor Voros. Grazie agli ottimi contatti tra Francescani e Casa Reale Giordana, infatti, è possibile avviare queste campagne archeologiche, importantissime per illuminare la storia neotestamentaria attraverso l’analisi della vita materiale al tempo di Gesù e nei decenni immediatamente successivi”. "Sono arrivato in Giordania dopo un periodo in Egitto e a Cipro – ha chiarito Voros - Tramite l’Accademia per le Arti Ungherese con cui collaboro ho partecipato ad una sorta di concorso internazionale per continuare gli scavi a Machaerus, dopo che con la morte di Padre Michele Piccirillo il posto di direttore della campagna archeologica era rimasto vacante. Mi affascinava moltissimo il fatto che Machareus fosse un sito "incapsulato nel tempo”, corrispondente ad un centro urbano abitato a cavallo tra il I secolo a.C. e il I secolo d.C e poi abbandonato; inoltre lo scrittore Giuseppe Flavio, vissuto in quel periodo, lo indicava come il luogo su cui sorgeva il Palazzo di Erode, cosa che aveva determinato i primi rilievi archeologici a partire da metà ‘800. Oggi, di fatto, continuiamo quegli studi, nella consapevolezza di avere a che fare con uno spazio speciale in cui c’è ancora molto da scoprire e pubblicare”.

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