martedì 4 dicembre 2012

Missione esplorativa presso Nahal Tekoa - Wadi Caritone

Domenica scorsa, con una squadra formata da nove persone e guidata dal prof. Gregor Geiger e da fr. Oscar Mario Marzo, ci siamo recati presso il Nahal Tekoa - Wadi Caritone, per esplorare una cavità naturale di circa 200 metri e per un "survey" sui resti del monastero del grande Santo Caritone, monaco del deserto.
Di seguito vi riporto uno scritto riguardante la sua vita, a seguire una serie di immagini del meraviglioso luogo visitato.


San Caritone nacque e fu cresciuto ad Iconio, in Asia Minore, sotto il regno dell'imperatore Aureliano (270-276).
All'inizio del suo regno, il successore di quest'ultimo, Diocleziano, non era ostile ai cristiani; ma, posseduto dal demonio dichiarò in seguito una violenta persecuzione contro quelli che invocavano il nome di Cristo (394).
Poiché Caritone era famoso ad Iconio per la sua pietà e la sua virtù, fu catturato dai soldati dell'imperatore e condotto avanti al console.
Avendo confessato senza paura il Cristo e condannato gli idoli, Caritone fu steso a terra e così violentemente picchiato che le sue carni furono ridotte in brandelli.
Venne gettato in prigione e fatto uscire qualche giorno più tardi per essere presentato di nuovo avanti al tribunale.
Liberato di prigione, si rifugiò in Egitto fino a che Costantino il Grande decretò la fine delle persecuzioni e riconobbe ufficialmente la religione cristiana.
Portando il suo corpo i segni della Passione di Cristo, Caritone, liberato dalla minaccia del martirio, perseguì con grande zelo la via di imitazione del Cristo con una vita di ascesi e di austerità.
Alle sofferenze volontarie che egli infliggeva al suo corpo per ridurlo in schiavitù e farlo obbedire alle leggi dello spirito si aggiunsero delle prove involontarie.
Un giorno, allorché si dirigeva verso Gerusalemme incontrò sulla strada una banda di briganti che lo legarono e lo condussero nella loro grotta.
Ma furono ben presto vittima della Giustizia Divina.
Essi morirono tutti dopo aver bevuto del vino nel quale una vipera aveva versato il suo veleno.
Caritone, rimasto solo, fu miracolosamente liberato dai suoi legacci e divenne erede del bottino che i briganti avevano ammassato.
Distribuì allora queste ricchezze male acquisite donandole ai poveri e utilizzandole per la costruzione di chiese per la Grazia di Dio, e si installò in una grotta situata in un luogo chiamato FARAN, al fine di praticarvi l'ascesi.
Da questa grotta, il Santo attirò molti infedeli facendo loro abbracciare la fede e seguire l'esempio della sua vita angelica.
Ma poiché questa affluenza lo distraeva dalla sua amata solitudine, partì per installarsi in una altra grotta solitaria dopo aver piazzato il migliore dei suoi discepoli a capo della comunità di Faran e aver esortato i suoi figli spirituali a mantenere strettamente la temperanza nel nutrimento e nel sonno, a pregare la notte come il giorno nelle ore che aveva loro insegnato e a ricevere i poveri e gli stranieri come fossero il Cristo stesso.
Ritirato sulla montagna di DUKAS, nei dintorni di Gerico, non potè però restare molto tempo a conversare in solitudine con Dio: molti discepoli vennero a raggiungerlo e lo obbligarono a costruire una seconda Laura* ed a fuggire di nuovo in un altro ancora più isolato chiamato TEQUE (o Tekoa).
Egli si installò con qualche discepolo in una terza Laura, che si chiamò dal nome siriaco SUKA (monastero) o ancora "l'antica Laura".
Ma niente poteva arrestare la folla dei numerosi discepoli e pagani che accorrevano per dilettarsi del miele delle sue parole e per contemplare questa immagine vivente del Cristo.
Così, Caritone, che non desiderava altro in questo mondo che la soavità dell'unione con Dio nella solitudine, si ritirò al di sopra di Laura, in una grotta di così difficile accesso che non si poteva raggiungere se non con delle scale.
Egli dimorò lì numerosi anni, abbeverandosi ad una sorgente che Dio, per le sue preghiere, aveva fatto sgorgare nella grotta.
Poiché Dio gli aveva anticipatamente rivelato la data della sua morte Caritone si fece trasportare nella sua prima Laura di FARAN.
Di là indirizzò un testamento spirituale ai suoi discepoli, nel quale indicava la via sicura per pervenire all'unione con Dio: vale a dire l'ascesi unita all'umiltà e alla carità verso tutti.
Avendo dato i suoi ultimi insegnamenti, si distese sul suo letto e si addormentò serenamente per raggiungere il coro degli Angeli e dei Santi.

*Nell'antico monachesimo di Palestina, la Laura era un luogo primitivamente occupato da uno o più eremiti, che l'abbondanza dei discepoli avevano trasformato in monastero.

Una icona di San Caritone
 

 
La partenza del sentiero
 

Il sentiero tracciato lungo la via
 
 

Vista sul wadi-nahal (trad. torrente)
 
 
Ancora un'altra vista sul nahal-wadi
 


Un momento di verifica e annotazione del percorso
 
L'interno della grotta
 
 
La squadra della missione, dopo l'uscita dalla grotta
 
 
...nei dintorni di Betlemme, un presepe ci voleva!
 


Tra le tante testimonianze archeologiche, ecco l'intonaco di una
cisterna adibita allo stoccaggio dell'acqua per il monastero
 

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